Wagna

Wagna
comune mercato
Wagna – Stemma
Wagna – Veduta
Wagna – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Austria Austria
Land Stiria
DistrettoLeibnitz
Amministrazione
SindacoPeter Stradner (SPÖ)
Territorio
Coordinate46°46′N 15°33′E / 46.766667°N 15.55°E46.766667; 15.55 (Wagna)
Altitudine266 m s.l.m.
Superficie13,1 km²
Abitanti5 491 (2015)
Densità419,16 ab./km²
Altre informazioni
Cod. postale8430, 8435
Prefisso03452
Fuso orarioUTC+1
Codice SA6 10 45
TargaLB
Cartografia
Mappa di localizzazione: Austria
Wagna
Wagna
Wagna – Mappa
Wagna – Mappa
Sito istituzionale

Wagna è un comune austriaco di 5 491 abitanti nel distretto di Leibnitz, in Stiria; ha lo status di comune mercato (Marktgemeinde), con una fiorente economia agricola.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Campo profughi di Wagna.

Wagna si trova nell'area della romana Flavia Solva, che scomparve dalle cronache storiche successivamente ai tempi di Giustiniano perché completamente distrutta, nel corso del V secolo, probabilmente a opera dell'ampia coalizione di tribù germaniche guidata da Radagaiso nell'anno 405-406[1].

Il villaggio di Wagna rinacque nel Medioevo, rimanendo ad economia agricola fino alla prima guerra mondiale[senza fonte] quando, nel periodo 1915-1918, nella frazione di Aflenz an der Sulm fu allestito dal governo austriaco un campo profughi in cui vennero internati circa 18.000 italiani e 1.600 sloveni dell'Istria e dell'Isontino.[2][3] La spiccata provenienza istriana della popolazione del campo fu principalmente dovuta alla scelta del governo militare austriaco di sgomberare ed evacuare le zone circostanti al porto militare di Pola. Trattandosi di territori abitati prevalentemente da italiani, furono loro a subire maggiormente tale evacuazione forzata; molti furono i comuni interessati tra cui Pola, Dignano, Rovigno, Monfalcone, Gradisca d'Isonzo, ecc. Il campo era dotato di case e baracche, di un ospedale e di due scuole (dal 1917 fu in funzione anche una terza scuola, con lingua di insegnamento slovena)[4] in modo da renderlo il più isolato possibile. Quasi tremila persone perirono a Wagna per le pessime condizioni igienico-sanitarie, tanto che fu costruito un cimitero a loro dedicato.

Durante la seconda guerra mondiale il regime nazista decise di utilizzare le baracche del campo, riorganizzato e ingrandito, e crearvi il campo di lavoro Leibnitz-Graz, un campo satellite del Campo di concentramento di Mauthausen. Esso rimase in funzione per poco più di un anno, dal 9 febbraio 1944 fino al 2 aprile 1945. In quella data i prigionieri furono evacuati al campo satellite di Ebensee dove arrivarono solo il 18 aprile alla fine di una delle tante marce della morte a cui i detenuti furono così spesso costretti. I lavoratori coatti furono adibiti allo scavo di gallerie per conto della DESt (un'azienda di proprietà delle SS), nelle quali poi furono installate officine dove venivano assemblati aeroplani e parti di autocarro e di panzer per conto della Steyr-Daimler-Puch AG. Il campo ospitò un massimo di 655~711 prigionieri. Ben 70 furono i morti a causa delle barbariche condizioni igieniche, alimentari e abitative, per non parlare del trattamento disumano che kapo e guardie riservavano loro. Il campo di concentramento, che nei primi anni del dopoguerra fu riconvertito per ospitare i profughi tedeschi provenienti dall'est europeo, fu chiuso definitivamente solo nel 1953[senza fonte].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ E. Diez, Flavia Solva, in Enciclopedia dell'arte antica, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960.
  2. ^ Egeo Petean (a cura di), Tutto andò perduto - Cronache di Guerra, esodi, e internamenti nella storia di Fogliano Redipuglia (PDF). URL consultato il 1º ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  3. ^ La popolazione di Wagna, su La Grande Guerra 1914-1918, Consorzio editoriale del Monfalconese. URL consultato il 23 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  4. ^ Wagna - Istruzione, su La Grande Guerra 1914-1918, Consorzio editoriale del Monfalconese. URL consultato il 23 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014).

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