Alfonso VI di León

Alfonso VI di León
Alfonso VI di León-Castiglia in una miniatura del XII secolo
Re di León
In carica1065 –
1109[1]
PredecessoreSancha I di León con Ferdinando I
SuccessoreUrraca
Re di Castiglia
In carica1072 –
1109
PredecessoreSancho II
SuccessoreUrraca
Re di Galizia
come Alfonso VII
In carica1073 –
1109
PredecessoreGarcía I
SuccessoreUrraca
Nome completoAlfonso Ferdinandez
Nascita1040 circa
MorteToledo, 1º luglio 1109
Luogo di sepolturaMonastero dei Santi Facondo e Primitivo a Sahagún
Casa realeCasa di Navarra
PadreFerdinando I di Castiglia
MadreSancha I di León
ConsorteAgnese d'Aquitania
Costanza di Borgogna
Berta di Borgogna
Zaida (poi Isabella)[2]
Beatrice d'Aquitania
FigliElvira e
Teresa (illegittime)
Urraca (da Costanza di Borgogna)
Sancho,
Sancha ed
Elvira (da Zaida)
ReligioneCattolicesimo

Alfonso Fernández, detto el Bravo ("il Valoroso") (Alfonso anche in spagnolo e in asturiano, Alfons in catalano, Afonso in galiziano e in portoghese, Alifonso in aragonese e Alfontso in basco; 1040 circa – Toledo, 1º luglio 1109), fu re di León dal 1065 al 1072. Deposto per circa nove mesi, nel 1072, dal fratello Sancho II, fu nuovamente re di León e poi di Castiglia sempre nel 1072 e infine divenne re di Galizia, nel 1073 e mantenne tali titoli fino alla sua morte.

Era il figlio maschio secondogenito del re di Castiglia (1035-1065) e re consorte di León, Ferdinando I e della regina del León (1037-1065) e regina consorte di Castiglia, Sancha I[3][4][5].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1065, la madre si ritirò dal potere dividendo, secondo la volontà paterna, il regno di León e Castiglia tra i tre figli maschi[3]:

Mentre alle due figlie femmine furono assegnate due signorie:

  • a Urraca la signoria della città di Zamora;
  • ad Elvira la signoria della città di Toro.
Carta politica del nordest della penisola iberica, onde si vede la distribuzione dei regni dopo la morte di Ferdinando I.

Il regno di León aveva come tributario la Taifa di Toledo.

Appena succeduto al padre, il fratello di Alfonso, Sancho II detto il Forte aveva iniziato conflitti con il regno di Pamplona, che sfociarono, nel 1067, in quella che fu denominata la "guerra dei tre Sanchi", che vide contrapposti al re di Castiglia Sancho II, il re di Pamplona, Sancho IV, e il re di Aragona, Sancho I.

Dopo la morte della madre, nel 1067, erano iniziati i conflitti tra Sancho e i suoi due fratelli, Alfonso e Garcia. Terminata (1068) la guerra dei tre Sanchi, Sancho II attaccò il fratello, Alfonso VI, e lo sconfisse nella battaglia di Llantada, sul fiume Pisuerga (19 luglio 1068)[3], poi però venne a un accordo con lui per combattere Garcia[3].

Nel corso del 1069 Alfonso VI, secondo lo storico anglo-normanno, Guglielmo di Malmesbury (circa 1090-circa 1143), si fidanzò con la figlia di Guglielmo I d'Inghilterra, Agata, ma il matrimonio non fu mai celebrato (secondo il monaco benedettino, cronista della storia inglese, Matteo Paris, Agata morì durante il viaggio verso la penisola iberica e la salma fu riportata a Bayeux per la sepoltura[6]). Alfonso si fidanzò, sempre nel 1069, con Agnese (1059- dopo il 1099), secondo il "Chronicon sancti Maxentii Pictavensis, Chroniques des Eglises d'Anjou", figlia del duca d'Aquitania, Guglielmo VIII o Guido Goffredo[7]. Il matrimonio, sempre secondo il Chronicon citato prima, fu poi celebrato verso l'inizio del 1074[8] e la coppia divorziò il 22 maggio 1077 e, nel 1099, Agnese si sposò, in seconde nozze, come sua seconda moglie, con Elia I del Maine[9].

Sancho e Alfonso, nel 1071, entrarono in Galizia e affrontarono Garcia che aveva da poco riportato la vittoria nella battaglia di Pedroso contro il conte del Portogallo, Nuno Mendes (che nel corso della battaglia perse la vita), che gli si era ribellato.
Garcia, nello stesso anno, venne sconfitto, rinchiuso in una torre, obbligato ad abdicare ed esiliato; si rifugiò alla corte del re di Siviglia, Muhammad al-Muʿtamid, che era suo tributario.

Regno di León
León

Garcia I
Ordoño II
Fruela II
Figli
Alfonso IV
Figli
Ramiro II
Ordoño III
Figli
Sancho I
Figli
Ordoño IV
Ramiro III
Figli
  • Ordono
Bermudo II
Figli
Alfonso V
Figli
Bermudo III
Sancha I con Ferdinando I
Figli
Alfonso VI (deposto, nel 1072, per pochi mesi, da Sancho II)
Figli
Urraca I
Figli
Alfonso VII
Ferdinando II
Figli
Alfonso IX
Figli
Sancha II e Dolce I
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Sancho II, nel 1072, rivolse le armi contro il León di Alfonso VI, che venne sconfitto nella battaglia di Golpejera, vicino a Carrión de los Condes, dal braccio destro di Sancho, Rodrigo Diaz de Bivar, detto el Cid; Alfonso fu fatto prigioniero e rinchiuso in una prigione a Burgos, ma Sancho fu convinto dalla sorella Urraca a permettere al fratello di recarsi in esilio a Toledo presso il re musulmano di Toledo, che era suo tributario. Sancho II, dopo il regno di Galizia, occupò allora quello di León, riunendo così nuovamente il regno che era stato di suo padre.

I nobili del León non accettarono il fatto compiuto e si strinsero attorno alle sorelle, soprattutto a Urraca, che si fortificò nella sua signoria, la città di Zamora. Sancho II dapprima espugnò la signoria di Toro della sorella Elvira e poi pose l'assedio a Zamora il 4 marzo del 1072. Dopo circa sette mesi di assedio, il 6 ottobre del 1072, secondo il Chronicon regum Legionensium[10] Sancho fu assassinato a tradimento durante l'assedio, sotto le mura di Zamora, da un suo soldato, Vellito Ariulfo (Secondo la Cronaca Burgense[11] invece, pare che un nobile zamorano, Bellido Dolfos, forse amante di Urraca, fingendosi disertore, avesse invitato Sancho a seguirlo per fargli vedere il punto debole delle mura, separandolo così dalla sua guardia, e lo avesse assassinato)[3].

Dopo la morte di Sancho II i nobili castigliani continuarono l'assedio di Zamora; Garcia tornò in Galizia, mentre Alfonso VI, che era tornato in León, e poiché il fratello maschio primogenito, Sancho, non aveva lasciato eredi, si prodigò a garantire che se fosse stato riconosciuto re di Castiglia avrebbe trattato i nobili castigliani alla stregua dei nobili leonesi; ma il sospetto che Urraca e Alfonso fossero complici nell'assassinio di Sancho era condiviso dalla maggioranza di loro. Alla fine i maggiorenti castigliani, tra cui il Cid Campeador, dopo avere tolto l'assedio a Zamora, pretesero che Alfonso VI giurasse la sua innocenza in pubblico, sul sagrato della chiesa di Sant'Agata di Burgos; solo allora Alfonso VI fu riconosciuto re di Castiglia dai nobili castigliani.

Statua di Alfonso VI nei Giardini di Sabatini[12] di Madrid (F. Corral, 1753).

Con la morte di Sancho II, Garcia aveva recuperato il suo regno di Galizia, e accettò che il fratello Alfonso VI fosse eletto re di Castiglia; però, all'inizio del 1073, Alfonso invitò Garcia a un incontro presso di sé e, il 14 febbraio di quello stesso anno, lo prese prigioniero[3] e lo fece rinchiudere nel castello di Luna, nel nord del regno di León, dove fu tenuto confinato per diciassette anni e dove morì il 22 marzo del 1090.

Alfonso si dedicò da quel momento a ingrandire i propri territori. Nel 1076, alla morte del re di Navarra, Sancho IV Garcés completò l'occupazione della Rioja, già iniziata dal fratello Sancho nel 1067 durante la guerra dei Tre Sanchi[3].

Sempre nel 1076 Alfonso adottò la liturgia romana per la Chiesa spagnola e l'anno successivo il papa Gregorio VII assunse la sovranità sui regni di Alfonso che, nello stesso anno (1077), adottò il titolo di Imperatore[3].

Alfonso aumentò a poco a poco la pressione sui piccoli regni mori, riuscendo a ottenere dalla maggior parte di essi il pagamento di tributi; sconfisse più volte Muhammad al-Muʿtamid, re di Siviglia, colpevole di avere aiutato Garcia nella guerra civile del decennio precedente, sottraendogli parecchi territori e rendendolo suo tributario, nel 1082. Nel 1081 il Cid, che era stato coinvolto in un'azione militare contro il re di Toledo, alleato del re di León e Castiglia, era stato esiliato per la prima volta da Alfonso VI.

Dopo avere aiutato nel 1084 il re di Toledo, al-Qādir, a conservare il suo trono in cambio di alcune fortezze, nel 1085 Alfonso VI lo attaccò, assediò e conquistò la capitale il 25 maggio e fece il suo ingresso in città proclamandosi imperatore delle due religioni, ma soprattutto da quel momento ebbe il controllo di buona parte del fiume Tago. La prima conseguenza di questa vantaggiosa condizione fu, sempre nel 1085, la conquista della città di Valencia (che prima era governata da uno dei suoi capitani, ex luogotenente del Cid, Álvar Fáñez e, nel 1086, fu data al re al-Qādir, in compenso della perdita di Toledo). Nel 1086 Alfonso pose l'assedio a Saragozza. I re dei piccoli regni mori, soprattutto gli Emiri di Siviglia, Badajoz, Granada e Cordova, preoccupati dall'aggressività del re cristiano, decisero di chiedere l'aiuto degli Almoravidi, che sbarcarono in Spagna dal Marocco. L'emiro Yusuf ibn Tasfin sconfisse Alfonso VI nella Battaglia di al-Zallaqa, vicino a Badajoz nel 1086[3], ma nonostante vari tentativi non riuscì a riconquistare Toledo.

La regina Costanza, che con pazienza sopportava i tradimenti del marito, non si stancava di esortarlo a togliere la condanna all'esilio al Cid e dopo l'invasione degli Almoravidi e la conseguente sconfitta castigliana di al-Zallāqa, Alfonso le diede ascolto e si riavvicinò al suo vassallo, il quale fu incaricato di difendere la zona levantina. Nel frattempo poi, a opera di Álvar Fáñez, nel 1088, riuscì ad Alfonso la conquista del castello di Aledo, che dominava la Murcia e quindi ottenne la sottomissione di tutti i regni di Taifa della zona.

Nel 1090 l'emiro almoravide Yūsuf Ibn Tāshfīn, rientrato dal Nordafrica, attaccò il castello di Aledo, che resistette ma subì tanti e tali danni che Alfonso lo giudicò indifendibile, lo rase al suolo e lo abbandonò. Questa sconfitta fu addebitata al Cid per il suo tardivo intervento alla difesa del castello; al Cid che chiedeva un giusto processo, Alfonso VI rispose confiscandogli tutti i beni, imprigionando la moglie e le figlie e condannandolo nuovamente all'esilio. Il Cid lasciò definitivamente la Castiglia dopo avere liberato e preso con sé moglie e figlie. Questi fatti e ciò che ne seguì ispirarono il poema epico Poema del mio Cid e molti altri poemi e romanzi.

Nel 1091 Alfonso contrattaccò e occupò Cordova[3]. Nel 1093 convinse il re di Badajoz a cedergli le città di Lisbona, Santarem e Sintra, ma dopo pochi mesi gli Almoravidi occuparono il regno di Badajoz e le tre città furono perdute[3].

Castello di Consuegra con i mulini circostanti.

Nello stesso anno Alfonso VI concesse il governo della Galizia (ma non il titolo di re) a Raimondo di Borgogna, marito, dal gennaio di quell'anno, della figlia, Urraca, mentre la contea del Portogallo (il sud del regno di Galizia), unitamente alla città di Coimbra, quindi in sottordine al governatore della Galizia, fu concessa al cugino di Raimondo, Enrico di Borgogna, da pochi mesi sposo della figlia naturale, Teresa. Di fatto la contea di Portogallo fu molto autonoma, ed Enrico fu il capostipite della casa regnante portoghese: suo figlio Alfonso sarà il primo re del Portogallo.

Nel 1097 le truppe castigliane contrattaccarono gli Almoravidi nella zona di Toledo e riuscirono a occupare il castello di Consuegra, che tennero per otto giorni, ma nella battaglia che avvenne il 15 agosto, le truppe di Yūsuf Ibn Tāshfīn, emiro di Cordova, ebbero la meglio su quelle di Alfonso. Durante l'attacco morì l'unico figlio maschio del Cid, Diego Rodríguez, che aveva lasciato Valencia per unirsi alle truppe castigliane.
Yūsuf ibn Tāshfīn, soddisfatto di avere vinto anche questa seconda battaglia campale (dopo al-Zallaqa), dieci mesi dopo tornò definitivamente a Marrakesh, in Nordafrica.

La penisola iberica nel 1103, in beige (color nocciola) il regno di León alla morte di Alfonso VI

Negli ultimi anni del suo regno Alfonso cercò di impedire il consolidamento degli Almoravidi nella Spagna musulmana, ma senza successo. I regni del sud della Spagna furono occupati da questi ultimi, che guidati dal nuovo emiro Ali ibn Yusuf, sconfissero nuovamente le truppe castigliano-leonesi, comandate da Álvar Fáñez, nel 1108 a Uclés, dove perse la vita l'erede al trono, l'unico figlio maschio di Alfonso, Sancho Alfonsez.

Sempre secondo la Cronaca Burgense[11], Alfonso morì a Toledo, nel 1109, e fu sepolto nella cappella di san Mancho nel monastero dei Santi Facondo e Primitivo di Sahagún, accanto alla sua amata moglie Zaida/Isabella e al suo unico figlio maschio, Sancho. Gli succedette la figlia Urraca.

La morte di Alfonso VI fu pianta soprattutto dagli ebrei, che durante il suo regno beneficiarono di un trattamento equiparato ai cristiani, che permise loro di prosperare e, nei territori conquistati, godettero dei vari privilegi che erano stati concessi loro dai musulmani. Con la morte di Alfonso la loro condizione cominciò poco a poco a peggiorare.

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Il suo matrimonio con Agata, figlia di Guglielmo il Conquistatore, re d'Inghilterra e duca di Normandia, fu negoziata nel 1067, ma la sua morte prematura fece sfumare il progetto.

Secondo il vescovo Pelagio di Oviedo, contemporaneo del re, nel suo Chronicon regum Legionensium, Alfonso VI ebbe cinque mogli e due concubine. Le mogli erano, secondo il vescovo, Agnese, Costanza, Berta e Beatrice[13] e le concubine Zaida e Jimena Muñoz[3][4][14].

Agnese d'Aquitania[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1069 fu firmato il fidanzamento con Agnese, figlia di Guglielmo VIII, duca d'Aquitania[3][15][16]. A quel tempo, aveva appena 10 anni e quindi è stato necessario attendere fino all'età di 14 anni per il matrimonio ufficiale, che ha avuto luogo tra la fine del 1073 e l'inizio del 1074. Agnese morì il 6 giugno 1078[17]. Secondo Bernard F. Reilly il matrimonio era stato annullato nel 1077, probabilmente a causa della mancanza di figli[18]. Tuttavia, Andrés Gambra non è d'accordo e crede che non ci siano fonti affidabili per supportare questa affermazione.

Jimena Muñoz[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la morte di Agnese il re ebbe una relazione con Jimena Muñoz, la "più nobile" concubina "derivata dalla regalità", secondo il vescovo Pelagio di Oviedo. Hanno avuto due figlie[18][19]:

Costanza di Borgogna[modifica | modifica wikitesto]

Alla fine del 1079 Alfonso VI sposò Costanza di Borgogna[21], vedova senza figli del conte Hugues III di Chalon-sur-Saône e figlia di Roberto I, duca di Borgogna e pronipote di Ugo Capeto[18][22], re di Francia. Da questa unione, che durò fino alla morte di Costanza nel 1093, nacquero sei bambini, di cui solo due raggiunsero l'età adulta:

Zaida[modifica | modifica wikitesto]

Il vescovo Pelagio di Oviedo menziona Zaida come una delle due concubine del re e affermava di essere figlia di Al-Mu'tamid ibn Abbad[23], sovrano della Taifa di Siviglia. In realtà era sua nuora, sposata con suo figlio Abu Nasr Al-Fath al-Ma'mun, sovrano della Taifa di Cordova[24][25]. Nel marzo del 1091 l'esercito di Almoravid assediò la città di Cordova. Il marito di Zaida, morto durante l'assedio, mandò la moglie e i figli ad Almodóvar del Río come misura precauzionale. Dopo essere diventata vedova Zaida cercò protezione presso la corte del re leonese e lei e i suoi figli si convertirono al cristianesimo; fu battezzata con il nome "Isabella" e divenne la concubina del re[26].

Ebbero tre figli:

  • Sancho (settembre 1093-29 maggio 1108), morto alla battaglia di Uclés[3][26][27], appiedato, dopo che il suo cavallo era stato colpito, fu difeso strenuamente dal conte García Ordóñez, che ferito gli fece scudo con il suo corpo, ma inutilmente (secondo la Cronaca Burgense,[11] Sancho nacque illegittimo, ma dopo il matrimonio dei genitori, fu legittimato)
  • Sancha (1102-10 maggio 1125), sposò Rodrigo di Lara, conte di Liebana
  • Elvira (1103-8 febbraio 1135), sposò Ruggero II d'Altavilla

Secondo Jaime de Salazar y Acha, seguiti da altri autori, tra cui Gonzalo Martínez Diez, Alfonso VI e Isabel si sposarono nel 1100 e con questa cerimonia i loro figli furono legittimati e dichiarati eredi dei Regni di León e Castiglia[28][29][30].

Berta di Borgogna[modifica | modifica wikitesto]

Il 25 novembre 1093 Alfonso VI contrae un terzo matrimonio con Berta[18][31][32]. La sua presenza a corte fu registrata per la prima volta il 28 aprile 1095[33]. Morì tra il 17 novembre 1099 e il 15 gennaio 1100. Non nacquero figli da questo matrimonio[30][34].

Beatrice di Borgogna[modifica | modifica wikitesto]

Alfonso VI sposò la sua quinta moglie, Beatrice, probabilmente nei primi mesi del 1108. Entrambe appaiono insieme per la prima volta il 28 maggio 1108 nella cattedrale di Astorga. Secondo il vescovo Pelagio di Oviedo, una volta vedova, Beatrice tornò in patria. Salazar y Acha suggerisce che era la figlia di Guglielmo VIII, Duca d'Aquitania e la sua terza moglie Ildegarda di Borgogna, e che si risposò con Elia I, conte del Maine.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
García II Sánchez di Navarra Sancho Abarca  
 
Urraca di Castiglia  
Sancho III Garcés di Navarra  
Jimena Fernandez Fernando Bermudéz  
 
Elvira Díaz de Saldaña  
Ferdinando I di Castiglia  
Sancho Garcés García Fernández  
 
Ava di Ribagorza  
Munia di Castiglia  
Urraca Gomez Goméz Díaz  
 
Munia Fernández  
Alfonso VI di León  
Bermudo II di León Ordoño III  
 
Aragonta Pelaez  
Alfonso V di León  
Elvira Garcés di Castiglia García Fernández  
 
Ava di Ribagorza  
Sancha I di León  
Menendo González Gonzalo Menéndez  
 
 
Elvira Menéndez de Melanda  
Toda Domna  
 
 
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alfonso VI fu deposto dal fratello Sancho II, per circa nove mesi, nel 1072.
  2. ^ Qualche storico sostiene che le mogli di Alfonso VI di nome Isabella, fossero due, una di origini sconosciute, sposata nel 1100 circa e Isabella-Zaida, sposata, nel marzo 1106, in quanto a León, nel Pantheon reale (mausoleo) della basilica di San Isidoro, esistevano due tombe dedicate alla regina Isabella.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n (EN) Dinastie reali di Castiglia.
  4. ^ a b (EN) Dinastie reali di Navarra-genealogy.
  5. ^ (DE) Ferdinando I genealogie mittelalter (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2007).
  6. ^ (EN) Dinastie reali inglesi.
  7. ^ (LA) Chronicon sancti Maxentii Pictavensis, Chroniques des Eglises d'Anjou, pagina 405.
  8. ^ (LA) Chronicon sancti Maxentii Pictavensis, Chroniques des Eglises d'Anjou, pagine 404 e 405.
  9. ^ (LA) #ES Foundation for Medieval Genealogy: Nobiltà Aquitana - GUY de Poitou.
  10. ^ Il Chronicon regum Legionensium è la storia dei re di León, dall'inizio del regno di Bermudo II (982), sino alla morte di Alfonso VI (1109), scritta verso il 1120, dal vescovo e storico, Pelagio da Oviedo, detto il favolista, per le molte invenzioni.
  11. ^ a b c La Cronaca Burgense è composta da annali scritti, in latino, nel corso del XIII secolo e ritrovati, dopo secoli, nella cattedrale di Burgos (da cui il nome); furono compilati nella regione della Rioja e sono inerenti alla storia della Castiglia e della Navarra, dalla nascita di Gesù Cristo alla battaglia di Las Navas de Tolosa, del 1212.
  12. ^ La statua di Alfonso VI, che si trova nei Giardini di Sabatini, nel Parco del Retiro di Madrid, è una delle statue di monarchi spagnoli commissionate per la decorazione del Palazzo reale di Madrid durante il regno di Ferdinando VI. L'idea iniziale era di usarle per adornare la cornice del palazzo:[senza fonte] scolpite da Giovanni Domenico Olivieri (1706–1762) e Felipe de Castro (1711–1775), non furono mai collocate nelle posizioni per cui erano state scolpite, ma alcune furono piazzate in altri luoghi della città: Plaza de Oriente, parco del Retiro, porta di Toledo; altre furono posizionate in altre città.
  13. ^ (LA) Recueil des historiens des Gaules et de la France, Tome 12, Roderici Toletani Archiepiscopi De Rebus Hispaniæ, pagina 381.
  14. ^ (DE) Alfonso VI genealogie mittelalter (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2007).
  15. ^ Reilly, 1992, p. 75.
  16. ^ Salazar y Acha, 1993, pp. 308–309.
  17. ^ Salazar y Acha, 1993, pp. 309.
  18. ^ a b c d e f g h i j Reilly, 1992, p. 90.
  19. ^ a b c Salazar y Acha, 1993, pp. 310-311.
  20. ^ Salazar y Acha, 1993, pp. 310.
  21. ^ Montenegro, 2010, p. 370.
  22. ^ Salazar y Acha, 1993, pp. 316.
  23. ^ Al Mamun, emiro di Cordova, era morto alla battaglia del castello di Almodovar, il 26 marzo 1090.
  24. ^ Montaner Frutos, 2005, p. 296.
  25. ^ Salazar y Acha, 1993, pp. 319.
  26. ^ a b Montaner Frutos, 2005, p. 296-297.
  27. ^ Salazar y Acha, 1993, pp. 322.
  28. ^ Salazar y Acha, 1993, pp. 323–325.
  29. ^ Martínez Díez, 2003, p. 121.
  30. ^ a b Reilly, 1992, p. 96.
  31. ^ Salazar y Acha menziona solamente che delle nozze ebbero luogo prima del 28 aprile 1095
  32. ^ Salazar y Acha, 1993, p. 333.
  33. ^ Gambra, 1997, p. 470.
  34. ^ Salazar y Acha, 1993, p. 322–323.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rafael Altamira, La Spagna (1031-1248), in Storia del mondo medievale, vol. V, 1999, pp.865–896.
  • Cecil Roth, Gli ebrei nel Medioevo, in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 848–883.
  • Edgar Prestage, Il Portogallo nel Medioevo, in Storia del mondo medievale, vol. VII, 1999, pp. 576–610.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Re di León I Successore
Ferdinando I 1065–1072 Sancho II
Predecessore Re di León II Successore
Sancho II 1072–1109 Urraca
Predecessore re di Castiglia Successore
Sancho II 1072–1109 Urraca
Predecessore Re di Galizia
con Raimondo di Borgogna governatore
dal 1093 al 1107
Successore
Garcia I 1073–1107 Urraca
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