Battaglia di Roccasecca

Battaglia di Roccasecca
parte della campagna d'Italia di Ladislao d'Angiò-Durazzo
Ritratto di Luigi II d'Angiò-Valois, vincitore dello scontro
Data19 maggio 1411
LuogoFiume Melfa, affluente del Liri, nei pressi di Roccasecca
EsitoVittoria dell'esercito di Luigi II d'Angiò-Valois
Schieramenti
Comandanti
Luigi II d'Angiò-Valois
Muzio Attendolo Sforza
Braccio da Montone
Paolo Orsini
Niccolò Piccinino
Gentile da Monterano
Paolo Sforza
Jacopo Orsini
Giannantonio Orsini
Artimanno Tedesco
Luigi di Lagnì
Ladislao d'Angiò-Durazzo
Nicolò da Celano
Jacopo Caldora
Restaino Caldora
Antonello Pappacoda
Baordo Pappacoda
Ardizzone da Carrara
Conte da Carrara
Obizzo da Carrara
Annecchino Mormile
Ottino Caracciolo
Sergianni Caracciolo
Roberto Bonifacio
Betto da Lipari
Troilo Bulgarello
Rinaldo/Riccardo Accrocciamuro
Antonio Acquaviva
Baldassarre della Ratta
Perdicasso Barile
Pietro "Camiso" Barile
Giacomo Cantelmo
Restaino Cantelmo
Nicola di Monforte-Gambatesa
Francesco Montagano
Ottino de Caris
Giovanni da Trezzo
Braga da Viterbo
Giacomo di Burgenza
Giannino della Treccia
Angelo Simonetta
Guidantonio da Montefeltro
Manfredo da Barbiano
Bernardo Origlia
Pietro Origlia
Raimondo Origlia
Roberto Origlia
Carlo di Costanzo
Tommaso di Costanzo
Bartolomeo da Pirano
Daniele da Castello
Piero Cassone
Nicola di Vitolo
Effettivi
12 000 cavalieri
6 000 fanti
13 000 cavalieri
4 000 fanti
Perdite
400 prigionieri
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La battaglia di Roccasecca è stato un evento bellico del 19 maggio 1411, svoltosi nei pressi di Roccasecca, lungo il fiume Melfa, affluente del Liri, che vide contrapposti gli eserciti di Luigi II d'Angiò-Valois e Ladislao d'Angiò-Durazzo[1].

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1410 Luigi II d'Angiò-Valois, alla sua seconda venuta nel Regno di Napoli, aveva liberato Roma dall'occupazione delle truppe di Ladislao d'Angiò-Durazzo e si preparava nel maggio del 1411 ad affrontare nuovamente il sovrano napoletano ponendo l'accampamento a Ceprano[2]. D'altro canto, Ladislao, muovendo da Capua (nel cui viaggio morì Cecco del Borgo, uno dei suoi uomini più valorosi), aveva posto l'accampamento nelle campagne situate sotto Roccasecca, così da avere il campo nemico a circa 1 miglio di distanza, separato dal fiume Melfa, affluente del Liri[2]. Le forze dei due avversari erano numericamente pressoché eque, tuttavia Ladislao disponeva dei migliori uomini d'arme italiani dell'epoca, come Ardizzone da Carrara, Betto da Lipari, Conte da Carrara, Guidantonio da Montefeltro, Jacopo Caldora, Manfredo da Barbiano ed Obizzo da Carrara, mentre Luigi faceva affidamento all'esperienza militare di Muzio Attendolo Sforza, Braccio da Montone, Paolo Orsini, Niccolò Piccinino e Gentile da Monterano, quest'ultimo reduce da un brutto episodio con il sovrano napoletano[3].

La battaglia[modifica | modifica wikitesto]

La battaglia si svolse il 19 maggio lungo le rive del fiume Melfa e durò dai vespri fino a notte fonda[4]. Ladislao fece vestire con vesti reali Sergianni Caracciolo e altri sei condottieri del suo esercito e ciò non bastò a disorientare le truppe nemiche che grazie alle schiere di Muzio Attendolo Sforza riuscirono a compiere un'ampia mossa aggirante e a sopraffarlo[5]. L'esercito di Ladislao fu quindi scompaginato e il sovrano napoletano giunse con altri fuggitivi alle tre di notte a piedi a Roccasecca, dove riuscì a procurarsi alcuni cavalli e a rifugiarsi e barricarsi con essi a Cassino, all'epoca denominata San Germano[6]. I soldati di Luigi catturarono 400 cavalieri nemici, tra cui Angelo Simonetta, Antonio Acquaviva, Ardizzone da Carrara, Baordo Pappacoda, Bartolomeo da Pirano, Betto da Lipari, Braga da Viterbo, Conte da Carrara, Daniele da Castello, Nicola di Vitolo, Nicolò da Celano, Obizzo da Carrara, Ottino Caracciolo, Ottino de Caris, Perdicasso Barile, Pietro "Camiso" Barile, Raimondo Origlia, Restaino Cantelmo e Sergianni Caracciolo, che per riottenere la libertà furono costretti ad autoriscattarsi per alte somme[4].

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante l'inaspettata vittoria Luigi non seppe infliggere il colpo definitivo all'avversario, che ebbe tutto il tempo per riorganizzarsi. Il 12 luglio Luigi rientrò a Roma, ma il 3 agosto la mancanza di denaro e il malcontento dei suoi condottieri lo costrinsero a tornare definitivamente in Provenza. Ladislao poté così proseguire indisturbato la sua campagna di conquista dell'Italia, che tuttavia non portò a termine poiché morì prematuramente il 6 agosto 1414.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Carafa (1572), p. 158 e seg.; Costanzo (1710), pp. 295-297 e 301.
  2. ^ a b Carafa (1572), p. 158 e seg.; Costanzo (1710), pp. 295-296.
  3. ^ Condottieridiventura.it.
  4. ^ a b Carafa (1572), p. 158 e seg.; Condottieridiventura.it; Costanzo (1710), p. 297.
  5. ^ Carafa (1572), p. 158 e seg.; Condottieridiventura.it; Costanzo (1710), p. 297 e 301.
  6. ^ Carafa (1572), p. 158 e seg.; Costanzo (1710), p. 297.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Battista Carafa, Dell'historie del Regno di Napoli, Napoli, Giuseppe Cacchi, 1572, ISBN non esistente.
  • Angelo di Costanzo, Historia del Regno di Napoli, Napoli, Domenico Antonio Parrino, 1710, ISBN non esistente.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]