Battuti

I Battuti erano gli appartenenti a diverse confraternite di laici attive dal medioevo. Il nome deriva inizialmente dalla penitenza della flagellazione che almeno alcuni gruppi fra essi si imponevano come regola, ma rimane poi anche quando tale usanza cade in disuso, il che avviene ben presto, assumendo il senso morale di afflitti. In questo senso, i battuti si distinguono dai flagellanti di Raniero Fasani: ad esempio, a Forlì sono già attivi nel 1252, cioè prima dell'inizio del movimento di Fasani[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Solitamente votati alla Madonna (di qui le varie chiese ed ospedali di Santa Maria dei Battuti), i battuti compivano opere di beneficenza e assistenza, soprattutto gestendo ospizi ed ospedali e assistendo ai riti religiosi. Queste formazioni erano consuete in tutta Italia. A Forlì, si potevano contare almeno sei diverse confraternite di battuti, con differenti vocazioni caritative: Celestini, Verdi, Neri, Rossi, Bigi, Bianchi.

Le confraternite erano organizzate secondo una certa gerarchia. Solitamente al vertice stava il castaldo, affiancato da un tesoriere (massaro) e dal direttore dell'ospedale (priore). Il sindaco faceva applicare le regole dell'organizzazione, mentre lo zappafanghi o pestafanghi ne era il porta ordini. Anche le donne vi partecipavano attivamente e si ha notizia perfino di priore donne, solitamente mogli di priori deceduti, le quali ne assumevano i compiti.

Sorte soprattutto nel medioevo, tali confraternite furono molto attive per tutto il periodo della loro esistenza. Furono in larga parte soppresse con gli editti napoleonici di inizio Ottocento.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

A Castagnole delle Lanze e in Villanova d'Asti vi è la Chiesa della Confraternita dei Battuti Bianchi. Essa si trova su una piazza del centro storico del paese che ospitava l'antico gioco della pantalera. È stata costruita nel 1668 ed oggi sconsacrata e adibita a luogo per eventi culturali. In occasione di particolari manifestazioni viene esposta all'interno la collezione botanica del conte di Paolo Ballada di Saint Robert.

Edifici e chiese[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ G. Missirini, Guida raccontata di Forlì, Libreria L. Cappelli, Forlì 1971, p. 114. Cf. p. 87.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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