Campo di concentramento di Gusen

Entrata principale al campo Gusen I

Il campo di concentramento di Gusen (in tedesco Konzentrationslager Gusen, abbreviato KL[1] Gusen) è stato un lager della Germania nazista composto da tre dei quarantanove sottocampi del campo principale di Mauthausen. I tre campi di concentramento erano situati nei pressi delle piccole cittadine di Langenstein e Sankt Georgen an der Gusen, nell'allora Gau Oberdonau, ora Alta Austria, a circa venti chilometri ad est di Linz e a circa quattro chilometri da Mauthausen. I tre campi di concentramento erano:

  • Gusen I, in località Gusen nel comune di Langenstein, creato nel 1940;
  • Gusen II, situato a Sankt Georgen an der Gusen, a diretto contatto con Gusen I, creato nel 1944;
  • Gusen III, in località Lungitz nel comune di Katsdorf, creato nel 1944.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nuovi deportati a Gusen I

I tre sottocampi denominati Gusen I, Gusen II, Gusen III, hanno costituito una realtà a sé per quantità di deportati e durezza nelle condizioni sia di prigionia che di lavoro. I lavori di costruzione di Gusen I furono avviati nel marzo del 1940; anche in questo campo uno degli obiettivi economici era costituito dallo sfruttamento delle vicine cave di granito. Fin dall'inizio il lavoro costituì uno dei mezzi di eliminazione dei prigionieri, in prevalenza polacchi, fra cui molti religiosi, e repubblicani spagnoli deportati dalla Francia. Nel 1941 vi fu installato il forno crematorio e si avviarono le eliminazioni sistematiche di malati, inabili, portatori sospetti di malattie contagiose, sia al castello di Hartheim sia nel campo stesso (bagni di acqua gelida, annegamenti anche di massa, iniezioni al cuore, gassazioni in autoveicolo).

Nell'arco di tre anni il campo diventa addirittura più affollato del campo principale di Mauthausen, con l'arrivo di deportati sovietici, jugoslavi, francesi, italiani, dall'agosto 1943, e l'apertura di nuove produzioni belliche da parte della Steyr-Daimler-Puch AG.

Un morto di Gusen II a Sankt Georgen an der Gusen.

Nel marzo del 1944 iniziano i lavori per la costruzione del campo di Gusen II. I deportati, oltre a costruire il campo, lavorano allo scavo di un sistema di gallerie entro le quali vengono collocati impianti per la produzione di armi e parti di aerei delle aziende Steyr-Daimler-Puch AG e Messerschmitt AG. In dicembre inizia la costruzione di Gusen III, destinato alla produzione di laterizi (DEST).

Nella montagna circostante e nei pressi di Sankt Georgen an der Gusen furono scavati sette chilometri di tunnel larghi da 6 a 8 metri e alti da 10 a 15 per ubicarvi la produzione bellica e i macchinari dell'Istituto di ricerca della Scuola Superiore Tecnica di Vienna, per ricerche connesse alla produzione missilistica delle V2. Essendo i lavori eseguiti senza badare alla sicurezza della mano d'opera coatta, morti e feriti si succedevano giorno dopo giorno. La ricostruzione delle presenze di prigionieri e della mortalità lascia intuire le durissime condizioni di vita e di lavoro dei deportati. Secondo le ultime ricerche, su circa 21.000 presenze registrate fra il 1940 e il 1942, si sono avuti almeno 14.000 decessi. Nel 1943, il numero di prigionieri più alto registrato è di 9.000 unità, quello dei morti è di 5.225. Nel 1944, si contano rispettivamente 22.000 e 4.700 unità; nel 1945, 15.000 e 8.800. Sono documentate almeno due circostanze in cui si procedette a eliminazioni di massa col gas Zyklon B in baracche adattate per tale operazione: il 2 marzo 1944 (164 prigionieri di guerra sovietici) e il 22 aprile 1945 (più di 800 malati e invalidi). Una terza strage, il 2 marzo 1942 (300 polacchi e spagnoli malati di tifo), non risulta sufficientemente documentata.

Il Memoriale di Gusen e la conservazione dell'area[modifica | modifica wikitesto]

Il Memoriale di Gusen

Il campo di Gusen I ha subito vicende che ne hanno alterato irrimediabilmente la fisionomia. Alla fine degli anni ‘50 se ne è decisa la lottizzazione ed è sorta una fitta serie di abitazioni residenziali. È naturalmente scomparsa la recinzione e sono state eliminate le baracche e le altre strutture concentrazionarie. Rimane riconoscibile, per quanto riconvertito in abitazione, l'edificio dell'ingresso e del comando del campo, ben visibile dalla rotabile asfaltata Mauthausen-Sankt Georgen an der Gusen. L'associazione dei superstiti ha acquistato un lotto di terreno e vi ha eretto una struttura commemorativa, opera dell'architetto Lodovico Barbiano di Belgiojoso, che fu egli stesso prigioniero a Gusen I. All'interno di questo edificio, la cui materia e il cui spazio alludono all'universo chiuso e al labirinto di morte costituiti dal lager, è stato collocato il forno crematorio.

Famosi prigionieri internati a Gusen[modifica | modifica wikitesto]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lo storico tedesco Reimund Schnabel afferma che KL è l'abbreviazione ufficiale per Konzentrationslager usata dalle SS e ricorrente in tutti i loro documenti. L'abbreviazione KZ è «di origine popolare e non fu mai adottata nei carteggi ufficiale delle SS» - Il disonore dell'uomo, Macht ohne Moral, di Reimund Schnabel, traduzione di Herma Trettl, p. 67, Paperbacks Lerici, Milano 1966

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Memorie di deportati italiani[modifica | modifica wikitesto]

  • Domenico Aronica, La tragica avventura. Un siciliano dall´Altopiano di Asiago a Gusen II, Cierre, Verona 2008, ISBN 978-88-8314-485-1
  • Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Notte, Nebbia. Racconto di Gusen, Guanda, Parma 1996
  • Pio Bigo, Il triangolo di Gliwice – Memoria di sette lager, Edizioni dell'Orso, Alessandria 1998, ISBN 88-7694-347-1
  • Aldo Carpi, Diario di Gusen, a cura di Pinin Carpi, introduzioni di Mario De Micheli e Corrado Stajano, Torino, Einaudi, 2008, p. 330, ISBN 978-88-06-17721-8.
  • Nunzio Di Francesco, Il costo della libertà. Memorie di un partigiano combattente superstite da Mauthausen e Gusen II, Bonanno, Catania 2007, ISBN 9788877963048
  • Non mi avrete: Disegni da Mauthausen e Gusen: la testimonianza di Germano Facetti e Lodovico Belgiojoso, Cinisello Balsamo, Silvana, 2006, ISBN 978-88-366-0763-1
  • Pietro Iotti con Tullio Masoni, Sono dov'è il mio corpo: memoria di un ex deportato a Mauthausen, Firenze, Editrice La Giuntina, 1995, ISBN 8880570439
  • Carlo Lajolo, Morte alla gola. Memoria di un partigiano deportato a Mauthausen 2 dicembre 1944 – 29 giugno 1945, Edizioni Impressioni Grafiche, Acqui Terme 2003
  • Felice Malgaroli, Domani chissà: storia autobiografica 1931-1952, prefazione di Norberto Bobbio, Cuneo, L'Arciere, 1992, pp. VIII-95.
  • Ferruccio Maruffi, Codice Sirio. I racconti del Lager, Torino, 2003
  • Ennio Odino, La mia corsa a tappe, Recco, Le Mani, 2008, ISBN 978-88-8012-427-6
  • Quinto Osano, Perché ricordare. Ricordi e pensieri di un ex deportato, prefazione di Eridano Bazzarelli, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 1992
  • Natale Pia, La storia di Natale. Da soldato in Russia a prigioniero nel Lager, Joker, Novi Ligure 2003
  • Angelo Signorelli, A Gusen il mio nome è diventato un numero, ANED, Sezione di Sesto San Giovanni e Monza, 1995
  • Pietro Carucci, Da Martina Franca a Mauthausen. Diario del partigiano Gregorio, Nuova Editrice Apulia, 2009
  • Paola Dalli Cani, Come passeri sperduti-Ennio Trivellin, un sedicenne al lager, Cierre Edizioni, 2016

Memorie di deportati francesi[modifica | modifica wikitesto]

  • Bernard Aldebert, Gusen II dall'orrore della morte al dolore del ricordo, Selene Edizioni, 2002, ISBN 978-8886267571

Biografie[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Mura, L'animo degli offesi. Storia di Modesto Melis da Carbonia a Mauthausen e ritorno, Cirronis Giampaolo Editore, Iglesias 2013, ISBN 978-88-97397-11-3
  • Manuela Valletti Ghezzi, Deportato I57633. Voglia di non morire, Boopen, 2008, ISBN 8862232012

Saggi storici[modifica | modifica wikitesto]

  • Rudolf A. Haunschmied, Johann Prinz, Getta la pietra! Il Lager di Gusen - Mauthausen, a cura di Giuseppe Valota e Patrizia Pozzi, traduzione di Renato Grimoldi e Brigitte Fleishmann, Milano, Mimesis, 2008, ISBN 978-88-8483-724-0.
  • Hans Maršálek, Gusen. Sottocampo di Mauthausen, a cura di Italo Tibaldi, traduzione di Oscar Dernwerth, Milano, ANED, 1990. ISBN non esistente.
  • Hans Maršálek, Storia del campo di concentramento di Mauthausen, traduzione di Paola Ferrari, Vienna, ANED, 2008, ISBN 978-3-902605-10-8.
  • (FR) Pierre Serge Choumoff, Les Assassinats Nationaux-Socialistes par Gaz en Territoire Autrichien, Vienna, Ministero degli Interni, 2000, ISBN 978-3-9500867-1-3.
  • Giuseppe Valota, Streikertransport - La deportazione politica nell'area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945, Milano, Guerini e Associati, 2007, ISBN 978-88-8335-978-1.

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