Come prima, meglio di prima

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Come prima, meglio di prima
Commedia in tre atti
AutoreLuigi Pirandello
Lingua originaleItaliano
Generecommedia
Composto nel1919
Prima assoluta24 marzo 1920
Teatro Goldoni, Venezia
Personaggi
  • Fulvia Celli (Flora e Francesca)
  • Silvio Gelli, suo marito
  • Livia. loro figlia
  • Marco Mauri
  • La zia Ernestina Califfi
  • Betta, vecchia governante
  • Don Camillo Zonchi
  • La vedova Nacchi
  • Giuditta, sua figlia
  • Il fattore Roghi
  • Il signor Cesarino, organista e maestro di musica
  • La signora Barberina, sua moglie
  • Un commesso di negozio
  • Giovanni, giardiniere
  • Una bambinaja
 

Come prima, meglio di prima è una commedia teatrale composta nel 1919, forse nel mese di ottobre, da Luigi Pirandello che si ispirò alle sue novelle Veglia, della raccolta In silenzio, e Vexilla regis..., della raccolta Il viaggio.

La commedia fu rappresentata per la prima volta al Teatro Goldoni di Venezia il 24 marzo 1920 dalla compagnia Ferrero-Celli-Paoli e pubblicata dall'Editore Bemporad nel 1921.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Fulvia Gelli ha condotto una vita all'insegna del libertinaggio sino al punto che ha provato ribrezzo per la sua stessa esistenza e ha tentato di uccidersi. Sarà proprio il marito Silvio a salvarla; abbandonato con la figlia per molti anni da lei, diventato nel frattempo un celebre chirurgo, riesce a mantenerla in vita. Durante la convalescenza i due tornano insieme e Fulvia rimane incinta del marito.

In una piccola pensione della Valdichiana (Toscana), Silvio incontra l'ultimo amante della moglie, Marco Mauri. Gli ospiti della pensione, come spettatori del dramma, non possono non giudicare riprovevole il comportamento di Fulvia che si mostra sprezzante del marito, che pure l'ha salvata e l'ha ripresa con sé. Invece di mostrare riconoscenza ed amore essa lo disprezza apertamente pur aspettando un figlio da lui.

Ma non per questo Fulvia vuole andare a vivere con il Mauri che, lasciata la sua famiglia, vuole disperatamente tornare a vivere con lei. In realtà essa disprezza tutti gli uomini e il motivo lo dice apertamente in un tempestoso colloquio con il marito e l'amante:

«FULVIA:Vi prego, insomma, di non darvi pensiero di me, nessuno dei due. Quante volte devo dirlo? - Stabiliamo così alla buona. - Ho vissuto per anni, caro mio, giorno per giorno. Mi sono mancate le cose più necessarie; e il domani senza certezza non mi spaventa più. Può passarsi, il destino, tutti i suoi capricci, con me. - Sono cosa sua. (S'accosta al marito e lo guarda con uno strano, orribile ammiccamento di donna perduta.) Anche quei tuoi, sai?
SILVIO (smorendo): Che, miei?
FULVIA (ridendo, ma con un misto di pianto...) Mah! quelli che ti passasti quand'ero come una bambina, e mi insegnavi cose che mi parevano orribili! [...] Mi sono divenuti familiari[...] Le ho fatte sapere anche a lui sai? Perciò egli spasima così di me!...»

Il giudizio su Fulvia ora si deve completamente capovolgere. Il marito l'ha ripresa con sé non per magnanimità ma per il rimorso di avere avviata lei, adolescente del tutto ingenua, a comportamenti sessuali sfrenati che l'hanno portata alla sua sessualità deviata.

Silvio, che vuole a tutti i costi che le cose tornino come prima, meglio di prima, porta la moglie con sé nella sua casa sul lago di Como, facendo passare Fulvia agli occhi della figlia Livia, che crede morta la madre mai conosciuta, come la sua seconda moglie: Francesca. Fulvia sarà quindi madre vera e matrigna falsa nei confronti della figlia che la giudica una poco di buono che ha preso il posto della madre.

La nuova maternità rasserenerà Fulvia che, per evitare che la sua bambina viva tra l'odio della sorella e la falsità del padre, dopo aver rivelato la verità a Livia, fuggirà con Mauri per ricostruirsi una vita vera senza menzogne e ipocrisie.

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]