Copula mundi

L'uomo vitruviano, simbolo umanistico dell'analogia tra il Cielo, rappresentato dal cerchio, e la Terra, rappresentata dal quadrato.[1]

L'espressione latina copula mundi, che significa letteralmente «legame o unificazione del mondo», ricorre nella filosofia umanistica di Marsilio Ficino per indicare la peculiare caratteristica dell'anima umana di essere il centro dell'universo, la mediatrice tra Dio e il creato, tra spiritualità e corporeità.[2]

Significato[modifica | modifica wikitesto]

Delle cinque entità della gerarchia cosmica in cui Ficino struttura tutto l'esistente, infatti, l'essere umano costituisce la terza, quella mediana, che per la sua centralità rappresenta la sintesi degli opposti, la capacità di unificare il macrocosmo col microcosmo in virtù della loro simmetria.[2]

L'uomo come microcosmo posto al centro del macrocosmo (dal trattato Homo microcosmus pubblicato a Francoforte nel 1670)
(LA)

«In quinque gradus iterum omnia colligamus, deum et angelum in arce naturae ponentes, corpus et qualitatem in infimo; animam vero inter illa summa et haec infima mediam, quam merito essentiam tertiam ac mediam more Platonico nominamus, quoniam et ad omnia media est et undique tertia. [...]

Heac illa est quae seipsam inserit mortalibus, neque ht ipsa mortalis. [...] Imagines in se possidet divinorum, a quibus ipsa dependet, inferiorum rationes et exemplaria, quae quodammodo et ipsa producit. Et cum media omnium sit, vires possidet omnium. Si ita est, transit in omnia. Et quia ipsa vera est universorum connexio, dum in alia migrat, non deserit alia, sed migrat in singula ac semper cuncta conservat, ut merito dici possit centrum naturae, universorum medium, mundi series, vultus omnium nodusque et copula mundi.»

(IT)

«Disponiamo la realtà di tutte le cose in cinque gradi. Poniamo Dio e l'Angelo alla sommità della natura, il corpo e la qualità nel grado più basso, ma l'anima in mezzo fra le cose altissime e le infime, l'anima che a ragione chiamiamo, alla maniera platonica, terza o media essenza, poiché essa è nel mezzo rispetto a tutte le cose ed è terza da qualsiasi parte si cominci. [...]

È essa che s'inserisce fra le cose mortali senz'essere mortale. [...] Ha in sé l'immagine delle cose divine, dalle quali dipende, e le ragioni e gli esemplari delle cose inferiori, che in certo modo essa stessa produce. Facendosi l'intermediaria di tutte le cose, possiede le facoltà di tutte le cose. E se è così, essa trapassa in tutte. Ma poiché è la vera connessione di tutte, quando migra in una non lascia l'altra, ma migra dall'una all'altra e sempre le conserva tutte sicché giustamente si può chiamare il centro della natura, l'intermediaria di tutte le cose, la catena del mondo, il volto del tutto, il nodo e la copula del mondo.[3]»

L'opera unificatrice dell'anima è resa possibile dall'amore, inteso come movimento circolare attraverso il quale Dio si disperde nel mondo a causa della sua bontà infinita, per produrre nuovamente negli uomini il desiderio di ricongiungersi a Lui.[5] L'amore di cui parla Ficino è l'eros neoplatonico, che per Platone e il suo discepolo Plotino svolgeva appunto la funzione di tramite fra mondo sensibile e dimensione intelligibile, ma Ficino lo intende anche in un senso cristiano perché, a differenza di quello greco, l'amore per lui non è solo attributo dell'uomo ma pure di Dio.[6]

Riferimenti ermetici[modifica | modifica wikitesto]

L'Anima Mercuriale, figura dal trattato alchemico Quinta essentia (1574)

Poiché l'anima, secondo Ficino, coglie le realtà superiori senza abbandonare le inferiori,[7], essa realizza quella corrispondenza già individuata da Ermete Trismegisto nella sua Tavola di Smeraldo, col celebre motto: «Ciò che sta in Basso è come ciò che sta in Alto, e ciò che sta in Alto è come ciò che sta in Basso, per creare il mistero della Realtà Unica».[8]

Nell'espressione copula mundi è implicito pertanto un riferimento ermetico e cabbalistico anche all'alchimia, in particolare al Mercurio, ingrediente fondamentale delle trasmutazioni magiche, assimilato dagli alchimisti all'Anima, sia individuale che Cosmica, proprio per la sua funzione di collegamento tra principi contrapposti.[9]

Per questa sua natura mercuriale di comunicazione fra realtà diverse, l'anima umana è libera di identificarsi con le une piuttosto che con le altre. Il concetto sarà ripreso da Pico della Mirandola con la metafora dell'«uomo camaleonte».[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Rudolf Wittkower, Principi architettonici nell'età dell'Umanesimo, Torino, Einaudi, 1964.
  2. ^ a b c Ubaldo Nicola, Atlante illustrato di filosofia, pag. 228, Giunti Editore, 1999.
  3. ^ Ficino, Theologia platonica, III, 2, menzionato in Aa.Vv., Dizionario delle citazioni, n. 258, trad. di Nicola Abbagnano, Bur, 2013.
  4. ^ Trad. it. in Grande Antologia Filosofica, Milano, Marzorati, 1964, vol. VI, pagg. 584, 592-593.
  5. ^ C. Pieranti, Il neoplatonismo nell'arte rinascimentale Archiviato il 4 dicembre 2018 in Internet Archive., Atlas, vol. II, cap. 3, pag. 6.
  6. ^ Ioan P. Couliano, Eros and the Magic in the Reinassance, University of Chicago Press, 1987.
  7. ^ «[L'anima] … è tale da cogliere le cose superiori senza trascurare le inferiori […] per istinto naturale, sale in alto e scende in basso. E quando sale, non lascia ciò che sta in basso e quando scende, non abbandona le cose sublimi; infatti, se abbandonasse un estremo, scivolerebbe verso l'altro e non sarebbe più la copula del mondo» (Ficino, Theologia platonica, III, 2:234-6).
  8. ^ La "Tavola Smeraldina" d'Ermete Trismegisto, su it.atlantis-and-atlanteans.org.
  9. ^ Stefano Mayorca, Ermetismo: il lungo sonno dell'anima, su arkpe.it. URL consultato il 3 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2018).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paul Oskar Kristeller, Il pensiero filosofico di Marsilio Ficino (1943), trad. it., Firenze, Le Lettere, 1988
  • Giuseppe Saitta, Marsilio Ficino e la filosofia dell'Umanesimo, Bologna, Fiammenghi & Nanni, 1954
  • Eugenio Garin, L'Umanesimo italiano: filosofia e vita civile nel Rinascimento, Roma-Bari, Laterza, 1970
  • Cesare Vasoli, Quasi sit deus: studi su Marsilio Ficino, Conte, 1999

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]