Gaio Antistio Vetere (console 30 a.C.)

Gaio Antistio Vetere
Console dell'Impero romano
Nome originaleGaius Antistius Vetus
Salutatio imperatoria44 a.C.?
Nascita75 a.C. circa
Gabii ?
Mortedopo il 24 a.C.
FigliGaio Antistio Vetere
GensAntistia
PadreGaio Antistio Vetere
Questura45-44 a.C. in Siria
Preturatra 41 e 36 a.C.
Propretura35-34 a.C. forse in Gallia Comata
Consolatoluglio-settembre 30 a.C. (suffetto)
Legatus Augusti pro praetore27-24 a.C. in Spagna Tarraconense

Gaio Antistio Vetere (dal latino: Gaius Antistius Vetus; 75 a.C. circa – dopo il 24 a.C.) è stato un politico e militare romano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Famiglia e carriera sotto Cesare[modifica | modifica wikitesto]

Figlio dell'omonimo propretore della Hispania Ulterior tra 69 e 68 a.C., sotto cui il giovane Gaio Giulio Cesare aveva prestato servizio come questore[1][2], Antistio iniziò la sua carriera come questore nominato dallo stesso Cesare, grande estimatore del padre, probabilmente nel 45 a.C.[2]

In qualità di questore pro praetore, Antistio fu inviato nel 45 a.C. in Siria, dove assediò nella città di Apamea e combatté invano, nonostante l'arrivo da Roma di legati e soldati cesariani, il pompeiano Cecilio Basso e le sue due legioni, aiutate dagli arcieri dell'arabo Alcaudonio e, per breve tempo, dai Parti di Pacoro[3][4]: probabilmente, per aver comunque messo in scacco Basso fino all'arrivo dei rinforzi, Antistio fu acclamato imperator dalle truppe[5].

Dopo le Idi di Marzo[modifica | modifica wikitesto]

Ancora in Siria nel 44 a.C., Antistio, in quanto comandante nella regione orientale, non poté esimersi dal sostenere Bruto e i cesaricidi con i bottini che aveva ottenuto nella provincia e che stava riportando a Roma, una somma stimata di 500.000 dracme[6][7]. Uno scambio epistolare tra lo stesso Bruto e Cicerone, che stimavano e sostenevano calorosamente Antistio, lo mostra in ogni caso volenteroso e attaccato alla causa della Repubblica, tanto da rifiutare apertamente di unire le sue forze a quelle dell'antoniano Publio Cornelio Dolabella al suo passaggio in Acaia e da presentarsi di persona all'accampamento di Bruto con il denaro dalla Siria[8].

Nel 43 a.C. tornò a Roma per candidarsi alla pretura ma non fu eletto. Ritornò quindi da Bruto come suo legato[9]. È probabile che abbia combattuto a Filippi contro i partigiani di Cesare, ma sia poi passato dalla parte di Ottaviano dopo la sconfitta dei cesaricidi o, meno probabilmente, dopo la battaglia di Nauloco.

Carriera sotto Ottaviano Augusto[modifica | modifica wikitesto]

Dopo essere stato presumibilmente eletto pretore con il sostegno del suo nuovo patrono Ottaviano, Antistio fu inviato, nel 35-34 a.C., probabilmente come legatus pro praetore in Gallia Comata[10], dove combatté vittoriosamente contro i Salassi della Valle d'Aosta: Antistio li attaccò senza che loro se lo aspettassero, occupò con stratagemmi i passi alpini, li assediò per due anni, finché i Salassi non si arresero e dovettero accettare la presenza di una guarnigione romana. Solo quando Antistio lasciò la provincia, i Salassi si ribellarono, venendo poi soggiogati definitivamente da Messalla Corvino e Varrone Murena[11][12]. Nel 30 a.C. fu console suffectus insieme al suo patrono Ottaviano dalle calende di luglio alle idi di settembre[13]. Tre anni dopo, nel 27 a.C., Antistio fu inviato fino al 24 a.C. come legatus Augusti pro praetore in Hispania Tarraconensis, dove al fianco di Augusto, assentatosi momentaneamente sui Pirenei a causa di una grave malattia, combatté con successo contro i bellicosi Cantabri e Asturi, che lo avevano sottovalutato a causa dell'assenza di Augusto e che videro i propri eserciti sconfitti e alcune loro città catturate da Antistio[14][15][16][17].

Forse acquirente della villa di Cicerone a Pozzuoli dopo la morte del proprietario suo amico[18], Antistio ebbe un solo figlio, Gaio, che fu console nel 6 a.C., da cui ebbe come nipoti Gaio e Lucio, consoli rispettivamente nel 23 e 28[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Velleio Patercolo, II, 43, 4.
  2. ^ a b Plutarco, Cesare, 5, 6.
  3. ^ Cassio Dione, Storia Romana, XLVII, 27, 2-5.
  4. ^ Cicerone, ad Atticum, XIV, 9, 3.
  5. ^ Bruto, in Cicerone, ad M. Brutum, I, 11, 2.
  6. ^ Velleio Patercolo, II, 62, 3.
  7. ^ Plutarco, Bruto, 25, 1.
  8. ^ Bruto, in Cicerone, ad M. Brutum, I, 11; Cicerone, in ibidem, I, 12. Cfr. Bruto, in Cicerone, ad M. Brutum, II, 3, 5.
  9. ^ Cicerone, ad M. Brutum, I, 11, 2; I, 12.
  10. ^ T. Robert S. Broughton, The Magistrates of the Roman Republic, II, 1952, p. 407; Wilkes 1969, p. 47 n. 4.
  11. ^ Appiano, Bellum Illyricum, 17.
  12. ^ Strabone, Geografia, IV, 6, 7.
  13. ^ CIL IX, 4191
  14. ^ Velleio Patercolo, II, 90, 4.
  15. ^ Cassio Dione, Storia Romana, LIII, 25, 7-8.
  16. ^ Floro, Epitome, II, 33.
  17. ^ Orosio, Storie, VI, 21, 6.
  18. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XXXI, 3.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti antiche
Epigrafia
Fonti storiografiche moderne
  • (LA) Edmund Groag, A 770, in Edmund Groag, Arthur Stein (a cura di), Prosopographia Imperii Romani saec. I. II. III, I, 2ª ed., Berlin - Leipzig, De Gruyter, 1933.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Consoli romani Successore
Ottaviano Augusto[1] III,
Marco Valerio Messalla Corvino[2]
30 a.C.
Ottaviano Augusto IV con Marco Licinio Crasso[3] II
Ottaviano Augusto V,
Sesto Appuleio[4]