Palazzo Lercari-Parodi

Palazzo Lercari-Parodi
Il portale del palazzo
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
LocalitàGenova
IndirizzoVia Giuseppe Garibaldi, 3
Coordinate44°24′39.62″N 8°56′03.99″E / 44.411006°N 8.934442°E44.411006; 8.934442
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1571
Inaugurazione1578
Realizzazione
AppaltatoreFranco Lercari
ProprietarioParodi
 Bene protetto dall'UNESCO
Le Strade Nuove e il Sistema dei Palazzi dei Rolli di Genova
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturali
Criterio(ii) (iv)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2006
Scheda UNESCO(EN) Genoa: Le Strade Nuove and the system of the Palazzi dei Rolli
(FR) Scheda

Il palazzo Lercari-Parodi o palazzo Franco Lercari è un edificio sito in via Garibaldi al civico 3 nel centro storico di Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fu fatto erigere a partire dal 1571 da Franco Lercari, facoltoso banchiere, che occupò la carica di governatore della Repubblica Genovese negli anni settanta del Cinquecento e fu committente anche di Villa Lercari a Sampierdarena e della Cappella Lercari nell'abside della Cattedrale di San Lorenzo. Nel 1586 Franco Lercari lasciò, con l'obbligo di assumere anche il cognome Lercari, tutto il suo patrimonio a Francesco Maria Imperiali di Francavilla. L'ultima discendente degli Imperiali Lercari fu Maria Luigia che sposando il marchese modenese Lodovico Coccapani, in seguito Coccapani Imperiali, portò il palazzo in dote. I discendenti Ercole e Lodovico Coccapani Imperiali nel 1845 lo vendettero al banchiere Bartolomeo Parodi, la cui famiglia ne è ancora proprietaria[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo, di cui non si conosce il progettista, si differenzia dagli edifici della Strada Nuova. La parte inferiore della facciata è decorata a bugnato a punta di diamante, mentre i piani superiori risultavano all'origine alleggeriti da una serie di logge aperte, poi chiuse da vetrate e murate all'inizio dell'Ottocento, come si vede dalle incisioni di Rubens nell'edizione dei Palazzi di Genova del 1652[2].

Sempre nella facciata ha particolare rilievo il portale retto da due telamoni con nasi mozzi, opera di Taddeo Carlone, che qui rievoca l'atroce leggenda di Megollo Lercari, antenato del committente, vendicatosi dei suoi nemici mutilandoli di nasi e orecchie[3].

Primo Piano[modifica | modifica wikitesto]

Salendo al primo dei due piani nobili si trovano, nella loggia, entro due nicchie, i busti di Franco Lercari e della moglie Antonia De Marini opera di Taddeo Carlone, dell'imperatore Carlo V d'Asburgo e del re di Spagna Filippo II. La decorazione ad affresco, della fine del Cinquecento, è dovuta a Lazzaro Calvi, aiutato dal fratello Pantaleo, con ariosi paesaggi alle pareti e, nella volta, scene militari ispirate alla storia romanaː La Sfida tra Orazi e Curiazi, Curzio Rufo, Orazio Coclite. Altri salotti del primo piano sono affrescati dai calvi con Episodi Biblici. La sala di maggior pregio del primo piano è affrescata da Luca Cambiaso con le Storie di Niobe sulla volta[1].

Secondo Piano[modifica | modifica wikitesto]

Nella loggia, della decorazione originaria sopravvive soltanto nella volta la Gigantomachia di Ottavio Semino, autore anche delle Storie bibliche di Re David, mentre le Storie Bibliche della Sala del Moltiplico Lercari sono dei Calvi.

Nella volta del salone del secondo piano nobile si trova un celebre capolavoro del manierismo genovese: l'affresco di Luca Cambiaso che raffigura L'impresa di Megollo Lercari della costruzione del fondaco dei genovesi a Trebisonda, ossia le costruzioni necessarie per condurre i commerci nella colonia genovese sul mar Nero. L'affresco, attorniato da Antenati illustri dei Lercari, vuole al tempo stesso ricordare la costruzione del palazzo Lercari in Strada Nuova, fornendo così un'idea dell'aspetto della via negli anni della sua apertura.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b La pittura in Liguria. Il Cinquecento, Parma, Elena, Editore: Banca Carige (1999), p. 262 e segg.
  2. ^ PP. Rubens, Palazzi moderni e Palazzi antichi Palazzi di Genova, 1652, pubblicate da Jan Van Meurs ad Anversa, fig. 61 - 64
  3. ^ Proposal for the inscription of Genoa Le Strade Nuove and the System of the Palazzi dei Rolli in the Unesco World Heritage List, Volume I - Dossier, p. 96 e segg.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN268692611