Palazzo Vastarini Cresi

Palazzo Vastarini Cresi
La facciata del palazzo, in restauro dopo il terremoto del 2009.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneAbruzzo
LocalitàL'Aquila
Indirizzovia Roma n. 46
Coordinate42°21′10.05″N 13°23′43.15″E / 42.352792°N 13.39532°E42.352792; 13.39532
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1548
Stilerinascimentale
Realizzazione
Committentefamiglia Vastarini Cresi

Il Palazzo Vastarini Cresi, talvolta citato semplicemente come Palazzo Cresi,[1] è un palazzo storico della città italiana dell'Aquila.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo venne edificato nel 1548 dai marchesi Cresi, probabilmente inglobando nella struttura una preesistente casa a torre d'origine medievale.[2] Il casato dei Cresi era in piena ascesa sociale nell'aquilano e, a partire dal 1661, ascritto alla nobiltà romana. Pochi anni dopo, nel 1703, l'edificio venne devastato dal Grande Terremoto che causò anche la morte di Alessandro Cresi, all'epoca camerlengo cittadino.[2]

Il palazzo venne quindi ricostruito, a partire dal 1712,[3] rivoluzionandone l'impianto architettonico e sostituendo tutti i soffitti a cassettoni, crollati in seguito al sisma, con volte a padiglione ancorate alle travi del tetto.[2] Un ulteriore restauro (o forse il completamento del precedente) è datato al 1754.[3] Nel secolo successivo, il matrimonio tra Domenico Vastarini e Fortunata Cresi portò alla nuova denominazione del casato e, dunque, del palazzo di famiglia.

La struttura subì danneggiamenti anche dal terremoto della Marsica del 1915 e venne nuovamente restaurato una prima volta nel 1950[3] ed una seconda nel 1974, anno in cui furono rimosse le volte a padiglione, pesantemente lesionate.[2] L'ennesima sequenza sismica nel 2009 ha reso necessario un ulteriore e profondo restauro i cui lavori sono iniziati nel 2013.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Cresi è situato sul decumano principale della città, via Roma, nel cuore del quarto di San Pietro, ossia in corrispondenza della piazza con la chiesa capoquarto di cui costituisce una quinta insieme a Palazzo Porcinari.[2] Più dettagliatamente è posto all'angolo tra via Roma e via San Domenico.

Della struttura originaria cinquecentesca, probabilmente ben più alta dell'attuale, rimangono l'impianto del piano terra e le due facciate lasciate in bugnato.[2] La principale su via Roma è caratterizzata da un paramento in bozze a corsi sdoppiati e convergenti e presenta — addossate nella parte centrale come in Palazzo Fibbioni — un sistema di bucature composto orizzontalmente da cinque elementi con il portale sull'asse centrale. L'edificio ingloba al suo interno anche il monastero di Santa Teresa.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Stefano Brusaporci, Mario Centofanti, Il Disegno della città e le sue trasformazioni (PDF), su ing.univaq.it. URL consultato il 30 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2017).
  2. ^ a b c d e f g h Roberto Santilli, Ricostruzione: Palazzo Cresi-Vastarini. L'Aquila si riprende un altro tesoro, 28 giugno 2014. URL consultato il 24 aprile 2017 (archiviato il 25 aprile 2017).
  3. ^ a b c Regione Abruzzo, Palazzo Cresi (PDF) [collegamento interrotto], su regione.abruzzo.it. URL consultato il 30 giugno 2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • L'Aquila. Una città d'arte da salvare - Saving an Art City, Pescara, Carsa, 2009.
  • Alessandro Clementi e Elio Piroddi, L'Aquila, Bari, Laterza, 1986.
  • Raffaele Colapietra, L'Aquila: i palazzi, con Mario Centofanti, Carla Bartolomucci e Tiziana Amedoro, L'Aquila, Ediarte, 1997.
  • Mario Moretti e Marilena Dander, Architettura civile aquilana dal XIV al XIX secolo, L'Aquila, Japadre Editore, 1974.
  • Touring Club Italiano, L'Italia - Abruzzo e Molise, Milano, Touring Editore, 2005.