Palazzo di Giustizia (Livorno)

Palazzo di Giustizia
Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàLivorno
Indirizzovia della Madonna - via Falcone e Borsellino
Coordinate43°33′15.01″N 10°18′32.44″E / 43.55417°N 10.309011°E43.55417; 10.309011
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXVIII-XX secolo
Usotribunale penale

Il Palazzo di Giustizia di Livorno si erge nel caratteristico quartiere Venezia Nuova ed è sede del Tribunale Penale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo risale all'inizio del XVIII secolo, quando fu edificato per ospitare un ordine religioso femminile; tuttavia, per volontà del granduca Cosimo III de' Medici, l'immobile fu affidato ai Gesuiti. Il collegio, che comprendeva anche una chiesa intitolata a San Francesco Saverio, fu completato dall'architetto Giovanni del Fantasia e fu aperto nel maggio del 1707. La chiesa, che aveva la facciata sulla via della Madonna, fu ampliata con due cappelle laterali dallo stesso granduca.

Dopo la soppressione dell'ordine gesuita, negli anni 1770 il palazzo fu adibito inizialmente a ospedale delle donne, affidato alle monache oblate sotto il titolo di Santa Annunziata e San Ranieri, e in seguito ad altri usi, tanto è vero che, 19 febbraio del 1783, la chiesa fu teatro di una sontuosa festa da ballo voluta dal granduca Pietro Leopoldo e organizzata dal cittadino Giovanni Domenico Conti.

Successivamente, con l'istituzione della diocesi di Livorno (1806), parte dell'edificio divenne residenza vescovile; dal 1811 al 1856 ospitò pure l'istituto Paradisino, una struttura scolastica per ragazze fondata nel 1746. Dal 1816 al 1836 la chiesa gesuita fu utilizzata dagli anglicani, che ancora non disponevano della chiesa di San Giorgio.[1]

Nel 1857 il complesso divenne sede del tribunale labronico, che in precedenza, sin dal 1838, era ubicato nel Palazzo Bartolommei (oggi distrutto, si veda in proposito la voce Venezia Nuova); pertanto la curia si trasferì presso Seminario Gavi, nei pressi del Cisternone. I locali del tribunale furono ampliati nel 1880, con la costruzione del nuovo corpo di fabbrica per la Corte d'assise ad opera, probabilmente, di Arturo Conti, ed un ulteriore restauro si ebbe nel 1916.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il Palazzo di Giustizia occupa un ampio lotto compreso tra la Pescheria e la chiesa Santa Caterina, nell'area che costituisce il cosiddetto secondo accrescimento del quartiere Venezia Nuova.

L'esterno dell'edificio, lungo la via della Madonna, presenta un'elegante facciata su tre piani, caratterizzata da grandi cornici che inquadrano le aperture. Il fronte lungo la via dei Milanesi (oggi intitolata a Falcone e Borsellino) è articolato mediante un portico a cinque arcate rivestite in pietra.

All'interno sono da segnalare l'armonioso chiostro, definito da più ordini di pilastri con archi a tutto sesto, ed i resti della vasta cappella; quest'ultima, suddivisa a metà, fu ridotta a sala d'udienza al primo piano e a magazzini nella parte inferiore. Nel cortile si trova il monumento a Giuseppe Micali, realizzato intorno al 1862 dal livornese Giovanni Paganucci; l'opera, inizialmente collocata presso il Liceo Niccolini (che allora ospitava la Biblioteca Labronica), fu posta nell'attuale sede nel 1918. Inoltre, nei pressi della scultura è apposta una lapide commemorativa della Tipografia Coltellini proveniente dal demolito Bagno dei forzati, in via della Banca.

Recenti lavori di restauro hanno permesso di individuare, in alcuni ambienti, le tracce della originaria Fortezza Nuova, che fino alla fine del Seicento si estendeva anche sull'area del palazzo. Un altro restauro ha riportato all'antico splendore le decorazioni pittoriche di un locale anticamente adibito a cappella e posto al piano terreno del complesso.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ G. Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno, Livorno 1903, p. 248; S. Villani, Protestanti a Livorno nella prima età moderna, in Protestanten zwischen Venedig und Rom in der Frühen Neuzeit, Berlin 2013, p. 137.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno, Livorno 1903.
  • I. Monterisi, In margine alle cronache del Vigo sul tribunale di Livorno: l'acquisto dell'Episcopio e l'attribuzione del progetto della Corte d'Assise all'architetto Arturo Conti, in "Studi Livornesi", vol. VII, 1992, pp. 167–172.
  • P. Vigo, Il Palazzo di Giustizia in Livorno e le sue vicende, Livorno 1917.
  • G. Wiquel, Dizionario di persone e cose livornesi, pubblicato sulla rivista "La Canaviglia", Livorno, Ugo Bastogi editore, 1976 - 1985.

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