Strage di Pietrarsa

Eccidio di Pietrarsa
strage
Operai all'interno dello stabilimento di Pietrarsa
Data6 agosto 1863
14:00
LuogoPietrarsa
InfrastrutturaOfficine di Pietrarsa
StatoBandiera dell'Italia Italia
ProvinciaNapoli
MandamentoBarra
ComuneSan Giovanni a Teduccio
ArmaCorpo delle Guardie di Città
Obiettivocivili
ResponsabiliBersaglieri
Motivazionesciopero operaio
Conseguenze
Morti4 morti accertati
Feriti17 feriti di cui 5 gravi

La strage di Pietrarsa, avvenuta il 6 agosto 1863, fu un eccidio compiuto dal Corpo delle Guardie di Città ai danni degli operai delle Officine di Pietrarsa, stabilimento siderurgico posto al confine dei comuni di Portici, San Giorgio a Cremano e San Giovanni a Teduccio (all'epoca anch'esso comune autonomo).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I fatti[modifica | modifica wikitesto]

Le Officine di Pietrarsa erano il maggiore stabilimento siderurgico del Regno delle Due Sicilie, ed in connessione con le Reali ferriere ed Officine di Mongiana costituivano il più importante polo industriale dello Stato. Esse erano state costituite al fine di supportare la costruzione della rete ferroviaria nazionale, che aveva avuto il suo punto di inizio nella costruzione della Ferrovia Napoli-Portici, primo tratto rotabile in Italia.

L'espansione della fabbrica continuò costantemente fino alla fine del Regno delle Due Sicilie fino ad occupare nel giugno 1860 1125 persone[1] (850 operai stabili a cui si aggiungevano 200 operai occasionali e 75 artiglieri per il controllo dell'ordine)[2] che la rendevano la maggiore fabbrica metalmeccanica italiana[3]. Data la sua natura di stabilimento sotto il controllo statale, Pietrarsa dipendeva completamente dalle commesse nazionali per la propria attività.

In conseguenza dell'unificazione italiana, iniziò un processo di riordino delle attività industriali a controllo statale, e nel 1861 il Ministro della Marina Luigi Federico Menabrea istituì una Commissione delle ferriere[4] la cui minuziosa indagine analizzava lo stato di tutte le attività industriali attinenti site sul Territorio del Regno che venivano infine illustrate nella relazione conclusiva dell'inchiesta triennale pubblicata nel 1864 a cura dell'ingegnere Felice Giordano. Dal rapporto emerse che la fabbricazione di rotaie effettuata nel 1856 nello stabilimento di Pietrarsa aveva costi doppi rispetto a quelli importati dall'Inghilterra o dal Belgio, mentre più competitiva era la produzione delle locomotive, laddove i due più importanti stabilimenti del tempo (l'Ansaldo di Sampierdarena e la stessa Pietrarsa) avevano costi più o meno equivalenti o di poco superiori a quelli dell'industria estera[5]. L'analisi minuziosa dei costi e delle attività eseguita dal Giordano quantificava dettagliatamente le retribuzioni dei lavoratori specializzati per categoria e i costi delle materie prime dei semilavorati metallici di importazione dipingendo come sostanzialmente equivalenti quelli di Ansaldo e di Pietrarsa, la cui preminenza era finita assieme al regime borbonico e al suo regime protezionistico. Il maggior costo di produzione dei prodotti siderurgici prodotti nel territorio del Regno scaturiva dalla loro provenienza estera nonché dall'alto costo dell'approvvigionamento dell'indispensabile carbone inglese[6].

Nell'ambito del suddetto processo di riordino, una relazione dell'ingegnere Grandis dipinse negativamente l'attività e la redditività dell'opificio consigliandone addirittura la vendita o la demolizione[7]. Conseguentemente, fu effettuata una scelta di razionalizzazione del settore siderurgico e produttivo[8] in favore dell'industria settentrionale[9]. Il 10 gennaio 1863 lo stabilimento di Pietrarsa con quanto conteneva fu concesso in affitto, per 30 anni alla somma di 45.000 lire dell'epoca, dal Ministro delle Finanze del governo Minghetti alla ditta costituita da Iacopo Bozza; ciò portò alla riduzione progressiva dei posti di lavoro.

In conseguenza di quanto sopra, lo stabilimento fu interessato da una serie successiva di scioperi da parte degli operai, che si protrassero fino al 23 giugno 1863. In questa data, Bozza promise il reintegro degli operai licenziati, ma al prezzo di dimezzare lo stipendio a tutti i lavoratori. I 458 operai restanti tuttavia non ricevettero in tempo lo stipendio ed il 6 agosto 1863 entrarono nuovamente in sciopero con maggior decisione. Alle due del pomeriggio il capo contabile Zimmermann contattò il posto di polizia di Portici, chiedendo l'invio di sei agenti per contenere gli operai. La forza pubblica si rivelò tuttavia insufficiente, e fu inviato un contingente di bersaglieri al comando di Nicola Amore, poi divenuto sindaco di Napoli. Gli operai aprirono i cancelli per parlamentare, ma i militari caricarono, non fermandosi neanche alla fuga dei lavoratori.

Il risultato della carica fu di 4 morti accertati e 17 feriti[10]. I morti accertati sul posto furono Luigi Fabbricini ed Aniello Marino, mentre Domenico Del Grosso ed Aniello Olivieri morirono all'Ospedale dei Pellegrini di Napoli[11]. Rimasero invece gravemente feriti e portati anch'essi all'Ospedale dei Pellegrini gli operai Aniello de Luca, Domenico Citale, Mariano Castiglione, Salvatore Calamagni, Antonio Coppola. Meno gravemente feriti e curatisi in famiglia gli operai Alfonso Miranda, Raffaele Pellecchia, Giuseppe Chiariello, Carlo Imparato, Tommaso Cocozza, Giovanni Quatonno, Giuseppe Calibè, Leopoldo Aldi, Francesco Ottaiano, Pasquale de Gaetano, Vincenzo Simonetti, Pasquale Porzio. Nella sua relazione al Prefetto, Nicola Amore parlò poi di fatali e irresistibili circostanze[10][12].

Conseguenze e memoria[modifica | modifica wikitesto]

Nell'immediatezza della strage, la Società Operaia Napoletana promosse una commissione d'indagine capitanata dall'onorevole Enrico Pessina per accertare i fatti e deliberare degli aiuti economici alle famiglie degli operai uccisi.

Nei primi anni 2000 studiosi locali hanno riportato alla luce i fatti del 1863, e ciò ha avuto influenza sulla toponomastica della zona. Il comune di San Giorgio a Cremano ha ridenominato "Via Martiri di Pietrarsa - in memoria degli operai caduti sotto il fuoco sabaudo in difesa del lavoro" la precedente via Ferrovia[13]. Il 1 maggio 2017, il quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio ha ridenominato "Piazza Martiri di Pietrarsa" una delle sue piazze[14][15].

Nel 2021 il Comune di San Giorgio a Cremano ha inaugurato una lapide in memoria degli operai vittime dell'eccidio, ideata da Umberto Ricciardi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Relazioni di cooperazione e reti di impresa. Il caso della Campania, (a cura di) Francesco Izzo e Antonio Ricciardi, 2006, Franco Angeli, p. 138
  2. ^ M.T.Iannitto, Guida agli archivi per la storia contemporanea regionale, 1993, Guida editore, Napoli. p. 183
  3. ^ Piero Bevilacqua, Breve storia dell'Italia meridionale, 1993, Donzelli editore, Roma, p. 54
  4. ^ L'oggetto dei lavori della Commissione, specificato dal presidente della stessa il 12 novembre 1861 scriveva così: Il precipuo scopo prefissoci dal Regio Governo nell'istituire una commissione [..] si era di trovare i mezzi di venire in aiuto dell'industria ferriera soprattutto nelle provincie della Lombardia che per l'introdottosi sistema tendente al libero scambio, nelle sue particolari circostanze, viene posta a duro cimento siccome prima avvenne nelle provincie del Piemonte [..] altro scopo [..] quello di rendersi indipendenti dalle ferriere estere nelle evenienze di guerra [..] .
  5. ^ Industria del ferro in Italia: relazione dell'Ing. Felice Giordano p. 102. op.cit.
  6. ^ Industria del ferro in Italia: relazione dell'Ing. Felice Giordano pp.364-365, op.cit.
  7. ^ Il-museo-nazionale di Pietrarsa.pdf a pag 19 Archiviato il 4 ottobre 2009 in Internet Archive.
  8. ^ Industria del ferro in Italia: Cenni sulla commissione delle ferriere p. XI
  9. ^ Francesco Saverio Nitti, Domenico De Masi, 1903-2003 Napoli e la questione meridionale, 2004, Guida editore, Napoli. p. 173
  10. ^ a b Il-museo-nazionale di Pietrarsa.pdf a pag 21 Archiviato il 4 ottobre 2009 in Internet Archive.
  11. ^ Archivio di Stato di Napoli, fondo Questura, fascio 16.
  12. ^ Archivio di Stato di Napoli, “Fondo Questura”, Fascio 16, inventario 78.
  13. ^ Domenico Ascione, San Giorgio a Cremano. Prima città a dedicare una strada ai martiri di Pietrarsa. Vesuviolive, 24 settembre 2015. Accesso il 4 maggio 2019.
  14. ^ Napoli onora gli operai trucidati dai bersaglieri: nasce Piazza Martiri di Pietrarsa, Vesuviolive 29 aprile 2017. Accesso il 4 maggio 2019
  15. ^ "Piazza Martiri di Pietrarsa": a San Giovanni la memoria della strage per il lavoro. Repubblica tv, 1 maggio 2017. Accesso il 4 maggio 2019

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]