Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino (console 354 a.C.)

Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino
Console e dittatore della Repubblica romana
Nome originaleTitus Quinctius Pennus Capitolinus Crispinus
GensQuintia
Consolato354 a.C.
351 a.C.
Dittatura361 a.C.

Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino (latino: Titus Quinctius Pennus Capitolinus Crispinus; ... – ...; fl. IV secolo a.C.) è stato un politico romano del IV secolo a.C. appartenente alla gens Quintia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Fu nominato dittatore nel 361 a.C. per condurre la guerra contro i Galli[1] riportando una vittoria che fu celebrata come trionfo nello stesso anno; come magister equitum nominò Servio Cornelio Maluginense.

A questa campagna si riferisce l'episodio leggendario di Tito Manlio Torquato, che vinse in duello un nemico enorme, spingendo i Galli, ad abbandonare il campo di battaglia.

«E per Ercole quel duello fu così determinante nello svolgimento dell'intera guerra che l'esercito dei Galli la notte successiva lasciò l'accampamento in fretta e furia e si diresse nel territorio dei Tiburtini.»

L'anno successivo (360 a.C.) fu magister equitum con il dittatore Quinto Servilio Ahala.

Fu eletto console nel 354 a.C. insieme al collega console Marco Fabio Ambusto, entrambi patrizi[2]. Durante il consolato i romani ebbero la meglio sui Tiburtini e sui Tarquinesi, con tanta facilità, che i Sanniti, vennero a Roma a chiedere la pace[3].

«Per la gente di Tarquinia non ci fu invece nessuna pietà: molti di essi vennero uccisi in battaglia, e dei moltissimi prigionieri catturati ne vennero scelti trecento cinquantotto - il fiore della nobiltà - per essere inviati a Roma, mentre il resto della popolazione venne passato per le armi.»

Nel 351 a.C. fu eletto console per la seconda volta ed ebbe come collega Gaio Sulpicio Petico, al quinto consolato[4]. A Sulpicio fu affidata la campagna contro Tarquinia ed a Tito Quinzio quella contro i Falisci. In entrambi i casi, i romani riuscirono a che i nemici chiedessero la pace, senza che si arrivasse ad uno sconto in campo aperto, ma devastandone le campagne.

Secondo il racconto di Tito Livio, nel 342 a.C. fu costretto con le minacce ad assumere il comando degli insorti tra i soldati stanziati a Capua durante la prima guerra sannitica, adoperandosi però poi alla pace, quando gli insorti si trovarono a dover fronteggiare i soldati guidati dal dittatore Marco Valerio Corvo[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita VII. 9
  2. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, VII, 2, 18. In effetti secondo Livio si tratta del terzo consolato per Tito Quinzio. Livio riporta anche, che in alcuni annali, ha trovato riportato come console Marco Popilio al posto di Tito Quinzio.
  3. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, VII, 2, 19.
  4. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, VII, 2, 22.
  5. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, VII, 2, 38-39.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Console romano Successore
Gaio Sulpicio Petico III
e Marco Valerio Publicola
(354 a.C.)
con Marco Fabio Ambusto III
Gaio Sulpicio Petico IV
e Marco Valerio Publicola II
I
Publio Valerio Publicola
e
Gaio Marcio Rutilo II
(351 a.C.)
con Gaio Sulpicio Petico V
Marco Popilio Lenate III
e
Lucio Cornelio Scipione
II