Alfonso Rosanova

Alfonso Rosanova (Sant'Antonio Abate, 1928Salerno, 19 aprile 1982) è stato un mafioso italiano, santista della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Definito "cassiere", "mente" o, addirittura, "guida spirituale" della NCO, Alfonso Rosanova è stato un esponente di rilievo del cartello fondato da Cutolo tra la metà e la fine degli anni '70, all'interno del quale era elevato al rango di 'santista'. Importante anello di congiunzione tra NCO e politica, nel corso della sua carriera criminale, Rosanova allacciò solidi rapporti con politici locali e di caratura nazionale (come Antonio Gava e Francesco Patriarca). In una occasione Rosanova, detenuto a Poggioreale - era il 1976 - indusse i detenuti Pasquale Galasso, Carmine Alfieri e Raffaele Cutolo, anch'essi all'epoca reclusi presso il carcere di Poggioreale, a votare per Francesco Patriarca. Secondo il collaboratore di giustizia Pasquale Galasso, Raffaele Cutolo diede il suo voto a Patriarca non poiché provasse una stima nei riguardi di questi, bensì per via del fatto che Rosanova esercitava su Cutolo un forte ascendente. Suo figlio e omonimo Alfonso Ferrara Rosanova junior, divenuto collaboratore di giustizia, dichiarò ai giudici che Rosanova trascorse gran parte della sua latitanza nella sede della Democrazia Cristiana e a Palazzo Chigi e che, a Roma, conobbe alcune tra le più elevate dignità dorotee ed altri politici di primo piano[1]. Il 27 aprile 1981, l'assessore regionale ai lavori pubblici in Campania e presidente della commissione che gestiva gli appalti del post-terremoto del 1980, Ciro Cirillo, viene rapito a Torre del Greco da un commando delle Brigate Rosse. Per addivenire alla liberazione dell'assessore, verrà avviata una trattativa tra esponenti della Democrazia Cristiana, Servizi Segreti, brigatisti (guidati da Giovanni Senzani) e camorristi, tra cui Cutolo, il suo vice Enzo Casillo, numero 2 della NCO, il quale, ancorché latitante, faceva visita a Cutolo, detenuto nel supercarcere di Ascoli Piceno, previo l'aver esibito un tesserino che ne attestava l'appartenenza ai Servizi Segreti e Alfonso Rosanova: fu proprio quest'ultimo a mettere in contatto esponenti della DC e brigatisti[2]. L'assessore Cirillo verrà poi liberato dai brigatisti il 24 luglio 1981, previo il pagamento di un riscatto pari a 450 milioni di lire. Compiuta la metamorfosi da estorsore a manager della Camorra, Rosanova arrivò a controllare un vasto territorio tra la Penisola sorrentina e l'Agro Nocerino-Sarnese e a gestire un giro d'affari miliardario: possedeva una spropositata quantità di immobili, era amministratore unico di una società che si occupava di compravendita di suoli e immobili e acquistò, al prezzo di 750 milioni, il "Giardino Romantico" di Massa Lubrense; era inoltre attivo nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti.[2]

L'omicidio[modifica | modifica wikitesto]

La notte tra il 18 e il 19 aprile del 1982, Alfonso Rosanova si trova ricoverato presso l'ospedale "Giovanni da Procida" di Salerno allorquando un gruppo di sicari armati di pistole calibro 7,65 e 375 Magnum nonché fucili a canne mozze, su ordine di Carmine Alfieri e Pasquale Galasso, fa irruzione all'interno del nosocomio col fine di assassinare Rosanova (detenuto nel carcere di Salerno e ricoverato per problemi cardiaci). Il gruppo riesce a raggiungere la stanza in cui il boss è degente e, una volta bloccati gli agenti che lo piantonano, a farvi irruzione. Rosanova pensa ad un'evasione, che quegli uomini armati e con volto travisato da passamontagna, siano lì per farlo fuggire; i killer gli ordinano di stendersi a terra e compiono l'esecuzione: vengono esplosi in tutto otto colpi, che lasciano Rosanova lì in terra, esanime. Uno dei due agenti che piantonavano il boss di Sant'Antonio Abate, a seguito dell'evento, riporterà uno shock psicologico[2]. Dopo la morte di Rosanova, l'allora sindaco di Sant'Antonio Abate, Giuseppe D'Antuono, farà affiggere dappertutto manifesti a lutto per ricordare il boss[3].

L'assassinio dei figli[modifica | modifica wikitesto]

Luglio 1988: Luigi e Aniello Rosanova, rispettivamente di 28 e 24 anni, figli di Alfonso, passeggiano lungo la centrale via Roma, in Sant'Antonio Abate. Si fermano dinanzi una gioielleria, a chiacchierare con alcuni amici. D'improvviso, due auto di grossa cilindrata con a bordo nove uomini, si fermano davanti a loro: sette di questi, muniti di fucili a pompa, mitragliette e pistole, scendono e fanno partire scariche di proiettili che non lasciano scampo alcuno ai due fratelli Rosanova. Nel corso del raid omicidiario, rimarrà ferita anche una ragazza innocente[4]. Il duplice omicidio verrà poi attribuito alla faida tra il clan Rosanova-Abagnale di Sant'Antonio Abate e il cartello Alfieri-Galasso[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ottavio Ragone, NUOVO ARRESTO PER PATRIARCA ERA IL GARANTE DEI CLAN - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 4 luglio 1993. URL consultato il 6 luglio 2020.
  2. ^ a b c Simona Ciniglio, Il «santone» della Nco che si faceva chiamare solo «Alf», su stylo24.it, 19 luglio 2018. URL consultato il 6 luglio 2020.
  3. ^ Gigi Di Fiore, Potere camorrista: quattro secoli di malanapoli, AGE - Alfredo Guida Editore, 1993.
  4. ^ CADONO GLI ULTIMI 'CUTOLIANI' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 5 luglio 1988. URL consultato il 6 luglio 2020.
  5. ^ Ottavio Ragone, ALFIERI E GALASSO SUPERPENTITI CONDANNATI A VENTICINQUE ANNI - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 9 novembre 1994. URL consultato il 6 luglio 2020.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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