Cesio Basso

Cesio Basso (in latino Caesius Bassus; inizio I secolo d.C. I secolo d.C. – 79 d.C. ?) è stato un grammatico e poeta romano.

Grammatico e allievo, formella di Luca della Robbia

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Basso fu intimo amico di Persio, che gli dedicò la sesta satira e di cui avrebbe curato le opere[1]. Persio, di cui era amico, secondo la suddetta biografia anonima premessa ai suoi codici, menziona la sua produzione lirica all'inizio della VI satira e si riferisce a lui come senex, il che indicherebbe (visto che la senectus si faceva iniziare intorno ai sesssant'anni) che fosse nato all'inizio del I secolo d.C. Aveva una grande reputazione come poeta: Quintiliano[2] arrivava, infatti, a dire che, ad eccezione di Orazio, era l'unico poeta lirico romano degno di essere letto.

Si dice che abbia perso la vita nell'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Probabilmente i versus lyrici di Basso coprivano più libri, visto che Prisciano cita l'unico verso rimastoci da un secondo libro[3].

Cesio Basso è anche identificato con l'autore di un trattato De Metris di cui esistono notevoli frammenti, probabilmente di un'edizione abbreviata[4]. Probabilmente il lavoro, indirizzato a Nerone[5], era originariamente in versi e successivamente venne rifatto in prosa per essere usato come un manuale. Un resoconto di alcuni dei metri di Orazio[6], che porta il titolo Ars Caesii Bassi de Metris è spurio, così come un De pedibus et de compositionibus[7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Schol. in Pers., VI 1.
  2. ^ X 1, 96: "At lyricorum idem Horatius fere solus legi dignus: nam et insurgit aliquando et plenus est iucunditatis et gratiae et varius figuris et verbis felicissime audax. Si quem adicere velis, is erit Caesius Bassus, quem nuper vidimus".
  3. ^ Prisciano, Grammatica, II p. 527, 17 Keil: Calliope princeps sapienti psallerat ore.
  4. ^ Grammatici Latini, ed. A. Mazzarino, Leipzig, Teubner, 1955, vol. 6, pp. 133-155.
  5. ^ Rufino, ed. Keil, vol.VI, p. 555,22.
  6. ^ In Keil, Grammatici Latini, vol. 6, pp. 305,3-306,27.
  7. ^ In Keil, Grammatici Latini, vol. 6, pp. 307-312.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • De metris, in Grammatici Latini, ed. A. Mazzarino, Leipzig, teubner, 1955, vol. 6, pp. 133–155.

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