Forma ciclica

La forma ciclica è una tecnica di costruzione musicale, che coinvolge più sezioni o movimenti di una composizione, in cui un tema, una melodia, o materiale tematico si ritrova in più di un movimento come elemento unificante. A volte un tema può trovarsi all'inizio e alla fine (per esempio, nella Sinfonia n. 3 di Brahms); altre volte lo si trova in una veste diversa in ogni sua parte (Berlioz, Sinfonia fantastica).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La tecnica ha una storia complessa, essendo caduta in disuso nel periodo barocco e classico, ma in costante aumento durante il XIX secolo[1]

La messa ciclica del Rinascimento, che incorpora una porzione generalmente nota come cantus firmus in ciascuna delle sue sezioni, è un uso precoce di questo principio unitario in una forma a più sezioni[2]. Esempi si possono trovare anche nella musica strumentale del tardo XVI e del XVII secolo, per esempio nelle canzoni, sonate e suite di compositori come Samuel Scheidt, in cui un ostinato può ripresentarsi in ogni movimento[1][3]. Quando i movimenti sono abbastanza brevi da essere percepiti come una singola entità, piuttosto che molte, i confini cominciano a confondersi tra forma ciclica e variazione.

Nel periodo barocco e in quello classico, la forma ciclica non è in genere utilizzata nella musica strumentale, anche se Luigi Boccherini è un'eccezione[3]. Mozart, ad esempio, non ripete mai un tema in qualsiasi movimento dei suoi quartetti, quintetti, sinfonie o concerti[senza fonte]. Haydn utilizza la tecnica solo in un paio di occasioni, ad esempio, alla fine della Sinfonia n. 31, dove la musica ricorda la chiamata del corno presente in apertura di composizione[3]. Nella musica vocale sacra, d'altra parte, ci sono alcuni importanti esempi, come in Johann Sebastian Bach, Messa in Si minore e in Mozart, Messa dell'incoronazione[3].

Si deve a Beethoven la reintroduzione della forma ciclica[senza fonte]. Nella Sinfonia n. 5, il III movimento (Allegro) è una variazione del tema del I, ed inoltre viene richiamato per terminare la sezione dello sviluppo del finale; il finale della Sinfonia n. 9 presenta rapidamente reminiscenze esplicite dei tre movimenti precedenti prima di pervenire all'idea che ne costituisce il tema principale.

Molti compositori del XIX secolo, hanno seguito l'esempio di Beethoven: il più famoso, César Franck, nella Sinfonia in re minore, ma anche Berlioz nella Sinfonia fantastica, e Franz Liszt in numerose opere. Fra queste, la Sonata in si minore per pianoforte, che inizia con una chiara presentazione di diverse unità tematiche, ognuna delle quali è ampiamente ripresa e sviluppata lungo tutto il pezzo. Verso la fine del XIX secolo, la forma ciclica era diventata un procedimento costruttivo estremamente comune nella composizione musicale, probabilmente perché la crescente lunghezza e complessità delle opere composte da vari movimenti richiedeva un elemento unificante dell'intera composizione che fosse più forte della semplice relazione tonale tra i movimenti.

Esempi[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni esempi di composizioni in forma ciclica in ordine cronologico:

Fanny Mendelssohn Hensel - Trio in re minore (1846): il secondo tema del primo movimento ricompare subito prima della coda del quarto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Don Michael Randel, Cyclic Form. The Harvard Dictionary of Music, Cambridge MA, Belknap Press, 2003, ISBN 978-0674011632.
  2. ^ J. Peter Burkholderl, Borrowing, §5: Renaissance Mass Cycles in The New Grove Dictionary of Music and Musicians, London, Macmillan Publishers, 2001.
  3. ^ a b c d Hugh Macdonald, Cyclic Form. The New Grove Dictionary of Music and Musicians, London, Macmillan Publishers, 2001.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • J. peter Burkholder, 2001. "Borrowing, §5: Renaissance Mass Cycles". The New Grove Dictionary of Music and Musicians, second edition, edited by Stanley Sadie and John Tyrrell. London: Macmillan Publishers.
  • Hugh Macdonald, 2001. "Cyclic Form". The New Grove Dictionary of Music and Musicians, second edition, edited by Stanley Sadie and John Tyrrell. London: Macmillan Publishers.
  • Don Michael Randel, 2003. “Cyclic Form”. The Harvard Dictionary of Music, fourth edition, Cambridge, MA: Belknap Press. ISBN 978-0674011632.
  • M. G. Tucker e Roger Parker. 2002. "Cyclic Form". The Oxford Companion to Music, edited by Alison Latham. Oxford and New York: Oxford University Press.
  • Charles Rosen, The Romantic Generation. Cambridge, Mass. : Harvard University Press, 1995.
  • Michael Saffle, "Liszt's sonata in B minor: another look at the 'double function' question." JALS: The journal of the American Liszt Society, 11 (June 1982): 28-39.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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