Montebello della Battaglia

Montebello della Battaglia
comune
Montebello della Battaglia – Stemma
Montebello della Battaglia – Bandiera
Montebello della Battaglia – Veduta
Montebello della Battaglia – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lombardia
Provincia Pavia
Amministrazione
SindacoAndrea Mariani (lista civica Lista aperta per Montebello) dal 25-5-2014
Territorio
Coordinate45°00′03.45″N 9°06′12.43″E / 45.000959°N 9.103454°E45.000959; 9.103454 (Montebello della Battaglia)
Altitudine110 m s.l.m.
Superficie15,74 km²
Abitanti1 446[1] (30-11-2023)
Densità91,87 ab./km²
FrazioniCanova Ghiringhelli, Castel Felice, Genestrello, Sgarbina
Comuni confinantiBorgo Priolo, Casteggio, Codevilla, Lungavilla, Torrazza Coste, Verretto, Voghera
Altre informazioni
Cod. postale27054
Prefisso0383
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT018095
Cod. catastaleF440
TargaPV
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[2]
Cl. climaticazona E, 2 619 GG[3]
Nome abitantimontebellesi
PatronoMadonna del Rosario
Giorno festivoprima domenica di ottobre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Montebello della Battaglia
Montebello della Battaglia
Montebello della Battaglia – Mappa
Montebello della Battaglia – Mappa
Posizione del comune di Montebello della Battaglia nella provincia di Pavia
Sito istituzionale

Montebello della Battaglia (Mumbèl in dialetto oltrepadano) è un comune italiano di 1 446 abitanti[1] della provincia di Pavia in Lombardia.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Si trova nell'Oltrepò Pavese, al limite della pianura, presso la ex statale Padana Inferiore (Lo Stradone per i locali) e lo sbocco in pianura della valle del torrente Coppa. Oltre al centro abitato, suddiviso fra il nucleo originale sito sulla collina (detto Montebello alto) e quello più recente ai piedi della stessa (chiamato Il Borgo), Montebello comprende otto frazioni: Borra, Casalino, Cerreto, Fogliarina, Genestrello, Molinara, Pantaleone e Sgarbina.
La densità abitativa è di 104 abitanti per chilometro quadrato (la densità media dell'Oltrepò è di 119 ab/km²).

Il centro abitato è attraversato dal 45º parallelo, la linea equidistante fra il Polo nord e l'Equatore.

Veduta del paese da nord-ovest (xilografia di Barberis, 1890).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nell'antichità a Montebello si trovava un insediamento romano, probabilmente una villa dipendente dalla vicina città di Clastidium (l'odierna Casteggio).

Il nome di Montebello ha probabilmente origine dall'ubicazione del paese in cima ad una collina o dal latino Mons Belli ("monte della guerra"), con riferimento alla Battaglia di Clastidium del 222 a.C., raccontata nell'omonima tragedia Clastidium di Nevio e descritta dettagliatamente da Polibio[4].

L'origine dell'abitato è strettamente collegata alla corte carolingia di Ceresola (appartenente all'abbazia di Sant'Ambrogio di Milano), il cui centro si trovava presso Verretto ma il cui territorio comprendeva in tutto o in parte quello di Montebello. Questo nacque probabilmente come castrum a difesa della corte, e venne dotato della chiesa di San Gervasio e Protasio, la cui dedicazione riporta evidentemente a Sant'Ambrogio (nella cui basilica milanese riposano i due martiri). Come castellani e signori locali di Montebello appaiono poco dopo i de Montebello[5].

Il toponimo compare per la prima volta nella bolla di papa Urbano II del 29 giugno 1094. Il cavaliere Uberto e i propri parenti, probabilmente appartenenti ai de Montebello sopra citati, donarono all'ordine Benedettino dei terreni e la preesistente chiesa romanica dedicata ai santi Gervasio e Protasio sorta attorno all'anno 1000 nel castello di Montebello, con la condizione che fosse posta sotto la protezione del Papato. Con tale bolla il pontefice confermò all'abate Alberto i privilegi promessi[6].

L'edificio venne quindi trasformato in monastero, attorno al quale si andò formando il paese, che assunse presto notevole importanza. Il monastero ricevette ampie donazioni nei secoli seguenti, divenendo il maggior possidente locale.

Nel 1164 Montebello fu assegnato da Federico I Barbarossa insieme ad altre terre che appartenevano a Piacenza (ma anche a Tortona e Milano) alla città di Pavia, rimanendo però nella diocesi piacentina. Nel 1175 gli eserciti della Lega Lombarda e di Federico si stavano per scontrare nei pressi di Montebello, ma si raggiunse un momentaneo armistizio (pace di Montebello) che rinviava il confronto all'anno dopo (Battaglia di Legnano).

In quest'epoca appare la famiglia pavese Delconte (da non confondersi con i de Montebello), nel ruolo di advocati del Monasterium Montisbelli di San Gervaso e Protaso[5], che diverrà la casata più importante del paese, mentre gli antichi signori de Montebello a poco a poco scompaiono (le due famiglie sono citate distintamente in un documento del 1181).

Il 2 febbraio 1256 frate Rubaldo Delconte fondò, attraverso la donazione di edifici e terreni nel borgo del paese al Collegio dei Notai di Pavia, l'ospedale Santa Caterina per i pellegrini diretti a Roma e Santiago di Compostela e affidandone ad esso l'amministrazione. Proprio questo affidamento portò nel tempo alla costruzione di numerose ville signorili di campagna.

In diversi documenti dal 1259 al 1273 i Delconte risultano come i signori di Montebello, diventandone di fatto i primi feudatari.

Il declino della famiglia Delconte iniziò con il passaggio del feudo sotto l'egida dei Visconti del Ducato di Milano, che nel 1469 insignì la famiglia Beccaria del titolo di Conti di Montebello e che quindi ottenne tutti i possedimenti, compresi i resti del castello che nel 1494 non esisteva già più con funzione difensiva. I Beccaria divennero così i nuovi feudatari del paese.

Sul finire del 1484, nel monastero di Montebello ai Benedettini si sostituirono i padri Gerolamini, che lo trovarono in condizioni rovinose; il monastero fu poi soppresso nel 1782.

Nell'atto di apprensione dalla camera ducale di Milano del 9 agosto 1535 il feudo di Montebello comprendeva anche Verretto, Castelletto Po, Cantalupo e Regalia verso Bressana Bottarone, Borgo Priolo e Torre del Monte, Barisonzo (frazione di Torrazza Coste), Ca de Guerci, Donelasco, Golferenzo, Retorbido, Montecalvo, Volpara e Rocca de Giorgi.

Nel 1542 Galeazzo Beccaria venne confermato feudatario di Montebello ma nel 1631 la morte del conte Claudio segnò l'estinzione della famiglia e il feudo fu acquistato dallo spagnolo Rodrigo de Orozco y Ribera, Marchese di Mortara.

Nel 1634 Montebello fu censito per fini fiscali come appartenente all'Oltrepò fra le terre del Principato di Pavia.

In seguito, tramite le nozze della figlia del nuovo feudatario, questo passò a Felice Machado de Silva, che nel 1638 ne divenne marchese. In questo periodo la popolazione del feudo era composta da 563 famiglie, di cui sessanta a Montebello, quaranta a Torre del Monte, trenta a Golferenzo, trenta a Volpara, quaranta a Donelasco, quattro a Borgo Priolo, otto a Barisonzo e trentadue a Castelletto.

Nel 1650 il feudo fu scorporato con la vendita delle terre di Montecalvo, Volpara, Golferenzo, Soriasco, Torre del Monte, Ca de Guerci e Borgo Priolo al marchese Gerolamo Dal Pozzo. Nel 1682 il Antonio Machado de Silva vendette le terre rimanenti di Montebello, Verretto, Cantalupo e Castelletto a Paolo Spinola Doria III marchese di Los Balbases e duca di Sesto, genovese naturalizzato spagnolo che fu governatore di Milano, la cui famiglia tenne il feudo fino all'abolizione del feudalesimo nel 1797.

Il 13 settembre 1743, con il trattato di Worms, Montebello e tutto l'Oltrepò entrarono a far parte del Regno di Sardegna ed in particolare della provincia di Voghera, passando così sotto il controllo dei Savoia.

Nella battaglia avvenuta a Montebello il 9 giugno 1800, i Francesi al comando dei generali Lannes e Victor vi sconfissero gli Austriaci guidati dal generale Ott. Per questa vittoria il generale Lannes fu insignito nel 1808 del titolo di Duca di Montebello.[7][8][9]

Nel 1817 le parrocchie di Montebello e Genestrello passarono dalla diocesi di Piacenza a quella di Tortona.

Nel 1818 a Montebello fu aggregato il piccolo comune di Canova Ghiringhelli (anticamente nota come Casa de' Ghiringhelli[10]), all'estremità settentrionale del territorio, che non aveva mai fatto parte in precedenza del feudo di Montebello. Il 9 aprile dello stesso anno qui nacque padre Luigi Celestino Spelta, dell'Ordine dei Frati Minori Osservanti Riformati, vescovo di Tespia e vicario apostolico di Hupeh (o Hu-pè) dal 17 settembre 1848[11][12], poi dal 24 gennaio 1860 visitatore apostolico dell'Impero di Cina e regni adiacenti[13].

Nel 1824 don Pietro Martire Beccaria Giorgi vendette molte proprietà appartenenti al monastero al Collegio Gesuitico di Genova; i Gesuiti rimasero a Montebello fino alla loro cacciata dal regno.

Il 20 maggio 1859 a Montebello fu combattuta un'altra celebre battaglia, preludio dell'unificazione d'Italia, durante la quale la cavalleria sardo-piemontese agli ordini del colonnello de Sonnaz e la fanteria francese guidata dal generale Forey costrinsero le forze austriache del generale Stadion a ritirarsi oltre il Po. Con il Decreto Rattazzi dello stesso anno Montebello passò sotto la Provincia di Pavia, mandamento XII di Casteggio, circondario IV di Voghera.

Con l'avvento della rivoluzione industriale a Montebello fu fondata a metà dell'Ottocento una fornace poi "Mole Patronale" in località Fornace che diede stimolo alla trasformazione dei gruppi di braccianti e piccoli artigiani in maestranze industriali. Ciò fece nascere anche la necessità di tutelare questi nuovi attori della scena sociale ed economica; così nel 1879 venne fondata da Pippo Venco la Società Operaia e Agricola di Mutuo Soccorso (SOAMS). La costruzione della sede (conosciuta come "Salone") iniziò nel 1907 con il progetto dell'ingegnere Vandoni e l'inaugurazione avvenne nel 1913. Il merito della società fu oltre all'attività mutualistica anche quello di fornire un punto di riferimento per la vita sociale attraverso l'organizzazione spettacoli, raduni, feste e balli.

Nel dopoguerra venne avviato un processo di edificazione che iniziò con la costruzione nel 1922 del nuovo edificio comunale con annesse scuole, trasferendoli così dal palazzo affacciato sul palazzo della Chiesa (la parte verso il Monumento al Cavalleggero di proprietà del comune, la parte restante dei Baroni De Ghislanzoni) che ne fu la sede a partire dal 1851. Questo fu inaugurato il 20 maggio 1924. Dello stesso periodo la realizzazione di viale Rimembranza. Sempre nel 1924 il marchese Gianni Lomellini, dopo aver lasciato il paese per divergenze politiche, vendette la villa alla società "Comm. Quirici Gerolamo e Figlio" di Rivanazzano, la quale dopo aver sopraelevato le dipendenze di un piano, portandole così ad altezza maggiore della villa, vi insediò una filanda. Nel 1932 Don Orione acquistò il complesso per trasformarlo in seminario.

Negli anni venti il paese fu dotato di rete per la distribuzione della corrente elettrica.

Tra il 1927 e il 1928 l'ufficio araldico romano assegnò a Montebello lo stemma della famiglia Delconte, che ne erano stati i primi feudatari.

Nel 1948 iniziarono i lavori per realizzazione dell'acquedotto comunale, seguiti nel 1960 e nel 1962 da quelli di asfaltatura delle strade e di metanizzazione rispettivamente.

In ricordo della battaglia di Montebello del 1859, con Decreto del presidente della Repubblica 21 gennaio 1958, n. 145 il comune di Montebello ricevette la nuova denominazione di "Montebello della Battaglia"[14].

Nel luogo dove si svolse la battaglia si trova l'Ossario "Bell'Italia"; è possibile visitarlo tutti gli anni la domenica prima del 20 maggio, quando per ricordare lo scontro si svolge un corteo al quale partecipano anche i Lancieri di Montebello.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma è stato concesso con regio decreto del 22 settembre 1927.[15]

«D'argento, all'albero al naturale su di un monte di verde, movente dalla punta dello scudo, accostato da due draghi affrontati e controrampanti, linguati ed illuminati di rosso; lo scudo è fregiato di ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone, concesso con D.P.R. del 24 novembre 1983[15], è un drappo partito di verde e di bianco.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa e il monastero ad essa associato secondo gli storici sono stati donati, assieme ad altri terreni circostanti, dalla famiglia Delconte ai monaci benedettini che ne hanno avuto il controllo fino 1484. Si crede che la chiesa esistesse già prima dell'arrivo dei Benedettini. Ma dal 1484, anno dell'arrivo dei Gerolamini, il monastero subì delle ricostruzioni che furono concluse nel 1666. A questa data risale il cedimento strutturale di una parte dell'edificio che ha portato alla costruzione di una nuova chiesa grazie ai fondi trovati dal generale dell'ordine dei Gerolamini, padre Floriano Marcellini, il quale assegnò il lavoro all'architetto Martino Taddei. Si possono notare alcune differenze rispetto alla chiesa antica, più piccola e provvista di due cappelle per ogni lato, ciascuna dotata di un altare in laterizio. Dal punto di vista storico, due sono le date da ricordare come fondamentali per l'edificio: il giorno 20 ottobre del 1647, durante il quale le truppe del principe Tommaso di Savoia saccheggiarono la cittadina, e l'anno 1686, quando fu portata la reliquia di San Felicissimo da Roma. L'inaugurazione ufficiale della chiesa avvenne nell'estate del 1675, ma i lavori di restauro si protrassero anche dopo il 1680.

Cappella Lomellini[modifica | modifica wikitesto]

La cappella fu fatta erigere nel 1890 dal Marchese Giò Batta Lomellini, quando il precedente cimitero che si trovava dietro all'ossario Bell'Italia fu trasferito nella posizione attuale. Per la realizzazione della cappella furono utilizzate parti provenienti dal Lazzaretto di Milano, quali le decorazioni in cotto presenti lungo gli archi, attorno al portale con timpano e sotto la copertura a cassettoni in legno, come testimoniato da una lastra di marmo del pavimento.

«Coi ruderi dello storico Lazzaretto di Milano i Marchesi Lomellini eressero M·D·CCC·XC»

Di proprietà del comune dal 1993, fu restaurata nel 1997[16].

Chiesa di Santa Maria in Loretana[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa sita nella frazione di Genestrello è di impianto cinquecentesco ed è databile intorno al 1480[17]. Presenta un'unica navata con quattro campate con volta a crociera. Gli edifici annessi sono adibiti ad uso di abitazione e presentano soffitti lignei.
Fu costruita in seguito a eventi miracolosi che si verificarono dove il pittore Domenico Bonvicini dipinse su due pilastri le immagini della Madonna Lauretana e di San Francesco rispettivamente. Nel 1608 il Marchese Cosimo Lunati fece costruire una cappella all'interno della quale si trovava il pilastro raffigurante la Madonna, ingaggiando anche un cappellano per celebrare le funzioni, in contrasto però con le norme del tempo poiché sarebbe spettato ai frati Gerolamini dare tale autorizzazione in quanto il territorio apparteneva alla parrocchia di Montebello. Non riuscendo Padre Nazario Sassi, priore del monastero di Montebello, il parroco e il Marchese Lunati a raggiungere un accordo, nel 1625 quest'ultimo si rivolse direttamente al Vescovo di Piacenza a all'Ordine dei Gerolamini, chiedendo l'autorizzazione a istituire una parrocchia autonoma e impegnandosi al suo sostentamento. Nacque così la Parrocchia di Genestrello.
Nel 1626 la cappella venne ampliata, anche per far fronte ai segni di cedimento dovuti ad un terreno ricco di acqua; i lavori furono affidati all'impresario Antonio de Melchioni su progetto dell'ingegnere pavese Giovanni Domenico Lobia e furono completati nel 1627. Nel 1677 il pilastro con l'immagine della Madonna fu sostituito con una statua in marmo. Nel 1826 nuovi lavori di restauro resi necessari dalle infiltrazioni di umidità furono finanziati dal Marchese Antonio Lunati. Il campanile originariamente posto sopra la sagrestia fu ricostruito nel 1848 nella posizione attuale dal parroco Don Antonio Maiocchi e accresciuto in altezza dotandolo di una terza campana proveniente dall'oratorio del Marchese Bellisomi.
I lavori di restauro si ripeterono anche nel 1933 e negli anni cinquanta e sessanta quando l'ultimo parroco Don Bruno Rolandi, su finanziamento della famiglia Mazza, fece erigere il portichetto all'ingresso e commissionò il rifacimento del pavimento e di alcuni affreschi.

Cimitero di Genestrello[modifica | modifica wikitesto]

Al momento dell'istituzione della parrocchia di Genestrello, avvenuta nel 1626, vennero costruite ulteriori tre stanze sottostanti all'oratorio che andavano ad aggiungersi a quella preesistenze riservata alla famiglia patronale che furono adibite a cimitero così come era uso dell'epoca. Questa la struttura così come riportato nel 1761 da monsignor Pietro Cristiani[18]:

«Vicino alla porta di detto Oratorio, alla mano destra un sepolcro per li huomini, a la mano sinistra un altro per le donne, più di sopra a la sinistra un sepolcro per li fanciulli, nel mezzo di detto oratorio un altro sepolcro particolare per Ill. Casa Lonati»

Intanto nel 1824 vennero promulgate le Regie Patenti che obbligavano i comuni a costruire i cimiteri al di fuori dei centri abitati. Le pratiche inerenti al cimitero di Genestrello iniziarono solo nel 1832, trovando l'opposizione del Marchese Antonio Lunati, in disaccordo con l'interpretazione comunale secondo la quale tutte le spese avrebbero dovuto essere sostenute da lui in quanto assuntosi l'onere della nomina del parroco e del sostentamento della parrocchia di Genestrello. Il contenzioso fu quindi portato di fronte al Ministero dell'Interno di Torino; solo il 1º giugno 1835 la Regia Intendenza di Voghera comunicò all'amministrazione comunale la decisione del Ministero di assegnare le spese a intero carico del comune, tenuto anche conto della disponibilità del Marchese di donare il terreno denominato "la guardia" (già precedentemente scelto dall'amministrazione) e posizionato sull'omonima collinetta. L'incarico di redigere il progetto del cimitero fu assegnato solo nel 1836 al sindaco ing. Beccaria e l'appalto per la costruzione fu assegnata al capomastro Pietro Zucchi, genero di Alessandro Marchesi, già agente del marchese Lunati e precedente sindaco. L'opera fu terminata il 2 novembre 1836 e consacrata il 30 novembre; la prima inumazione avvenne il 13 luglio 1837[19]. Il camposanto cadde in disuso nel 1936. Nel 1973 la contessa Peppi Coardi di Carpeneto Mazza (detta "La Signora") fece costruire un muretto perimetrale e porre una lapide commemorativa.

«Cimitero di Genestrello
1721 - 1936
La vita non è tolta ma trasformata
I nostri cari ci amano dal cielo
Come ci hanno amati sulla Terra
Preghiamo per loro
Riordinato A. D. 1973»

L'anno 1721 riportato sulla lapide è un errore, in quanto il camposanto fu consacrato soltanto alla fine del 1836.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

  • Castello Beccaria
  • Palazzo Bellisomi (“Castello Rosso”, 1747)
  • Palazzo Dal Pozzo
  • Palazzo De Ghislanzoni
  • Villa Gatti
  • Villa Lomellini
  • Villa Lunati Mazza (in frazione Genestrello)
  • Villa Maresco
  • Villa Veniali
  • Villa Serpi
  • Salone SOAMS: anticamente sede della Società Operaia e Agricola di Mutuo Soccorso, fu costruito nel 1907 e inaugurato nel 1913. Di proprietà dell'amministrazione comunale che lo restaurò nei primi anni novanta, è attualmente usato per organizzare incontri e manifestazioni.

Nel territorio comunale sono presenti anche interessanti nuclei rurali e cascine storiche, alcune in avanzate condizioni di degrado. Interessanti dal punto di vista storico e ambientale sono in particolare le cascine Ca' Nuova Ghiringhelli, Monticelli e Genestrello.

  • Cascina Borra
  • Cascina Casalino
  • Cascina Durona
  • Cascina dei Frati
  • Cascina Genestrello basso
  • Ca' Nuova Ghiringhelli
  • Cascina Monticelli
  • Cascina Prevostura
  • Cascina Pozzarello
  • Cascina Riccagioietta
  • Cascina Roccolo
  • Cascina Roveda

Monumenti[modifica | modifica wikitesto]

Ossario "Bell'Italia"[modifica | modifica wikitesto]

Ossario Bell'Italia (xilografia di Barberis).
L'ossario è eretto a memoria dei caduti della battaglia di Montebello del 20 maggio 1859 presso l'antico cimitero e contiene le spoglie dei soldati morti nel conflitto. Il camposanto fu trasferito nel 1890 e nel 1958, in occasione del centenario della battaglia, al suo posto dove avvenne lo scontro, è stato realizzato il "Parco Lancieri di Montebello". Il monumento fu progettato dallo scultore milanese Egidio Pozzi in forma di tempietto greco di stile dorico e realizzato in pietra di Verona. Venne inaugurato il 20 maggio 1882 da Tommaso di Savoia, allora Duca di Genova[20], e completato nel 1906 con l'aggiunta di ulteriori gradoni a quello preesistente alla base[21]. Soprannominato "(la) Bell'Italia" dagli abitanti del paese con riferimento alla statua posta in cima raffigurante l'Italia, la leggenda vuole che il volto della scultura riproduca le fattezze della moglie dell'artista, la montebellese Severina Minoprio. Fu restaurato nel 2009 in occasione del 150º anniversario dell'Unità d'Italia[22].

Monumento commemorativo Prima Guerra Mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Il monumento, voluto dal marchese Gianni Lomellini, fu realizzato su progetto del Barone ing. Giuseppe Bagatti Valsecchi e collocato inizialmente sul piazzale della parrocchia. Fu inaugurato il 27 giugno 1920 durante una cerimonia violentemente contestata da gruppi socio-anarchici[23]; rimase sulla piazza fino al 1959 quando in occasione del centenario della battaglia di Montebello venne spostato nel Parco Lancieri di Montebello.

Il Cavalleggero[modifica | modifica wikitesto]

La statua, inaugurata il 20 maggio 1868, fu realizzata dallo scultore milanese Bellora per commemorare i cavalleggeri che presero parte allo scontro del 1859. Il monumento, realizzato in marmo di Carrara, sorge in Piazza Indipendenza e raffigura un alfiere di cavalleria che impugna una sciabola e uno stendardo. Sul piedistallo sono riportate le seguenti parole:

«Onore a voi
cavalleggeri di Novara, di Aosta, di Monferrato
che il dì 20 maggio dell'anno 1859
nei campi di Montebello
coi ripetuti assalti sgominaste
l'invasore austriaco
pochi di numero. Eppure grande ajuto
alla vittoria
delle federate armi di Francia
Onore a voi che avete mostrato al Mondo
come il soldato italiano
a piedi a cavallo
non è secondo a nessuno de più lodati.»

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Viale Rimembranza[modifica | modifica wikitesto]

È il viale alberato realizzato nel 1924 che dalla Bell'Italia porta verso l'alto borgo. Ai bordi della strada, in corrispondenza dei tigli, sono piantate le targhe in bronzo commemorative dei montebellesi caduti durante la prima guerra mondiale. Ad essi è anche dedicato il monumento commemorativo all'interno del Parco Lancieri di Montebello.
  • Alberici Giuseppe di Angelo - Sergente 112º reggimento fanteria nato il 5 luglio 1893 in Argentina; morto il 10 gennaio 1917 sull'Altopiano di Asiago.[24]
  • Alberici Paolo di Angelo - Soldato 189ª batteria bombardieri, nato il 31 dicembre 1890 in Argentina; morto il 12 marzo 1918 in prigionia.[24]
  • Allegrini Angelo di Giovanni - Soldato 206º reggimento fanteria, nato il 5 giugno 1896 a Montebello; morto il 7 agosto 1916 nel Settore di Oslavia.[25]
  • Barbieri Carlo di Antonio - Caporale maggiore 2º reggimento genio, nato il 9 gennaio 1888 a Casteggio; morto il 4 novembre 1915 ad Udine.[26]
  • Barisonzi Carlo di Francesco - Sergente 4º reggimento bersaglieri, nato il 4 novembre 1888 a Montebello; morto il 18 luglio 1918 in prigionia.[27]
  • Bastianini Francesco di Pietro - Caporale 28º reggimento artiglieria da campagna, nato il 13 dicembre 1884 a Montebello; morto il 10 novembre 1915 nel Settore di Tolmino.[28]
  • Bianchi Francesco Domiziano di Achille - Sergente 209º reggimento fanteria, nato il 2 agosto 1892 a Montebello; disperso il 2 giugno 1916 sul Monte Novegno.[29]
  • Biscossa Anselmo di Giuseppe - Caporale 37º battaglione M.T., nato il 2 dicembre 1877 a Montebello; morto il 18 dicembre 1918 ad Alessandria.[30]
  • Boatti Gaetano di Giuseppe - Caporale maggiore 90º reggimento fanteria, nato il 24 febbraio a Montebello; morto il 18 agosto 1917 sul Carso.[31]
  • Boatti Giovanni Enrico di Angelo - Soldato 249º reggimento fanteria, nato il 21 maggio 1884 a Calvignano; morto il 17 giugno 1917 sul Carso.[31]
  • Bobbiesi Francesco di Felice - Soldato 155º reggimento fanteria, nato il 24 maggio 1885 a Santa Giuletta; morto il 23 aprile 1916 a Carpi.[31]
  • Bobbiesi Luigi Alberto di Giuseppe - Soldato 155º reggimento fanteria, nato il 15 dicembre a Branduzzo; morto il 28 luglio 1915 sul Monte San Michele.[31]
  • Brugna Giuseppe di Carlo - Soldato 155º reggimento fanteria, nato il 28 giugno 1892 a Montebello; morto il 16 settembre 1915 sul Monte San Michele.[32]
  • Bruschi Giuseppe di Terzo - Soldato 112º reggimento fanteria, nato il 19 marzo 1894 a Casteggio; morto il 16 luglio 1917 a Remanzacco.[33]
  • Carmelo Giuseppe Antonio di Alessio - Soldato IX reparto d'assalto, nato il 31 ottobre 1884 a Montebello; morto il 24 novembre 1917 sull'Altopiano di Asiago.[34]
  • Castagnola Francesco di Virgilio - Soldato 21º reggimento artiglieria da campagna, nato il 23 aprile 1885 a Bottarone; morto il 12 settembre 1918 ad Este.[35]
  • Castagnola Mauro di Virgilio - Sergente 986ª compagnia mitraglieri Fiat, nato il 24 gennaio 1882 a Bottarone; morto il 25 dicembre 1918 a Brescia.[35]
  • Faravelli Angelo di Ernesto - Sergente 234º reggimento di fanteria, nato il 17 gennaio 1888 a Montebello; morto il 6 ottobre 1918.[36]
  • Ferlini Luigi di Antonio - Soldato 250º reggimento fanteria, nato il 9 aprile 1897 a Montebello; morto il 10 novembre 1918 a Voghera.[37]
  • Ferlini Vittorio di Giovanni - Soldato
  • Girani Emilio di Delfino - Caporale reggimento cavalleggieri Guide (19°), nato il 16 luglio 1876 a Montebello; morto il 23 maggio 1918 a Montebello.[38]
  • Goriotti Carlo di Luigi - Soldato del 153º Reggimento Fanteria, 11ª Compagnia della "Brigata Novara", matricola 13913, nato il 5 febbraio 1885 a Pizzale; morto il 15 giugno 1916 nell'Ospedaletto da Campo n. 8 in Santorso in seguito a ferita da arma da fuoco al fegato. La salma è stata successivamente traslata in forma perenne nel Sacrario militare della Santissima Trinità a Schio alla tomba numero 1741.[39][40][41][42][43]
  • Gramegna Giacomo di Pietro Luigi - Soldato 155º reggimento fanteria, nato il 20 dicembre 1886 a Barbianello; morto l'8 novembre 1915 nell'ospedaletto da campo n.92.[44]
  • Incisa Francesco Pietro di Angelo - Soldato 155º reggimento fanteria, nato il 13 novembre 1891 a Val di Nizza; disperso il 17 agosto 1915 nel Settore di Tolmino.[45]
  • Lanzarotti Emilio - Soldato
  • Maggi Emilio di Giuseppe - Soldato 112º reggimento fanteria, nato il 20 maggio 1895 a Stradella; morto il 23 maggio 1917 sul Monte Santo.[46]
  • Marchesi Italo di Antonio - Sergente 155º reggimento fanteria, nato il 3 novembre 1891 a Montebello; morto il 21 ottobre 1915 sul Monte San Michele.[47]
  • Marchesi Severino di Vittorio - Soldato 76º reggimento fanteria, nato il 22 settembre 1886 a Voghera; morto il 23 maggio 1917 nel Settore di Tolmino.[48]
  • Massone Carlo di Albino - Caporale maggiore 163º reggimento fanteria, nato il 12 aprile 1887 a Casteggio; morto il 18 marzo 1918 sul Montello.[49]
  • Massone Giuseppe di Gaspare - Soldato 35º battaglione M.T., nato il 9 agosto 1877 a Montebello; morto il 14 ottobre 1916 a Varese.[49]
  • Massone Leone di Giuseppe - Soldato 201º reggimento fanteria, nato il 9 ottobre 1884 a Montebello; morto il 6 novembre 1916 a Schio.[49]
  • Massoni Emilio Angelo di Giuseppe - Soldato 84º reggimento fanteria, nato il 19 marzo 1879 a Montebello; morto il 7 dicembre 1917 a Caserta.[49]
  • Mezzadra Felice di Luigi - Decorato di Medaglia d'Argento al V. M. - Soldato reggimento cavalleggieri Guide (19°), nato il 12 luglio 1896 a Montebello; morto il 15 maggio 1916 sul Carso.[50]
  • Moglia Angelo di Carlo - Soldato 2º reggimento genio, nato il 24 settembre 1890 a Montebello; morto il 19 maggio 1917 sul Carso.[51]
  • Montagna Angelo di Luigi - Caporale 35º reggimento fanteria, nato l'8 giugno 1883 a Casteggio; morto il 9 giugno 1916 sul Monte Cengio.[52]
  • Montagna Luigi di Angelo - Decorato di Medaglia di Bronzo al V. M. - Sergente 1151ª compagnia mitraglieri Fiat, nato il 2 agosto 1887 a Montebello; scomparso in prigionia.[53]
  • Montagna Luigi di Francesco - Soldato 1º reggimento granatieri, nato il 14 aprile 1888 a Montebello; morto il 10 novembre 1916 sul Carso.[53]
  • Morini Clemente di Giuseppe - Soldato 3ª compagnia di sussistenza, nato il 19 maggio 1888 a Montebello; morto il 2 marzo 1918 a Ferrara.[54]
  • Mossi Giuseppe - Soldato
  • Olivieri Fortunato di Canuto - Caporale maggiore 5º reggimento bersaglieri, nato il 23 aprile 1895 a Portalbera; morto il 26 aprile 1920 a Montebello[55]
  • Pasotti Antonio di Angelo - Soldato 206º reggimento fanteria, nato il 17 gennaio 1898 a Montebello; disperso il 19 settembre 1917 sul Medio Isonzo.[56]
  • Perazzoli Giuseppe - Soldato
  • Perazzoli Mario di Alessandro - Caporale maggiore 43º reggimento fanteria, nato il 28 marzo a Montebello; disperso il 26 maggio 1917 sul Monte Santo.[57]
  • Piacentini Felice di Angelo Federico - Decorato di Medaglia d'Argento al V. M. - Aspirante ufficiale 43º reggimento fanteria, nato il 19 luglio 1895 a Montebello; morto l'11 giugno 1916 sul Monte Lemerle.[58]
  • Piccinini Giovanni - Sergente
  • Piccinini Oreste di Pietro - Soldato 1º reggimento granatieri, nato il 27 marzo 1894 a Campospinoso Albaredo; morto il 29 agosto 1916 a Voghera.[59]
  • Pisani Giovanni di Lamberto - Decorato di Medaglia d'Argento al V. M. - Sottotenente di complemento 259º reggimento fanteria, nato il 25 ottobre 1897 a Montebello; morto il 25 maggio 1917 su Carso.[60]
  • Pomo Pietro Enrico di Giuseppe - Soldato 12º reggimento bersaglieri, nato il 26 giugno 1895 a Castelletto di Branduzzo; morto il 13 ottobre 1916 nell'ospedale da campo n. 060.[61]
  • Pozzi Tullio - Caporale mitragliere
  • Rabuffi Carlo di Abramo - Sergente 7º reggimento bersaglieri, nato il 1º aprile 1895 a Montebello; morto il 22 novembre a Trieste.[62]
  • Rinaldi Ettore di Giovanni - Caporale 57º reggimento fanteria, nato il 14 maggio 1894 a Pinarolo Po; morto il 31 luglio 1918 ad Asti.[63]
  • Sampellegrini Mario di Pietro - Caporale maggiore 153º reggimento fanteria, nato il 1º aprile 1887 a Montebello; morto il 28 maggio 1917 sul Carso.[64]
  • Tacconi Angelo - Soldato
  • Veniali Giulio - Soldato

Gli Scaloni[modifica | modifica wikitesto]

Gli scaloni sono strutture in pietra, sasso e terra battuta che collegano i diversi livelli del paese seguendo la massima pendenza della collina.

Uno scalone è intitolato al generale Georges Beuret, deceduto nella battaglia del 20 maggio 1859; l'altro è dedicato al generale di corpo d'armata Ettore Galliani, nato a Pavia nel 1884, morto a Debra Berhan nel 1939 e sepolto ad Addis Abeba[65].

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[66]

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio di Montebello della Battaglia è ricompreso per circa metà della sua superficie nella pianura e per l'altra metà nella prima collina dell'Oltrepò, ossia fra le aree più fertili della Lombardia e con alto valore economico dei suoli agricoli. Ciò consente all'agricoltura (in particolare alla viticoltura) di mantenere un'importanza strategica nell'economia locale.

A metà Ottocento venne costruita in località Fornace una fornace poi diventata "Mole Patrone", che diede impulso alla trasformazione dei braccianti e artigiani in piccole maestranze industriali.

A partire dagli anni cinquanta l'attività agricola ha visto comunque una progressiva perdita di peso assoluto e relativo, compensata solo in parte, dal punto di vista occupazionale, dallo sviluppo di diverse attività produttive, soprattutto a carattere artigianale, nella valle del Coppa e lungo la strada Padana Inferiore.

Di notevole rilevanza il settore terziario. Nel 1974 fu realizzato sul territorio comunale il supermercato Carrefour, all'interno del quale molti montebellesi prima dediti ad attività agricole o operaie trovarono impiego. Questo però comportò anche la fine delle piccole attività commerciali e botteghe del paese. Il supermercato si è poi espanso fino ai giorni nostri diventando l'Iper Centro Commerciale Montebello, con rilievo a livello regionale, che rappresenta la principale risorsa economica del paese.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Segue l'elenco delle amministrazioni comunali dal 1985 ad oggi[67]:

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
23 giugno 1985 24 maggio 1990 Bruno Fiori PSI Sindaco Scadenza naturale mandato
24 maggio 1990 24 aprile 1995 Piero Bevilacqua Lista civica Sindaco Scadenza naturale mandato
24 aprile 1995 14 giugno 1999 Piero Bevilacqua Lista civica Sindaco Scadenza naturale mandato
14 giugno 1999 14 giugno 2004 Piero Bevilacqua Lista civica Sindaco Scadenza naturale mandato
14 giugno 2004 8 giugno 2009 Fabrizio Marchetti Lista civica Sindaco Scadenza naturale mandato
8 giugno 2009 26 maggio 2014 Fabrizio Marchetti Lista civica Sindaco Scadenza naturale mandato
26 maggio 2014 26 maggio 2019 Andrea Mariani Lista civica Sindaco Scadenza naturale mandato
26 maggio 2019 in carica Andrea Mariani Lista civica Sindaco

Gemellaggi[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 30 novembre 2023.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Polibio, Le storie di Polibio da Megalopoli volgarizzate sul testo greco dello Schweighauser e corredate di note da I. Kohen, Unione tipografico-editrice torinese, 1855, pp. 228-229. URL consultato il 7 maggio 2017.
  5. ^ a b Alessandro Fortunati, La villa di Ceresola presso Montebello.Per la corretta localizzazione di un’importante corte d’epoca carolingia, in Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, vol. CXX, Milano, Cisalpino, 2020, pp. 101-116.
  6. ^ Paul Fridolin Kehr, Regesta pontificum romanorum. Italia Pontificia, vol. 5, Berolini APVD Weidmannos, 1911, p. 533.
  7. ^ René Perin, Vie militaire de J. Lannes, Maréchal de l'Empire, Duc de Montebello, etc., etc., etc., Parigi, 1809, p. 196.
  8. ^ Encyclopædia Britannica Eleventh Edition, vol. 16, 1910-1911, p. 183.
  9. ^ Titre de duc de Montebello accordé à Jean Lannes, à la suite du décret du 19 mars 1808. Bayonne (1er juin 1808), in Archivi Nazionali di Francia, BB/29, n. 1035.
  10. ^ Casa de' Ghrinighelli, su Archivio di Stato di Torino.
  11. ^ Annuario Pontificio, Roma, 1862, p. 233.
  12. ^ Annuario Pontificio, Roma, 1862, p. 242.
  13. ^ Clara Bulfoni e Silvia Pozzi, Atti del XIII Convegno dell'Associazione Italiana Studi Cinesi. Milano, 22-24 settembre 2011, FrancoAngeli, 2014, p. 29.
  14. ^ Cambiamento della denominazione del comune di Montebello (Pavia) in quella di «Montebello della Battaglia», in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, n. 65, Roma, 15 marzo 1958, p. 1102.
  15. ^ a b Montebello, ora Montebello della Battaglia, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 2 gennaio 2023.
  16. ^ Cappella Lomellini - Associazione Mumbèl, su mumbel.it. URL consultato il 26 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).
  17. ^ Regione Lombardia, Chiesa di S. Maria in Loretana - complesso, Montebello della Battaglia (PV) - Architetture - Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato l'8 gennaio 2017.
  18. ^ Archivio Diocesano di Piacenza, 1761.
  19. ^ Cimitero di Genestrello, su mumbel.it (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  20. ^ Montebello, in Corriere della Sera, 21 maggio 1882.
  21. ^ La Bell'Italia - Associazione Mumèl, su mumbel.it (archiviato dall'url originale l'8 novembre 2014).
  22. ^ I luoghi della memoria - 150º anniversario dell'Unità d'Italia, su italiaunita150.it (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2014).
  23. ^ L'inaugurazione del monumento ai caduti e la gazzarra socio-anarchica, in L'idea popolare, Voghera, 4 luglio 1920. URL consultato il 26 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2013).
  24. ^ a b Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 9.
  25. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 16.
  26. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 53.
  27. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 59.
  28. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 65.
  29. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 105.
  30. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 117.
  31. ^ a b c d Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 119.
  32. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 168.
  33. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 172.
  34. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 207.
  35. ^ a b Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 220.
  36. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 348.
  37. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 355.
  38. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 443.
  39. ^ Fanteria - 153º e 154º reggimento, brigata Novara - Storia e Memoria di Bologna, su storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  40. ^ Ministero della guerra - Ufficio Storico, Brigate di fanteria : riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918, vol. 6, Roma, Libreria dello stato, 1924-1929, pp. 155-179.
  41. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 449.
  42. ^ Ministero della Difesa - Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti - Atto di morte
  43. ^ Ministero della Difesa - Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti
  44. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 451.
  45. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 470.
  46. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 512.
  47. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 539.
  48. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 540.
  49. ^ a b c d Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 560.
  50. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 576.
  51. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 587.
  52. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 597.
  53. ^ a b Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 598.
  54. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 607.
  55. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 631.
  56. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 654.
  57. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 669.
  58. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 678.
  59. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 682.
  60. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 688.
  61. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 698.
  62. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 717.
  63. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 745.
  64. ^ Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918 - Albo d'Oro, vol. 12, Roma, Ministero della Guerra, 1926, p. 790.
  65. ^ Alberto Arecchi (a cura di), Mille nomi nella storia di Pavia, Associazione culturale Liutprand, 1998, p. 61.
  66. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
  67. ^ Anagrafe Amministratori Comunali - Ministero dell'Interno, su amministratori.interno.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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