Pietro Cesarini

Giovanni Baglione, Ritratto di Pietro Cesarini, 16?. Olio su tela, 65,4 × 47,6 cm. Milano, Collezione Koelliker.

Pietro Cesarini (Roma, 1599 circa[1]Candia, 1647[2]) è stato un cavaliere medievale italiano.

Stemma Cesarini

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Roma da nobile famiglia, era figlio di Livia Orsini e Giuliano II Cesarini, duca di Civitanova, e fratello di Giangiorgio II, Virginio, Alessandro e Ferdinando.[3] Alla morte del padre, nel 1613, aveva quattordici anni, per cui la madre e il fratello Giangiorgio furono designati quali suoi tutori e curatori.[1]

Militò al servizio dell'esercito spagnolo di stanza nelle Fiandre; entrò nell'ordine dei cavalieri di Malta (la nomina avvenne il 7 gennaio 1629, prima dell'anno di noviziato e con poteri "fuori di convento" grazie a un breve pontificio[4]); quindi si arruolò nell'esercito della Repubblica di Venezia, che lo mandò a Candia (26 aprile 1642[5]) come sovrintendente della milizia italiana e corsa.[6] Passato alle dipendenze della Serenissima, si distinse nella difesa di Retimo (1646), nel contesto della Guerra di Candia.[3]

Il 14 febbraio 1616 partecipò come padrino dei due figli dell'ambasciatore di Spagna, Francisco de Castro, alla sontuosa giostra organizzata dall'ambasciatore, nel cortile di palazzo Fiano, in occasione del carnevale.[7][8] Dal 1625 fu di stanza nelle Fiandre, nel contesto della Guerra degli ottant'anni. Il 1º marzo 1625 giunse a Bruxelles con il napoletano Carlo Spinelli, mastro di campo.[9] Nel febbraio 1626 fu al centro di uno scandalo che richiese l'intervento del vescovo di Gand. Cesarini fu avvistato più volte in compagnia di una certa Isabelle de Liége. Per mettere fine allo scandalo il vescovo decise di far imprigionare la donna.[10] Cesarini non subì alcuna condanna, essendo stato raccomandato all'infanta, al generale Ambrogio Spinola e al cardinale La Cueva; un breve, del 22 maggio 1627, informa che l'infanta a sua volta lo segnalò a Urbano VIII.[11]

Del suo operato a Malta resta testimonianza nella corrispondenza di Fabio Chigi con Francesco Barberini, in cui si riporta anche di un duello mancato tra Cesarini e don Prospero Colonna, suo superiore. Ciò fu all'origine del suo allontanamento dall'isola, insieme a Serafina Daniela, una siciliana processata per stregoneria, la cui influenza su Cesarini fu additata tra le cause della condotta eterodossa del cavaliere.[12] Nel 1635 esisteva a suo carico anche un fascicolo dell'Inquisizione di Malta con l'accusa di aver cercato di appropriarsi di un libro proibito.[13] Nel novembre 1636, dopo aver ricevuto dall'estero una somma di 2500 scudi, con cui poté saldare i debiti contratti, fu libero di imbarcarsi per Napoli.[14]

La difesa di Etimo[modifica | modifica wikitesto]

Teodoro Ameyden riporta che fu soldato valoroso e che militò anche al servizio della Serenissima, a Candia; con il grado di mastro di campo combatté a fianco di Camillo Gonzaga.[8][15][3] Apostolo Zeno, in una pagina del Compendio della storia Veneta, scrive che il 20 ottobre 1646 Cesarini si rese protagonista, nel contesto della Guerra di Candia, della difesa di Rètimo da un assalto turco.[16]

Durante la permanenza a Candia si inimicò con Giannantonio Muazzo (1621-1702), un nobile nativo di Creta, al punto tale che questi si spinse ad attentare alla sua vita, come riportano dettagliatamente le Memorie della guerra di Candia di Giovanni Comneno Papadopoli.[17][18]

Nel 1643 fu indagato dall'Inquisizione di Stato di Venezia. Un fiorentino, Francesco Marzopino, che era solito servire nella casa di Cesarini, si inimicò con lui, e per questo fece circolare la voce che Cesarini, allora generale delle truppe di Creta, fosse in procinto di trattare la vendita di parte o dell'intera isola con un potentato. La denuncia, partita da Sansone Porcellaga – esponente di una potente famiglia bresciana – a cui Marzopino si era rivolto, mise in moto l'intero ordinamento della Serenissima. Per questo, quando il servo, interrogato più volte, rivelò l'infondatezza dell'accusa, la reazione degli inquisitori fu decisa e severa; l'accusato era del resto "un soggetto grande nel Governo delle armi".[19]

Cesarini morì durante un'epidemia di peste, a Candia, nel 1647.[2]

Mecenate di Francesco Fieravino detto il Maltese[20], di Pietro Cesarini esiste un ritratto, facente parte della Collezione Koelliker, realizzato dal pittore romano Giovanni Baglione.[21] A Cesarini Giovanni Ciampoli dedicò un componimento poetico.[22]

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giuliano Cesarini, I marchese di Civitanova Giangiorgio Cesarini  
 
Marzia Sforza di Santa Fiora  
Giovan Giorgio Cesarini, II marchese di Civitanova  
Giulia Colonna Prospero Colonna, duca di Traetto  
 
Isabella Carafa di Maddaloni  
Giuliano Cesarini, I duca di Civitanova  
Alessandro Farnese il Giovane Pier Luigi Farnese, duca di Parma e Piacenza  
 
Gerolama Orsini  
Clelia Farnese  
 
 
 
Pietro Cesarini  
Ferdinando I Orsini, V duca di Gravina Francesco Orsini, IV duca di Gravina  
 
Maria Todeschini Piccolomini d'Aragona  
Virginio Orsini, I duca di San Gemini  
Beatrice Ferrillo Giacomo Alfonso Ferrillo, conte di Acerenza e Muro Lucano  
 
Maria Balsa  
Livia Orsini di San Gemini  
Bonifacio Caetani, IV duca di Sermoneta Camillo Caetani, III duca di Sermoneta  
 
Beatrice Caetani d'Aragona  
Giovanna Caetani  
Caterina Pio di Savoia Alberto III Pio di Savoia, VIII signore di Carpi  
 
Cecilia Orsini  
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Patrizia Rosini, Documenti di Casa Cesarini nel Fondo Chiesa del Gesù dell'Archivum Romanum Societatis Iesu (ARSI), su academia.edu, p. 19.
  2. ^ a b Giovan Battista Nani, Istoria della repubblica veneta: tomo nono, Venezia, appresso il Lovisa, 1720, p. 129.
  3. ^ a b c Nicola Ratti, Notizie delle famiglie: Della famiglia Cesarini, in Della famiglia Sforza: parte II, Roma, Salomoni, 1795, p. 264.
  4. ^ Bartolomeo dal Pozzo, Istoria della Sacra religione e illustre milizia di San Giov. Gerosolimitano, 1571-1636, 1703, p. 777.
  5. ^ Vincenzo Forcella (a cura di), Catalogo dei manoscritti riguardanti la storia di Roma che si conservano nella Biblioteca Vaticana, Torino, Roma, Firenze, Fratelli Bocca e c., 1881, p. 250.
  6. ^ Raffaele Maria Filamondo, Il genio bellicoso di Napoli, Napoli, ad istanza del Parrino, 1694, p. 627.
  7. ^ BAV, Urb. lat. 1084, c. 74v.
  8. ^ a b Filippo Clementi, Il carnevale romano nelle cronache contemporanee, Roma, F. Setth, 1899, p. 356.
  9. ^ Bernard de Meester, p. 604.
  10. ^ Bernard de Meester, p. 705.
  11. ^ Bernard de Meester, p. 605.
  12. ^ Vincent Borg, p. 185.
  13. ^ Archivio dell'Inquisizione di Malta, vol. 170, caso 156, 8 febbraio 1635.
  14. ^ Vincent Borg, p. 195.
  15. ^ Alberto Guglielmotti, Storia della Marina pontificia: 8: La squadra ausiliaria della marina romana a Candia ed alla Morea, Roma, Voghera Carlo, 1883, p. 88. Vittorio Siri, Il Mercurio ovvero historia de' correnti tempi: tomo ottavo, Casale, per Giorgio del Monte, 1667, p. 584.
  16. ^ Apostolo Zeno, Compendio della storia Veneta di A. Z., Venezia, Tip. Bonvecchiato, 1847, p. 198.
  17. ^ Zuanne Papadopoli, L'occio, Venezia, Hellenic Institute of Byzantine studies, 2007, p. 73.
  18. ^ Emmanuele Antonio Cicogna, Delle inscrizioni veneziane - Raccolte ed illustrate, III, Venezia, 1834, pp. 394-395.
  19. ^ Flaviano Capretti, Mezzo secolo di vita vissuta a Brescia nel Seicento, Brescia, Scuola Tip. Opera Pavoniana, 1934, pp. 543-548. URL consultato il 13 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 14 febbraio 2017).
  20. ^ Keith Sciberras, Three Paintings by Francesco Noletti at the Bilbao Fine Arts Museum (PDF), in Bulletin, Museo de Bellas Artes de Bilbao, n. 8, 2010, p. 9.
  21. ^ Francesco Petrucci, Maria Elisa Tittoni, Il principe romano: ritratti dell'aristocrazia pontificia nell'età barocca, Roma, Gangemi, 2007, p. 30.
  22. ^ Giovanni Ciampoli, Rime scelte, Roma, Fabio di Falco, 1666.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]