Carrosio

Carrosio
comune
Carrosio – Stemma
Carrosio – Bandiera
Carrosio – Veduta
Carrosio – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Piemonte
Provincia Alessandria
Amministrazione
SindacoCorrado Guglielmino (lista civica Per Carrosio) dal 13-6-2022
Territorio
Coordinate44°39′33″N 8°49′57″E / 44.659167°N 8.8325°E44.659167; 8.8325 (Carrosio)
Altitudine254 m s.l.m.
Superficie6,92 km²
Abitanti486[1] (30-6-2023)
Densità70,23 ab./km²
Comuni confinantiArquata Scrivia, Gavi, Voltaggio
Altre informazioni
Cod. postale15060
Prefisso0143
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT006035
Cod. catastaleB840
TargaAL
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[2]
Cl. climaticazona E, 2 695 GG[3]
Nome abitanticarrosiani
Patronosanta Croce
Giorno festivo14 settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Carrosio
Carrosio
Carrosio – Mappa
Carrosio – Mappa
Mappa del comune di Carrosio all'interno della provincia di Alessandria
Sito istituzionale

Carrosio (Carreuxo in ligure, Careugio in piemontese) è un comune italiano di 486 abitanti della provincia di Alessandria in Piemonte, situato sulla sponda sinistra del torrente Lemme.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Presente già diversi secoli prima di Cristo tra gli insediamenti liguri “di montagna” e al centro di una fitta rete di scambi con quelli “di mare” (documentata dalla “Tavola di bronzo del Polcevera” del 117 a.C. oggi esposta a Isosecco), fu distrutto dal console Lucio Emilio Paolo poco prima del 200 a.C. e i suoi abitanti in gran parte deportati o dispersi.

L’insediamento di Meo[modifica | modifica wikitesto]

Questi ultimi si rifugiarono sulle colline circostanti, ricostruendo il villaggio nella località ancora oggi nota come “Meo” (poiché i suoi abitanti erano soliti ripetere la frase Carystum pagus meus, ossia “Carrosio villaggio mio"). Dopo il X secolo d.C. ebbe inizio la ridiscesa degli abitanti per riformare il vecchio insediamento, complice il rischio sempre maggiore di frane: ancora oggi Meo è infatti una collinetta a forma di cono spezzato che si erge solitaria al centro di una depressione nella quale convergono i torrenti che scendono dai colli vicini, e nessuna traccia rimane ormai di quello che fu il villaggio che vi sorse sopra: l’unica costruzione ivi presente è la Chiesetta di Santa Maria dell’Ascensione, ricostruita nel 1914 su uno spuntone che resiste tenacemente all’erosione secolare e a cui tradizionalmente i carrosiani si recano il giorno dell’Ascensione per consumare un pic-nic nel prato dopo la Santa Messa[4].

Il ritorno all’antico insediamento[modifica | modifica wikitesto]

Il nome Carroxium appare, per la prima volta, in un documento del 1144. Nel 1185, invece, con sentenza promulgata dall’Imperatore Federico II, la strada tra Voltaggio e Gavi (transitante quindi per Carrosio) fu dichiarata libera ai mercanti d’Italia.

Gli elevati balzelli applicati dai marchesi di Gavi costrinsero però i mercanti a cercare un percorso alternativo: a questo scopo risultò perfetto il vecchio insediamento di Meo, facilmente difendibile per la sua posizione elevata e ottimo “snodo” per i viandanti verso Rigoroso.

Nel 1144 i signori di Montaldeo prestarono fedeltà alla Superba metà del loro feudo e garantirono il possesso di Voltaggio, Fiaccone (oggi Fraconalto) e Amelio (altro nome di Meo); due anni dopo, i signori di Gamondio (oggi noto come Castellazzo Bormida) si impegnarono ad assistere Genova nella gestione dei tre possedimenti.

La situazione non fu però sempre pacifica: nel 1192 i Consoli di Alessandria si impegnarono ad aiutare Genova nel possesso dei castelli di Montaldeo, Aimero, Tassarolo e Pasturana oltre a quelle stabilite già in zona: con Gavi ormai “rassegnata” a chiedere a sua volta l’alleanza con Genova, Amelio passò ad essere un punto di snodo – per quanto cruciale – al servizio della Superba, frequentato non solo da genovesi, ma anche da mercanti milanesi e pavesi, che da Tortona risalivano verso la costa ligure[5].

Per tutti i secoli XII, XIII e XIV questa via costituì così il raccordo trasversale che collegava le valli del Lemme e dello Scrivia, col beneplacito dei Consoli della Repubblica di Genova.

Il declino di Aimero (Meo) e la “rinascita” di Carrosio[modifica | modifica wikitesto]

L’aumento delle frane e la progressiva diminuzione dell’importanza di Aimerio (nei documenti dell’epoca citata anche come Amelio) per via del passaggio sempre maggiore dei mercanti verso la via lungo il Lemme, facilitata dagli accordi con Gavi, causò un rapido declino dell’insediamento, coi suoi abitanti che si sparsero negli insediamenti vicini: quello più “scelto” fu appunto quello di Carrosio.

Alcuni gruppi familiari mantennero le proprie origini di Amelio nel cognome: fra questi gli Ameri, gli Amelio e gli Imelio. Nei secoli successivi, questi cognomi figurarono spesso nei documenti delle famiglie nobiliari e nei registri della Chiesa, tra le alte cariche locali[6]; nel frattempo, il villaggio crebbe a ritmi lenti ma constanti.

Nel marzo del 1625 i franco-savoiardi comandati da Carlo Emanuele I di Savoia invasero il territorio di Carrosio, affrontando i genovesi alleati con gli spagnoli. In un primo momento la ebbero vinta, sfondando le linee di difesa dei liguri, ma furono fermati successivamente a Malpertuso, vicino a Montanesi, dove oggi sorge il Santuario di Nostra Signora della Vittoria, e il 21 giugno 1625 abbandonarono definitivamente Carrosio.

Passato ai Savoia nel 1735, divenne una enclave sabauda all'interno della Repubblica di Genova. Abolito il feudo nel 1798, fu protagonista di una rivolta giacobina contro il governo piemontese, che si risolse in un attacco al castello di Serravalle – fallito – da parte di 2000 rivoluzionari; i superstiti furono braccati dagli abitanti dei paesi vicini e uccisi “come uomini miscredenti e nemici di ogni autorità”.

Dopo le vittorie napoleoniche e la ricostruzione della Repubblica Ligure, Carrosio entrò a far parte, con decreto del 4 settembre 1802, di uno dei 18 cantoni della “giurisdizione del Lemo”, con municipio e tre giudici di pace.

Tre anni dopo, la Repubblica Ligure venne incorporata nell’impero francese, e francesi divennero leggi e pratiche anche a Carrosio: il sindaco si chiamava “Maire” e gli atti ufficiali dovevano essere redatti in lingua francese.

Nel 1812 fu ospitato nel “Roccone” di Carrosio il Papa Pio VII, avviato all’esilio di Fontainebleau: una lapide murata nel frontale del palazzo ne rende testimonianza.

Dopo la caduta di Napoleone, al Congresso di Vienna si deliberò l’annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna: il paese tornò quindi definitivamente tra i domini sabaudi, e il 2 settembre del 1815 re Vittorio Emanuele I e la regina Maria Teresa d'Austria-Este attraversarono Carrosio, festeggiatissimi dalla popolazione locale[7].

Dal XX secolo ad oggi[modifica | modifica wikitesto]

All’inizio del XX secolo Carrosio contava circa 900 abitanti; numerosi furono però gli emigrati verso l’America settentrionale e meridionale, soprattutto Argentina e Uruguay.

Monumento ai caduti

Su iniziativa del dottor Felice Costa, per lunghi anni sindaco del paese, fu eretto nel 1922 un obelisco dedicato alla memoria dei caduti durante la Prima guerra mondiale[8].

Anche la Seconda guerra mondiale coinvolse amaramente Carrosio:

Il 27 giugno 2023 Carrosio ha accolto Alberto II di Monaco: il principe ha visitato il municipio, le antiche mura del "Roccone" e la Chiesa di Santa Maria Assunta, dopodiché, con una cerimonia ufficiale, è stato investito della cittadinanza onoraria del paese.

Tale iniziativa ha suggellato i forti legami tra Carrosio e i Grimaldi, che controllarono la fortezza di Carrosio tra il 1248 e il 1251[11], facendone così uno dei "Siti storici Grimaldi"[12]. L'evento è oggi commemorato da una apposita targa posta accanto alla porta di ingresso del municipio.

Il municipio

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma e il gonfalone del comune di Carrosio sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 12 febbraio 1962.[13] Lo stemma si può blasonare: d'azzurro, a due spade d'argento, passate in decusse, accompagnate nel cantone sinistro del capo da una fontana con due zampilli, dello stesso. Si tratta di una composizione desunta dai cenni sul paese contenuti nell'opera di G. Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, vol. VII Torino 1845.[14] Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di azzurro.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Di interesse, fra le molte costruzioni che hanno conservato l'aspetto medievale, il palazzo Migliorati Gavotti in cui sostò papa Pio VII durante il viaggio verso Fontainebleau (attualmente sede del municipio).

All'interno della chiesa parrocchiale dell'Assunta, risalente al XVII secolo, si trova una Madonna della scuola del Maragliano.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[15]

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
18 giugno 1985 26 maggio 1990 Gian Carlo Davico Democrazia Cristiana Sindaco [16]
26 maggio 1990 24 aprile 1995 Carlo Massa Democrazia Cristiana Sindaco [16]
24 aprile 1995 14 giugno 1999 Carlo Massa centro Sindaco [16]
14 giugno 1999 6 aprile 2001 Carlo Massa lista civica Sindaco [16]
27 aprile 2001 28 maggio 2002 Paola Fioravanti - Commissario prefettizio [16]
8 giugno 2002 29 maggio 2007 Renzo Davide Musso lista civica Sindaco [16]
28 maggio 2007 7 maggio 2012 Valerio Cassano lista civica Sindaco [16]
7 maggio 2012 12 giugno 2017 Valerio Cassano lista civica Per Carrosio Sindaco [16]
12 giugno 2017 13 giugno 2022 Valerio Cassano lista civica Per Carrosio Sindaco [16]
13 giugno 2022 in carica Corrado Guglielmino lista civica Per Carrosio Sindaco [16]

Altre informazioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Carrosio fa parte della Unione dei Comuni composta da Carrosio, Parodi Ligure, Fraconalto e Voltaggio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 30 giugno 2023.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Roberto Benso, 1-3, in Carrosio - Il mito e la realtà, 1976.
  5. ^ Roberto Benso, 3, in Carrosio - Il mito e la realtà, 1976.
  6. ^ Roberto Benso, 4, in Carrosio - Il mito e la realtà, 1976.
  7. ^ Roberto Benso, 12, in Carrosio - Il mito e la realtà, 1976.
  8. ^ a b c d Roberto Benso, 14, in Carrosio - Il mito e la realtà, 1976.
  9. ^ Massacro della Benedicta, su www.polcevera.net. URL consultato il 28 dicembre 2023.
  10. ^ Deportati in KL catturati nell'ambito del rastrellamento della Benedicta (PDF), su benedicta.org.
  11. ^ Carrosio, oggi la storica visita del principe Alberto di Monaco, su novionline.ilpiccolo.net, 27 giugno 2023. URL consultato il 28 dicembre 2023.
  12. ^ I siti storici, su Siti storici Grimaldi di Monaco. URL consultato il 28 dicembre 2023.
  13. ^ Carrosio, decreto 1962-02-12 DPR, concessione di stemma e gonfalone, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 24 ottobre 2021.
  14. ^ Storia e descrizione dello stemma comunale, su Comune di Carrosio. URL consultato il 9 luglio 2023.
  15. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  16. ^ a b c d e f g h i j http://amministratori.interno.it/

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Storia di Carrosio, ilmonferrato.info.

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