Ugo De Carolis (1899-1944)

Ugo De Carolis
NascitaCaivano, 18 marzo 1899
MorteRoma, 24 marzo 1944
Cause della morteassassinato nell'eccidio delle Fosse Ardeatine
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaArditi
Carabinieri
CorpoFronte Militare Clandestino
UnitàFronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri
RepartoStato Maggiore
Anni di servizio19171944
GradoMaggiore
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneResistenza romana
BattaglieBattaglia del solstizio
Seconda battaglia dell'Ogaden
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Ugo De Carolis (Caivano, 18 marzo 1899Roma, 24 marzo 1944) è stato un ufficiale e partigiano italiano che, nel corso della seconda guerra mondiale, fu martire dell'eccidio delle Fosse Ardeatine e venne insignito della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Fu decorato anche con una Medaglia d'argento e una di bronzo al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Caivano (vicino a Napoli) il 18 marzo 1899,[2] penultimo dei sette figli (sei maschi e una femmina) di Federico dei marchesi de Carolis, alto magistrato, e di Beatrice Fossataro.[N 1] All'età di diciotto anni partecipò alla prima guerra mondiale con il grado di sottotenente nel XII Reparto d'assalto, combattendo sul fronte del Piave e nel giugno 1918 prese parte al combattimento di Lasson; fu decorato con la Medaglia d'argento al valor militare e ricevette la promozione a tenente.[1]

Nel 1921 passò nell'Arma dei Carabinieri e prestò servizio a Trento e a Trieste. Nel 1924 fu trasferito in Tripolitania, prendendo parte alle operazioni di riconquista della colonia e svolgendo anche incarichi politici.[1] Rientrato in Patria nel 1926, prestò successivamente servizio nella Legione di Roma e presso la Scuola centrale di Firenze.[1] Promosso capitano nel 1934, il 22 febbraio 1936 partì volontario per la Guerra d'Etiopia e in Somalia partecipò all'offensiva dell'Ogaden, distinguendosi alla testa della 4ª Banda autocarrata Reali Carabinieri nella conquista di Gunu Gadu e conseguendo la Medaglia di bronzo al valor militare.[1]

Nel 1937 ritornò in Italia, divenendo aiutante maggiore della Legione di Trieste e poi comandante della Compagnia Tribunali di Roma.[1] Promosso maggiore nel maggio 1942, entrò a far parte della Commissione Italiana d'Armistizio con la Francia (CIAF).[1]

Conobbe nel 1935 Rosa Marturano,[N 2] che sposò a Taranto, nella cattedrale di San Cataldo, il 3 luglio del 1937. L'anno seguente nacque il primogenito, Paolo; in seguito nasceranno i gemelli Nicoletta ed Enrico.

Nella Resistenza[modifica | modifica wikitesto]

Alla data dell'8 settembre 1943 era di stanza a Torino, ma in seguito alla proclamazione dell'armistizio rientrò a Roma ed entrò in contatto con il Fronte Militare Clandestino.[1] Nominato Capo di stato maggiore del Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri, passò in clandestinità e fu attivissimo nella resistenza romana. Nonostante pendesse su di lui una taglia di 50.000 lire, continuò a spostarsi con un lasciapassare falso intestato a Roberto Tessitore.

Il 23 gennaio del 1944, a seguito di una delazione, fu catturato dalla Gestapo a casa di Elena Hoehn, amica di famiglia del colonnello Giovanni Frignani,[3] assieme a quest'ultimo, a sua moglie e al capitano Raffaele Aversa. De Carolis, Frignani ed Aversa avevano partecipato all'arresto di Mussolini il 25 luglio 1943; tutti e tre furono torturati dai nazisti del colonnello Herbert Kappler nell'edificio di via Tasso.

Lo stesso argomento in dettaglio: Eccidio delle Fosse Ardeatine.

Morì il 24 marzo 1944 nell'eccidio delle Fosse Ardeatine assieme ad altri 334 prigionieri.[1] Venne decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Commemorazioni[modifica | modifica wikitesto]

Alla memoria del maggiore Ugo de Carolis sono intitolati i seguenti luoghi:

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capo di S.M. del Comando dei CC.RR. del fronte militare della resistenza diede tutto se stesso all’organizzazione. Sprezzante dei gravissimi rischi cui si esponeva, affrontò impavido i pericoli e le insidie della polizia nazifascista che lo perseguitava e lo ricercava. Arrestato dalla « Gestapo », subì per due mesi nelle prigioni di via Tasso le più inumane torture per mantenere il segreto dell’attività clandestina dei CC.RR. Martoriato, con lo spirito fieramente drizzato contro i nemici della Patria, piegava il corpo solo sotto la mitraglia del plotone di esecuzione. Fronte della Resistenza - Fosse Ardeatine, ottobre 1943 - 24 marzo 1944.[6]»
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«In ripetute giornate di lotta, prima alla testa del suo plotone e poi quale comandante volontario di varie pattuglie di combattimento, compì brillantemente le sue mansioni, battendosi con valore e riportando utili informazioni. Ferito al capo, mentre animosamente era riuscito a fugare un gruppo di mitraglieri nascosti nel grano, continuava nella lotta, resistendo agli inviti di recarsi al posto di medicazione dove fu poi trasportato per esplicito ordine del suo comandante. Fossetta e capo d'Argine (Piave), 17-18 luglio 1918
— Regio Decreto 31 maggio 1923[7]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di Centuria CC.RR autocarrata la guidò con slancio, valore e perizia durante un aspro combattimento, contribuendo validamente all'esito vittorioso dell'azione. Gunu Gadu, 24 aprile 1936
— Regio Decreto 2 dicembre 1937[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Due fratelli maggiori, Enrico e Paolo, morirono durante la prima guerra mondiale.
  2. ^ Originaria di Taranto figlia di Marturano e di Aure Messina (figlia del generale Giuseppe Messina). Ugo e Rosa erano cugini di terzo grado, poiché la moglie del generale era Adele de Carolis, cugina del padre di Ugo.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Combattenti Liberazione.
  2. ^ a b Carabinieri.
  3. ^ Carabinieri.
  4. ^ Luciana Frapiselli, Undici strade per undici martiri, in Monte Mario, n. 222, Roma, Associazione degli Amici di Monte Mario, Marzo 2004, p. 3.
  5. ^ Lastra alla M.O.V.M. al Magg. Ugo De Carolis – Compagnia CC – Alcamo | Pietre della Memoria, su pietredellamemoria.it. URL consultato il 9 maggio 2019.
  6. ^ Sito web del Quirinale
  7. ^ Bollettino Ufficiale MDE 1923, pagina 1596.
  8. ^ Bollettino Ufficiale 1938, pag.401.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Elena Aga Rossi, Una nazione allo sbando. 8 settembre 1943, Bologna, il Mulino, 2003, ISBN 978-88-15-11322-1.
  • Mario Avagliano, Enrico Nistri e Marco Rossi, Il partigiano Montezemolo. Storia del capo della resistenza militare nell'Italia occupata, Milano, Baldini & Castoldi s.r.l., 2014, ISBN 88-6865-424-5.
  • Aldo Cazzullo, Possa il mio sangue servire. Uomini e donne della resistenza, Milano, Rizzoli, 2015.
  • Roberto Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Torino, Einaudi, 1964.
  • Alessandro Portelli, L'ordine è già stato eseguito: Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Roma, Donzelli editore, 1999, ISBN 88-7989-457-9.
  • Mario Ragionieri, Enrico Nistri e Marco Rossi, 25 luglio 1943: il suicidio inconsapevole di un regime, Roma, Ibiskos Editore, 2007, ISBN 88-546-0152-7.
Periodici
  • Carlo Maria Magnani, Le fosse ardeatine, in Il Nastro Azzurro, n. 4, Roma, Istituto del Nastro Azzurro, luglio-agosto 2013, pp. 8-9.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]