Armando Di Natale

Armando Di Natale (Siracusa, 1941Novi Ligure, 11 ottobre 1982) è stato un mafioso italiano, legato a Cosa Nostra.

Dopo la strage di via Carini, dove rimasero uccisi Carlo Alberto dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo, divenne un pentito che collaborava nonostante pendesse sulla sua testa anche un mandato di cattura[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Aveva precedenti per omicidi e traffico di droga e la sua situazione di "pentito" braccato dalla legge lo metteva in una posizione scomoda[2]. Prima di essere ucciso per non aver diviso il ricavato di metà di una partita di hashish di 600 chili che era andato a prendere in nave in Marocco e venne sequestrato dagli uomini del boss Nunzio Salafia per indurlo a confessare, ma venne liberato senza aver rivelato il posto dove aveva nascosto la somma ma terrorizzato si rifugiò nella questura di Palermo[3][4].

Venne colpito con due colpi di pistola 7,65 mm la sera di domenica 10 ottobre nei pressi del casello di Vignole Borbera sull'autostrada A7 mentre andava con la moglie e la figlia in direzione Genova ed era in fuga verso la Costa Azzurra o la Corsica dopo che era stato interrogato a Palermo martedì[5]; venne inizialmente soccorso da un automobilista e intervennero la Polizia stradale di Genova Sampierdarena e l'ambulanza che lo trasportò in fin di vita all'Ospedale San Giacomo di Novi Ligure, dove arrivò alle 23:15, mori alle 00:30 senza aver mai ripreso conoscenza[6]. La moglie e la figlia vennero sequestrate e forse uccise[7].

Grazie a Di Natale erano stati possibili gli ordini di cattura per Nunzio Salafia, Salvatore Genovese e Antonio Ragona, emessi dal giudice istruttore Giovanni Falcone, che aveva emesso anche emesso un ordine di cattura nei suoi confronti[8][9].

Rimangono ancora ignoti gli autori del delitto di Di Natale e della scomparsa (e probabile omicidio) di moglie e figlia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 16 Giugno 1982, Palermo. "Strage della Circonvallazione" in cui perirono i carabinieri Salvatore Raiti, Silvano Franzolin e Luigi Di Barca, e Giuseppe di Lavore, autista del furgone
  2. ^ La Stampa, 13 ottobre 1982, p. 25
  3. ^ La Stampa, 10 novembre 1982, p. 7
  4. ^ La Stampa, 4 agosto 1984, p. 13
  5. ^ La Stampa, 13 ottobre 1982, p. 7
  6. ^ La Stampa, 12 ottobre 1982, p. 27
  7. ^ La Stampa, 13 ottobre 1982, p. 15
  8. ^ La Stampa, 12 ottobre 1982, p. 7
  9. ^ Saverio Lodato, Dieci anni di mafia: la guerra che lo Stato non ha saputo vincere, 1992

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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