Brigata Estense

Regia Ducale Brigata Estense
Stemma del Ducato di Modena e Reggio
Descrizione generale
Attivo1859-1863
Nazione Governo in esilio del Ducato di Modena e Reggio
Servizio1859-1863
Dimensioneda 3.600 (1859) a 5.000 (1863)
DecorazioniMedaglia dell'emigrazione
Comandanti
Degni di notaAgostino Saccozzi
Simboli
Bandiera[1]
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Regia Ducale Brigata Estense era la denominazione assunta dall'esercito del Ducato di Modena e Reggio che seguì nell'esilio il duca Francesco V d'Este dall'11 giugno 1859, data della definitiva partenza da Modena, al 24 settembre 1863, data dello scioglimento a Cartigliano nel Veneto. Composta inizialmente da circa 3 600 uomini, contava al momento dello scioglimento su 2 722 effettivi.

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Esercito del Ducato di Modena e Reggio.

Sin dalla caduta del Regno italico, il restaurato signore del Ducato di Modena e Reggio, Francesco IV aveva provveduto ad armare un piccolo esercito, cui non mancarono neppure le cure del successore Francesco V, sul trono dal 1846.

La piccola armata era strettamente legata e dipendente dal corpo di occupazione austriaco nel Lombardo-Veneto, ma da essa emersero alcuni militari, fra i Manfredo Fanti, che ebbe un ruolo importante nella nascita dell'esercito italiano.

L'armata acquisì uno spirito di corpo e fedeltà alla casa austro-estense. Tanto che Francesco IV poté portarla con sé in occasione della sua fuga a Mantova del 1831, trascinandosi dietro Ciro Menotti in catene. Il figlio Francesco V poté fare lo stesso nel 1848 eppoi, nel 1849 dopo la battaglia di Novara, condurre la brigata al seguito del d'Aspre all'occupazione del Granducato di Toscana.

Fine del Ducato di Modena e Reggio[modifica | modifica wikitesto]

A fine aprile 1859, con lo scoppio della seconda guerra d'indipendenza italiana e la caduta del governo granducale nella confinante Toscana, le truppe estensi stanziate nei territori confinanti con il Regno di Sardegna vennero mobilitate. Il 28 maggio le guarnigioni di Massa, Carrara e Montignoso furono fatte ripiegare su Fivizzano[2]. Il 29 aprile e il 12 maggio si registrarono alcune scaramucce attorno al borgo di Fosdinovo tra l'esercito estense e i Cacciatori della Magra filo-piemontesi, decisi quest'ultimi a dilagare in Lunigiana. Nel frattempo, il 2 maggio, il regno sardo aveva dichiarato guerra al ducato di Modena e Reggio mentre nel vicino Stato parmense la duchessa reggente Luisa Maria aveva lasciato temporaneamente la capitale.

Con lo sbarco del V Corpo d'armata francese a Livorno, il governo estense decise di richiamare tutte le truppe stanziate in Lunigiana e in Garfagnana sul versante emiliano dell'Appennino, mentre venivano fatte affluire da Bologna un battaglione austriaco. Per fermare l'avanzata franco-toscana sulle montagne, furono dislocati alcuni battaglioni sulle principali arterie di comunicazione dell'Appennino modenese e reggiano. A Pavullo fu stanziata la colonna Forghieri mentre a Casina fu insediato il centro operativo della colonna Casoni. In pianura una brigata austriaca al comando del generale Jablonsky stazionava a Carpi.

La sconfitta austriaca a Magenta e la consecutiva ritirata delle truppe imperiali dai territori dei ducati emiliani e dalla legazione pontificia di Bologna il 7 maggio, costrinse lo stato maggiore modenese a ordinare il ripiegamento delle truppe stanziate sugli Appennini. Il 10 giugno il duca Francesco V diede l'ordine ai suoi soldati di evacuare Modena e Reggio e di ritirarsi al Po. Il giorno seguente il sovrano estense abbandonava per sempre la capitale seguito dalla maggior parte delle sue truppe. L'esercito modenese, diretto a Mantova si ritirò attraverso Carpi e Guastalla, dove affluirono anche i soldati provenienti dalla guarnigione di Reggio. Il 14 giugno le truppe ducali, in tutto circa 3 800 uomini lasciavano il territorio del ducato.

Francesco V dovette compiere la terza, e ultima, fuga da Modena, l'11 giugno 1859, sette giorni dopo Magenta, mentre l'esercito austriaco abbandonava la Lombardia per portarsi sotto le fortezze del Quadrilatero. Il duca si rifugiò, come precedentemente, a Mantova, in attesa degli eventi. Il 14 giugno l'esercito modenese, in tutto circa 3 800 uomini, lasciava il territorio dell'ormai ex-ducato. Al contrario di quanto accadde con le truppe parmensi, che furono sciolte pochi giorni prima a Gualtieri (9 giugno), quelle estensi vennero riorganizzate in una brigata operativa detta Estense[3] così suddivisa[4]:

  • Comando e Stato Maggiore
  • Ufficiali del Genio
  • Mezzo Squadrone Dragoni
  • Divisione Dragoni di Fanteria
  • R. Corpi d'Artiglieria e Pionieri
    • Stato Maggiore
    • Compagnia d'artiglieria montata
    • Compagnia Spingardieri
    • 1 Compagnia di Pionieri
  • R. Reggimento di Linea
    • Stato Maggiore e Minore
    • 1º Battaglione (di Linea)
    • 2º Battaglione (di Linea)
    • 3º Battaglione (Cacciatori)
  • Frazione Trasporti
  • Frazione Sanitaria

Una volta raggiunto il territorio del Lombardo-Veneto, l'esercito modenese fu riorganizzato in una brigata operativa. Il 16 giugno fu accorpata alla divisione del generale Herdy che, insieme alla divisione del feldmaresciallo Jelačić, formava il II Corpo d'Armata del feldmaresciallo luogotenente Liechtenstein[4]. Il 23 giugno, mentre il grosso delle truppe austriache muoveva verso il fiume Chiese, la Brigata Estense fu stanziata presso il forte di Belfiore, alle porte di Mantova.

I soldati modenesi non presero parte alla battaglia di Solferino a causa della mancata manovra del II Corpo d'armata, fattore che risulterà decisivo nell'esito dello scontro.

Con l'armistizio di Villafranca e la successiva pace di Zurigo, Francesco V avrebbe potuto rientrare nei propri domini, ma contando solo sulle proprie truppe[5]. Questa condizione, unita al fatto che a Modena, sotto la supervisione di Manfredo Fanti, s'andavano già formando forze armate filo-piemontesi costituite dai Cacciatori della Magra, da elementi del Reggimento Real Navi della Regia Marina Sarda e dagli uomini della divisione Toscana, resero impossibile un ritorno del duca negli Stati Estensi.

Permanenza nel Lombardo-Veneto[modifica | modifica wikitesto]

Nei quasi quattro anni di permanenza nella parte del Lombardo-Veneto ancora facente parte dell'Impero austriaco, la Brigata Estense giunse a contare fino a 5 000 effettivi per il sopraggiungere di volontari desiderosi di arruolarsi; giovani dell'ex-Ducato di Modena e Reggio che preferivano oltrepassare il Po, per porsi al servizio del Duca, piuttosto che rispondere alle chiamate alle armi del neonato Regno d'Italia, ma anche sbandati o appartenenti a famiglie legate alla dinastia da vincoli economici.

Iniziative politiche del Duca Francesco V d'Este[modifica | modifica wikitesto]

Nell'anno 1860 si profilò per questo piccolo esercito la possibilità di essere impiegato al servizio del Pio IX: lo stesso imperatore Francesco Giuseppe avrebbe caldeggiato questa eventualità rendendo disponibile la flotta austriaca per il trasporto delle truppe in Adriatico. Nello stesso anno però gli eventi precipitarono con la spedizione di Garibaldi, l'occupazione del regno borbonico, l'intervento del Regno di Sardegna con il dispiegamento della flotta di fronte ad Ancona e la discesa dell'esercito nello Stato Pontificio. Il progetto del duca non ebbe attuazione e fu definitivamente accantonato.

Scioglimento[modifica | modifica wikitesto]

Il Giornale della Brigata Estense

Il 24 settembre 1863, presso la villa Morosini Cappello di Cartigliano, vicino a Vicenza, la Brigata Estense fu ufficialmente sciolta.

Il duca, nella cerimonia di scioglimento avvenuta presso la villa Morosini Cappello di Cartigliano, vicino a Vicenza, decorò i suoi soldati con la cosiddetta medaglia dell'emigrazione coniata in bronzo e raffigurante da un lato la sua effigie e dall'altro l'iscrizione: FIDELITATI ET CONSTANTIAE IN ADVERSIS - MDCCCLXIII. Nel pomeriggio della stessa giornata in Bassano, il generale Agostino Saccozzi comandante della brigata, molti ufficiali e un reparto composto da granatieri del 1º e 2º Battaglione di linea si recarono nella casa dove alloggiavano Francesco V e la duchessa Adelgonda per consegnare nelle mani del sovrano le bandiere che come disse avrebbe conservato sempre con sé senza perdere la speranza di poterle dispiegare nuovamente un giorno fra i suoi fedeli soldati. Questo fu l'ultimo atto ufficiale dell'esercito del Ducato di Modena e Reggio.

Ecco la testimonianza di Domenico Panizzi, soldato della brigata:

«Le truppe sfilarono al cospetto dei Sovrani commossi da quella scena straziante (...) Fu vinto d'improvviso il ritegno della militare disciplina ed i soldati, rotte le file, si affollarono intorno alla carrozza della regal Duchessa ed appresso al cavallo dell'armato Sovrano, gridando Evviva ed Addio!»

Nei giorni seguenti si svolsero le incombenze burocratiche relative al trasferimento presso il reparto di destinazione dei militari integrati nell'Armata Imperiale e al rimpatrio dei congedati, la vendita dei cavalli e di altro materiale e la consegna delle armi negli arsenali austriaci come previsto dagli accordi.

All'atto dello scioglimento, dei 2 722 effettivi ancora arruolati, ben 1 111 (156 ufficiali e 955 militari di truppa) chiesero e ottennero di entrare a far parte dell'Imperial Regia Armata. Il 5 ottobre 1863 il tenente maresciallo Luigi Pokorny li accolse con queste parole:[senza fonte]

«Quali soldati d'onore avete dato al mondo un raro esempio di forza d'animo, fedeltà ed attaccamento all'Augusto vostro Sovrano. Il destino altrimenti dispose di quanto una tanta fedeltà, eternamente duratura nelle pagine della storia, avrebbe meritato. (…) Dall'Austria i guerrieri di tante nazioni salutandovi, vi chiamano i benvenuti. Io in loro nome vi stringo la mano, e vi consegno la vostra nuova bandiera, pur essa vessillo della legittimità e della religione, ed in cui pure risplende il glorioso stemma estense.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Le bandiere erano due: la prima in dotazione al I Battaglione di Linea donata da S.A.R. la duchessa Maria Beatrice nell'anno 1820, la seconda in dotazione al II Battaglione di Linea donata da S.A.R. la duchessa Adelgonda nell'anno 1849.
  2. ^ Cesare Corradini, La difesa del Ducato nel 1859, in Reggio Storia, n. 30, anno IX, gennaio-marzo 1986, p. 4
  3. ^ Nicola Guerra, L'azione controrisorgimentale dei volontari apuani e lunigianesi nella Brigata estense, su storiaefuturo.com, Storia e Futuro N.24 2010. URL consultato il 25 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2021).
  4. ^ a b Cesare Corradini, Fu presente ma non sparò un colpo, p. 23, in Reggio Storia, n. 33, anno IX, ottobre-dicembre 1986
  5. ^ Cesare Corradini, La difesa del Ducato nel 1859, in Reggio Storia, n. 30, anno IX, gennaio-marzo 1986, p. 13

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giornale della R. Ducale Brigata Estense dal 1º Gennaio 1859 al 24 Settembre 1863, Venezia, Tipografia Emiliana, 1866, ristampa anastatica Modena, Aedes Muratoriana, 1977
  • Cinquantadue mesi d'esilio delle Ducali Truppe Estensi da giugno 1859 a settembre 1863, Venezia, Tipografa Emiliana, 1863
  • Cesare Corradini, La difesa del Ducato nel 1859, in Reggio Storia, n. 30, anno IX, gennaio-marzo 1986, pp. 4-15
  • Cesare Corradini, Fu presente ma non sparò un colpo, in Reggio Storia, n. 33, anno IX, ottobre-dicembre 1986, pp. 20-26
  • Gian Carlo Montanari, I fedelissimi del Duca. La Brigata Estense, Modena, Il Fiorino, 1995
  • Elena Bianchini Braglia, In esilio con il Duca. La storia esemplare della Brigata Estense, Rimini, Il Cerchio, 2007. ISBN 88-8474-134-3

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