Gambacorti (famiglia)

Gambacorti
In hoc signo cum leone omnia vinces
Gambacorti di Pisa: d’oro al leone fasciato d’argento e di nero, al capo di Pisa (di rosso alla croce pisana: patente d'argento, ritrinciata, pomettata di dodici globi dello stesso).
Gambacorti di Napoli e Palermo: d’azzurro, al leone bandato d’argento e di nero, di otto pezzi; col capo cucito di rosso, alla croce di Calatrava d’argento
Stato Repubblica di Pisa
Titoli
FondatoreBuonaccorso Gambacorta
Data di fondazioneXIII secolo
Data di estinzioneXVIII secolo
Etniaitaliana
Rami cadetti
  • Ramo della Campania

I Gambacorti, o Gambacorta, furono un'antica famiglia di Pisa, protagonista delle vicende economiche e politiche pisane e toscane fino al XIV secolo, con significative diramazioni, a partire dal XV secolo, anche in Italia meridionale e in Italia insulare, nel Regno di Napoli e nel Regno di Sicilia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Gambacorti sul Lungarno a Pisa.

I Gambacorti, o Gambacorta,[1] furono un'importante famiglia di origine mercantile che ebbe un ruolo importante nelle vicende storiche della Repubblica di Pisa e della Toscana nel secolo XIV.

Originari del contado pisano,[2] o secondo altri di origine tedesca,[3] inurbati a Pisa nei primi anni del XIII secolo,[4] i Gambacorti inizialmente si dedicarono ai traffici mercantili e al commercio, in particolare con il Regno di Napoli e la Sardegna.

I Gambacorti riuscirono rapidamente ad arricchirsi con i commerci e ad acquisire grandi proprietà terriere, soprattutto nella Valdera. Il loro potere e la loro influenza nella vita politica di Pisa crebbe altrettanto rapidamente, e nel giro di pochi decenni i Gambacorti furono a capo della fazione dei Bergolini, insieme agli Alliata e ai Lanfranchi, e del partito che sosteneva l'alleanza con Firenze.

Tra i membri che si distinsero in questo scorcio di secolo, vanno menzionati Andrea, capitano delle masnade dal 1347 al 1354, più volte membro del Consiglio degli Anziani, e capo del governo pisano dopo la vittoria del 1347 della fazione dei Bergolini. E il nipote Francesco, che successe allo zio nel governo della città. Dopo l'arrivo dell'imperatore Carlo IV a Pisa, riprese vigore la fazione antifiorentina, e Francesco venne deposto e ucciso nel 1355 insieme ad altri membri dei Gambacorti, tra i quali Lotto e Bartolomeo.

I Gambacorti ritornarono al potere nel 1369 con Pietro, potere che mantennero fino al 1392, quando, a causa della congiura ordita da Iacopo d'Appiano alleato di Gian Galeazzo Visconti, entrambi antifiorentini, vennero nuovamente esiliati da Pisa, mentre Pietro con i due figli Benedetto e Lorenzo vennero giustiziati.

Dopo la caduta di Pisa avvenuta nel 1406 per mano di Firenze, i Gambacorti furono ricompensati dai fiorentini con la signoria di Bagno di Romagna, che mantennero fino al 1453. Nel 1454 con Gherardo si trasferirono a Napoli, dove furono ascritti al patriziato napoletano (1455) ed ebbero molti feudi: la signoria di Celenza (intorno al 1490) elevata poi a marchesato (1589), la contea di Macchia (1618), il ducato di Limatola (1628), il principato di Macchia (1641), il principato di Atena (1656), il marchesato di Brienza (1656). Dopo la congiura di Macchia, il ramo napoletano dei Gambacorti, si estinse nel 1703 in seguito alla morte, avvenuta a Vienna, di Gaetano Gambacorta.

Secondo quanto riportano alcuni autori siciliani, tra i quali Antonino Mango di Casalgerardo,[5] Filadelfo Mugnos, Agostino Inveges, Emanuele Gaetani[6] e Vincenzo Palizzolo Gravina,[7] un ramo siciliano dei Gambacorti si sarebbe formato nel XVI secolo, stanziato a Messina e Palermo, dove ebbe il marchesato di Motta d'Affermo,[8] e le baronie di Spataro e di Recattivo. Ultimo membro noto di questo ramo fu un Pietro, senatore di Palermo nel biennio 1771-1772.

Personaggi illustri[modifica | modifica wikitesto]

Stemma del vescovo Sigismondo Gambacorta

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nelle iscrizioni latine de Gambacurtis de Pisiis.
  2. ^ Pietro Silva, Il governo di Pietro Gambacorta in Pisa e le sue relazioni col resto delia Toscana, Pisa, 1911
  3. ^ Riccardo Filangieri di Candida, Gambacorta, in Enciclopedia Italiana, Treccani, 1932
  4. ^ Un Buonaccorso Gambacorta «de populo Sancti Laurenti» sottoscrisse nel luglio 1228, con quattromila altri suoi concittadini, il giuramento di alleanza tra Pisa, Siena, Pistoia e Poggibonsi.
  5. ^ Antonio Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, Volume 2, ad vocem.
  6. ^ E. Gaetani, marchese di Villabianca. Della Sicilia nobile. Palermo, 1754-59; vol 2, p. 368
  7. ^ Vincenzo Palizzolo Gravina, Il blasone in Sicilia ossia Raccolta araldica, Volume 1, Visconti & Huber, Palermo 1871, p. 191.
  8. ^ Con un Modesto Gambacurta.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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