Battaglia di Salvore

Battaglia di Salvore
Tintoretto, Battaglia di Salvore
Data1177
LuogoPunta Salvore
Esitovittoria veneziana
Schieramenti
Comandanti
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La battaglia di Salvore, chiamata anche battaglia navale di punta San Salvatore,[1] fu un conflitto avvenuto nel 1177 tra la Repubblica di Venezia e il Sacro Romano Impero.

La battaglia confermò ancora una volta la supremazia veneziana nell'Adriatico, che venne celebrata dal Tintoretto in un maestoso dipinto presso il palazzo ducale di Venezia e da Spinello Aretino in un affresco del Palazzo Pubblico di Siena.

Peraltro, secondo alcune fonti, tale asserito scontro navale non sarebbe mai realmente avvenuto, dal momento che la disputa avrebbe trovato soluzione per via diplomatica con la Pace di Venezia siglata il giorno dell'ascensione dello stesso anno.[1][2]

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

La battaglia si svolse tra Pirano e Parenzo,[3] nelle acque al largo di Punta Salvore (oggi in croato Savudrija) tra la flotta veneziana guidata dal doge Sebastiano Ziani e da Nicola Contarini contro la flotta del Sacro Romano Impero capitanata da Ottone I di Borgogna, figlio dell'imperatore Federico Barbarossa, il quale fu altresì presente durante la battaglia.

Durante le guerre tra il Sacro Romano Impero e le città della Lega lombarda alleate con papa Alessandro III, l'imperatore Federico Barbarossa venne provocato dall'ulteriore accordo tra la Repubblica di Venezia e il papato. L'imperatore allestì pertanto una flotta di 75 galere, con il supporto della Repubblica di Genova e dalla Repubblica di Pisa.

Battaglia[modifica | modifica wikitesto]

Essendo giunta notizia che la flotta imperiale stava navigando nel Mare Adriatico, il doge si preparò allo scontro, nascondendosi con una flotta di 30 galere nel vallone di Pirano: appena avvestati i nemici, il doge li attaccò improvvisamente, cogliendoli di sorpresa e vincendo dopo sei ore di battaglia. I veneziani riuscirono così a catturare 45 navi avversarie e ad affondarne molte altre, nonché a far prigioniero il comandante avversario Ottone. Nel bel mezzo della battaglia, la nave dell'imperatore invece riuscì a fuggire e Federico Barbarossa trovò rifugio all'interno di una cisterna romana sulla spiaggia. Da allora la località prese il nome di "Salvore", ovvero "Re salvato".

Spinello Aretino, Battaglia navale di punta San Salvatore in Istra tra veneziani e imperiali (Sala di Balìa del Palazzo Pubblico di Siena)

Per ricompensare i servizi offerti da Venezia nella lotta contro l'imperatore Federico Barbarossa, papa Alessandro III donò alla città il proprio anello pontificio, il quale venne utilizzato nella tradizionale cerimonia dello sposalizio del mare.[4]

Disputa sulla veridicità dell'evento[modifica | modifica wikitesto]

La battaglia venne narrata all'inizio del XIV secolo dal mantovano Bonincontro dei Bovi, notaio presso la Repubblica Venezia, nell'opera Hystoria de discordia et persecutione quam habuit Ecclesia cum imperatore Federico Barbarossa tempore Alexandri tercii summi pontificis et demum de pace facta Veneciis et habita inter eos.[5]

Il cardinale Cesare Baronio, nei suoi Annali Ecclesiastici del 1588, e lo storico Felice Cantelori misero in dubbio che la battaglia fosse stata combattuta, sul presupposto che non ve n'è traccia nelle cronache dell'epoca, in particolare quelle scritte da un autore anonimo di una biografia di papa Alessandro III e da Romualdo II Guarna, arcivescovo di Salerno e ambasciatore di Guglielmo II di Sicilia durante la pace di Venezia.[6]

Tuttavia, in un saggio di Cristoforo Tentori nel 1785 le ipotesi del cardinal Baronio vengono ritenute prive di fondamento, poiché basate su "manoscritti di dubbia autorità", laddove esistono altre testimonianze, documenti e opere d'arte che certificano che la battaglia è avvenuta realmente.[7]

La cattura di Ottone, figlio del Barbarossa, potrebbe essere stata mediata dall'episodio avvenuto a Fossalta nel 1249, quando i Bolognesi catturarono re Enzo.[8]

Nella cultura[modifica | modifica wikitesto]

Domenico Rossetti, Vittoria sequita a Pirano, per la Serenissima Republica di Venecia contro Ottone figlio dell'Imperatore Federico Barbarossa nella Sala del Gran Consiglio (incisione, 1720)

Presso la chiesa di San Giovanni a Salvore (oggi in croato Savudrja) era presente una lapide (distrutta nel 1826) che ricordava la battaglia:[9]

(LA)

«Heus pupuli celebrate locum, quem Tercius olim Pastor Alexander donis coelestìbus auxit: Hoc etenim Pelago Venetoe Victoria Classi Desuper eluxit, ceciditque superbia magni Induperatoris Federici, reddita Sanctae Ecclesiae Pax tuncque; fuit. Coelo ita tempora mille Spetuaginta dabat centum septemque; ernus sup Pacifer adveniens ab origine carnis amictae.»

(IT)

«O popoli, celebrate questo luogo, che un tempo il pastore Alessandro III arricchì di celesti doni (indulgenza). Infatti in questo braccio di mare per opera divina rifulse la vittoria della flotta veneta, e fu prostrata la superbia del grande Imperatore Federico e fu restituita alla Santa Chiesa l'alma Pace. Nel tempo in cui l'eccelso portatore di pace dava 1177 (anni) dal principio della sua incarnazione.»

Nel Palazzo Ducale di Venezia è presente un dipinto di Domenico Tintoretto, eseguito nel 1605 in sostituzione di un dipinto di Gentile da Fabriano del 1409 e andato distrutto nel XVI secolo a seguito di un incendio.[10] Analogo dipinto del Tintoretto era presente nel municipio di Pirano, ma per disposizione del barone Francesco Maria Carnea Steffaneo - Commissario aulico Plenipotenziario imperiale per Istria, Dalmazia e Albania fra il 1801 e il 1804 - esso fu ceduto nel 1802 alle collezioni di Vienna in cambio di un ritratto dell'Imperatore Francesco II. Di questa grande opera del Tintoretto che misurava 11 piedi di altezza per 21 di larghezza se ne sono in seguito perse le tracce[11].

Nel Palazzo Pubblico di Siena, il pittore Spinello Aretino realizzò nella Sala di Balìa un affresco sulla Battaglia navale di punta San Salvatore in Istra tra veneziani e imperiali, parte del ciclo di affreschi sulle Storie di papa Alessandro III.[1]

Fino alla fine del XIX secolo, la battaglia veniva commemorata a Salvore nel giorno Ognissanti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Sala di Balia, su Comune di Siena. URL consultato il 16 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2020).
  2. ^ Federica Ambrosini, Il Rinascimento. Societa ed economia - La città. La vita sociale: CERIMONIE, FESTE, LUSSO, in Storia di Venezia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1996. URL consultato il 16 maggio 2018.
  3. ^ Pier Desiderio Pasolini, Capitolo II, in Delle antiche Relazioni fra Venezia e Ravenna, Archivio storico italiano, 3, vol. 13, 1871.
  4. ^ Mario Brunetti, Sposalizio del mare, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1936. URL consultato il 16 maggio 2018.
  5. ^ Girolamo Arnaldi, Storia di Venezia: La formazione dello stato patrizio - La vita civile e religiosa: La cancelleria ducale fra culto della "legalitas" e nuova cultura umanistica, in Storia di Venezia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1997. URL consultato il 16 maggio 2018.
  6. ^ Cristoforo Tentori, Saggio sulla Storia Civile, Politica, Ecclesiastica e sulla Corografia e Topografia degli Stati della Repubblica di Venezia, ad uso della nobile e civile gioventù, Tomo Primo, 1785, pp. 86-100.
  7. ^ Cristoforo Tentori, Dissertazione III. sulla vittoria navale ottenuta dai Veneziani contra la Flotta di Federico Barbarossa nell'anno 1177, in Saggio sulla Storia Civile, Politica, Ecclesiastica e sulla Corografia e Topografia degli Stati della Repubblica di Venezia, ad uso della nobile e civile gioventù, I, Venezia, appresso Giacomo Storti, 1785, pp. 86-100.
  8. ^ Girolamo Arnaldi, Bonincontro dei Bovi, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 13, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1971. URL consultato il 16 maggio 2018.
  9. ^ Nicolò Manzuoli, Descrizione della provincia dell'Istria, in Domenico Rossetti (a cura di), Archeografo triestino, vol. 3, Società di Minerva, 1831, p. 183.
  10. ^ Arduino Colasanti, Gentile da Fabriano, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932. URL consultato il 16 maggio 2018.
  11. ^ Antonio Pogatschnig, Il quadro di Alvise Vivarini alla Pinacoteca di Corte di Vienna (PDF), in Atti e memorie della Società istriana di archeologia e storia patria, XXIX, n. 30, Parenzo, Società istriana di archeologia e storia patria, 1913, pp. 207-229. URL consultato il 29 dicembre 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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