Gemona del Friuli

Gemona del Friuli
comune
(IT) Gemona del Friuli
(FUR) Glemone[1]
Gemona del Friuli – Stemma
Gemona del Friuli – Bandiera
Gemona del Friuli – Veduta
Gemona del Friuli – Veduta
Il Duomo di Santa Maria Assunta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Friuli-Venezia Giulia
Provincia Udine
Amministrazione
SindacoRoberto Revelant (centro-destra) dal 30-4-2018
Territorio
Coordinate46°16′26.58″N 13°07′20.53″E / 46.27405°N 13.12237°E46.27405; 13.12237 (Gemona del Friuli)
Altitudine272 m s.l.m.
Superficie56,06 km²
Abitanti10 570[2] (30-9-2021)
Densità188,55 ab./km²
FrazioniCampolessi, Maniaglia, Ospedaletto, Taboga, Stalis, Godo, Gois, Piovega.
Comuni confinantiArtegna, Bordano, Buja, Lusevera, Montenars, Osoppo, Trasaghis, Venzone
Altre informazioni
Lingueitaliano, friulano
Cod. postale33013
Prefisso0432
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT030043
Cod. catastaleD962
TargaUD
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[3]
Cl. climaticazona E, 2 488 GG[4]
Nome abitantigemonesi (glemonês o glemonats in lingua friulana)
Patronosant'Antonio di Padova
Giorno festivo13 giugno
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Gemona del Friuli
Gemona del Friuli
Gemona del Friuli – Mappa
Gemona del Friuli – Mappa
Posizione del comune di Gemona del Friuli nella ex provincia di Udine
Sito istituzionale

Gemona del Friuli (Glemone in friulano[5], Humin in sloveno, Klemaun in tedesco antico)[senza fonte] è un comune italiano di 10 570 abitanti in Friuli-Venezia Giulia.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Gemona sorge a 272 m s.l.m. (altitudine del centro storico) su un conoide alluvionale alle pendici delle Prealpi Giulie, e in particolare del monte Chiampon (1.709 m), del Deneâl (1705 m), del monte Cuarnan (1376 m), del monte Glemine (708 m) e del monte Cumieli (587 m).

Il territorio comunale comprende zone geograficamente molto diverse: dalla pianura delle borgate di CampoLessi, Taboga e Campagnola, a quelle più collinari di Ospedaletto e Stalis, per poi raggiungere una vasta area delle Prealpi Giulie. In quest'area infatti il territorio diventa montagnoso e il clima caratteristico delle zone di montagna. All'interno del comune scorre il torrente Vegliato che, percorso la base del monte Cjampon, giunge fino alla zona pianeggiante della cittadina per poi essere incanalato prima in un alveo artificiale e per poi diventare la cosiddetta "roggia dei molini" da cui prendono il nome anche alcune zone come "Borgo Molino".

Sul territorio comunale scorre inoltre il canale Ledra-Tagliamento che si stacca dalla sponda sinistra del Tagliamento a Ospedaletto, prendendo poi ad Andreuzza il nome di canale Ledra, attraversa il territorio del comune di San Daniele del Friuli, Coseano, San Vito di Fagagna e Udine dove si riversa nel canale collettore orientale che sfocia a destra nel torrente Torre presso i cascinali Giacomelli. Il canale Ledra è lungo 45 km, il canale collettore orientale 7 km. e gli affluenti sono: il Rio Gelato (da sinistra) e il Torrente Ripudio (da destra).

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Gemona del Friuli.

Il territorio di Gemona del Friuli ha un clima sub-continentale con inverni piuttosto freddi, ma relativamente miti per la latitudine, a gennaio 3,1 gradi e molto vento; estati moderatamente calde, a luglio 21,6 gradi (dati 1961-90, negli ultimi anni medie più elevate specialmente in estate), e forte piovosità (2000 ml annui); nevicate molto variabili da un anno all'altro: da pochi centimetri in alcuni a parecchi decimetri in altri, soprattutto nelle borgate più alte. Tuttavia il manto nevoso è di breve durata.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Friuli.

L'esistenza di Gemona viene menzionata da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum, il quale riporta che nel 611 era considerato un castello inespugnabile.

Fin dall'epoca preistorica, però, Gemona era uno dei punti di passaggio obbligati e più importanti della strada che dall'Adriatico si dirigeva verso i valichi alpini nord-orientali. La pianura dove oggi sono sviluppati gran parte degli insediamenti urbani una volta era dominata dalle paludi del fiume Tagliamento e il percorso più sicuro e obbligato era quello che prevedeva il passaggio per l'odierno centro storico per poi proseguire verso l'alto Friuli.

I primi insediamenti celtici possono essere catalogati attorno al 500 a.C. nell'attuale borgata che oggi prende il nome di Godo. È proprio lì che tutt'oggi è ancora presente la fontana Silans (Silans in latino significa proprio "fonte") che conferma ancor di più che anche in epoca romanica la via Iulia Augusta attraversava questi territori, tesi avvalorata inoltre dai numerosi reperti archeologici che sono stati rinvenuti in quell'area.

Nella seconda metà del XII secolo fu libero comune, con propri statuti, mentre nel XIII e XIV secolo fu importante centro di traffici commerciali sotto il Patriarcato di Aquileia: con l'istituto del Niederlech ("scarico"), si imponeva infatti ai mercanti in transito di depositare le merci e pagarvi un dazio e di trascorrere la notte in città. La prosperità ne fece anche un centro di primaria importanza, arricchito da chiese e dimore signorili, con cinta muraria protetta da un castello.

Dopo la diminuzione dei traffici a seguito della conquista da parte della Repubblica di Venezia nel 1420 la cittadina ebbe un lungo periodo di declino, fino alla ripresa nella seconda metà del XX secolo. Il comune di Gemona assunse la denominazione di Gemona del Friuli nel 1935[6].

Il terremoto[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Terremoto del Friuli del 1976.

Nel 1976 fu devastata dai terremoti del 6 maggio (quasi 1000 morti) e del 15 settembre, che provocarono il crollo di una parte del duomo, punto di riferimento per l'intera città, del castello, e di moltissimi altri edifici. Molti crolli furono favoriti dall'età avanzata degli edifici, che erano stati risparmiati dalle devastazioni delle guerre mondiali. Dopo il terremoto venne riedificata completamente con criteri antisismici. Il 3 maggio 1992 papa Giovanni Paolo II visitò la cittadina.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma, il gonfalone e la bandiera comunale sono stati riconosciuti con decreto del capo del governo del 24 marzo 1936.[7]

«Troncato d'oro e di rosso. Ornamenti esteriori da Città.»

Il gonfalone è un drappo troncato di rosso e di azzurro.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al Merito Civile - nastrino per uniforme ordinaria
«In occasione di un disastroso terremoto, con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del tessuto abitativo, nonché della rinascita del proprio futuro sociale, morale ed economico. Splendido esempio di valore civico e d'alto senso del dovere, meritevole dell’ammirazione e della riconoscenza della Nazione tutta. Eventi sismici 1976.»
— 12 dicembre 2002[8][9]
Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria
«Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 108»
— 5 aprile 2004

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Vista del Duomo con la Torre

Benché gravemente danneggiata dal terremoto, Gemona conserva ancora molti monumenti insigni. Tra questi, il primato spetta indubbiamente al Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta.

  • Duomo
  • Torre campanaria. Sorge accanto al Duomo, costruita tra il 1341 e il 1369 da Nicolò e Domenico, figli di Giovanni Griglio, quasi completamente distrutta dal terremoto del 1976, e ricostruita in loco.
  • Santuario di S. Antonio. Sorge sul sito di uno dei più antichi luoghi di culto cristiano della zona, il sacello dedicato alla Beata Vergine delle Grazie, di cui si intravedono alcuni resti. All'interno della chiesa, a navata unica e con altare seicentesco, vi sono affreschi di Melchiorre Widmar, pittore di origini svizzere che morì a Gemona nel 1706; suoi sono anche i due grandi dipinti in tela ai lati dell'ingresso raffiguranti l'Adorazione dei Magi e la Presentazione di Gesù al Tempio.[10]
  • Museo della pieve e tesoro del Duomo. Il registro battesimale più antico del mondo.

Aperto al pubblico il 28 ottobre 2006, vi è conservato ed esposto, su tre piani e in dieci stanze, il ricco tesoro del Duomo. L'idea di istituire questo museo nacque nel 1974, e fu deciso di destinare a sede museale la vecchia canonica di Gemona, un edificio sito nella storica via Bini e risalente al 1360. I lavori erano praticamente conclusi quando, alle ore 16:00 del 6 maggio 1976, il cappellano del Duomo saldava il conto all'imbianchino. Poche ore dopo, il terremoto: la canonica veniva seriamente lesionata e molte delle opere sepolte sotto le macerie, per essere successivamente recuperate e custodite in casseforti e armadi. L'opera più importante esposta nel Museo è l'ostensorio dell'orafo Nicolò Lionello, del 1434. Vanno poi ricordati i 5 antifonari e i 2 graduali miniati, esposti in una stanza a loro dedicata, che furono acquistati a Padova nella prima metà del Trecento, di scuola padovano-bolognese. Infine, nel Museo è conservato il più antico registro battesimale del mondo del 1379 (il primo battesimo registrato è del 3 marzo 1379), una testimonianza eccezionale per la storia della città.

Altri luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa della Beata Vergine delle Grazie

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[11]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Al 31 dicembre 2018 gli stranieri residenti nel comune sono 484, ovvero il 4,46% della popolazione [1] Archiviato il 26 giugno 2020 in Internet Archive.. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[12]:

  1. Repubblica di Macedonia, 171
  2. Romania, 81
  3. Albania, 39
  4. Marocco, 35

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

A Gemona del Friuli, accanto alla lingua italiana, la popolazione utilizza la lingua friulana. Ai sensi della deliberazione n. 2680 del 3 agosto 2001 della Giunta della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, il Comune è inserito nell'ambito territoriale di tutela della lingua friulana ai fini della applicazione della legge 482/99, della legge regionale 15/96 e della legge regionale 29/2007[13].
La lingua friulana che si parla a Gemona del Friuli rientra fra le varianti appartenenti al friulano centro-orientale[14].

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Gemona ospita dal 1989 il Laboratorio internazionale della comunicazione (Lab). Il progetto prevede un corso di lingua e cultura italiana per stranieri attraverso l'organizzazione di seminari, concerti, proiezioni cinematografiche. Nel 1990 è stato istituito il Gamajun International Award, un premio assegnato a personaggi eminenti nel campo artistico e culturale.

Gemona del Friuli fa parte del progetto ecomuseale del gemonese. L'Ecomuseo delle Acque è un territorio che conserva un ricco patrimonio culturale, è un museo territoriale che valorizza luoghi, edifici, attività, è una comunità di persone che lavorano per non perdere memorie, saperi e tradizioni.

Cucina[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina friulana.
Frico con le patate
Gubana

La cucina locale annovera il pan di sorc[15] e il formaggio di latteria turnaria[16], entrambi Presidi Slow Food. Piatti tradizionali sono il frico (friabile e morbido) elaborati sciogliendo in padella diverse stagionature di formaggio; la brovada (rape acidificate in vinaccia) che si accompagna cotta con cotechino e polenta oppure cruda come contorno al bollito. Piatti di tradizione sono anche gli gnocchi di patate ai quali si aggiungono, a seconda della stagione, erbette, frutta, zucca, castagne e il lidum, una specie di soffritto d'erbe di campo. Va ricordato il vitigno di Cjanorie[17] che produce un'uva amabile e conferisce al vino un profumo fruttato e un gusto caldo e vinoso. Una caratteristica recente dell'agro gemonese è la coltivazione dell'ulivo e proprio a Gemona del Friuli opera un frantoio[18] che produce in regime biologico un olio di elevata qualità. Tra i dolci, oltre al pan di sorc, si annoverano la gubana (originaria delle Valli del Natisone, ma in realtà comune a tutto lo spazio linguistico sloveno col nome di potica o putiza, proposta anche nella cucina gemonese), la focaccia pasquale con l'aggiunta di zucca nell'impasto e lo strudel nella variante con sole mele e cannella.

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Gemona non ha frazioni. Popolarmente vengono definite località e borgate:

  • Campolessi
  • Maniaglia
  • Ospedaletto
  • Campagnola
  • Godo
  • Gois
  • Piovega
  • Stalis
  • Taboga
  • Taviele
  • San Pietro
  • Centro Storico
  • borgo del mulino

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Artigianato[modifica | modifica wikitesto]

Per quanto riguarda l'artigianato, Gemona del Friuli è rinomata soprattutto per la lavorazione del rame e del ferro battuto.[19]

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Il gonfalone comunale

Strade[modifica | modifica wikitesto]

In territorio comunale ricade lo svincolo Gemona - Osoppo dell'autostrada A23 con cui si raggiunge Palmanova e il confine con l'Austria. Per Gemona passa anche la strada statale 13 Pontebbana.

Ferrovie[modifica | modifica wikitesto]

Gemona dispone di una stazione lungo la ferrovia Pontebbana che collega Udine a Tarvisio. L'infrastruttura è anche capotronco della ferrovia per Sacile.

La stazione è servita dal collegamento ferroviario Micotra, che collega Trieste e Udine a Villaco.

Mobilità urbana[modifica | modifica wikitesto]

Nel comune sono attive due linee di autobus urbani gestite dalla SAF: la prima collega l'ospedale alla stazione passando per piazza Garibaldi, l'altra si muove dal centro verso la periferia sud terminando a Maniaglia. La stessa azienda organizza delle corse extraurbane indirizzate a Tolmezzo o a Udine.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Gemellaggi[modifica | modifica wikitesto]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Toponimo ufficiale in lingua friulana, sancito dal DPReg 016/2014, vedi Toponomastica ufficiale, su arlef.it.
  2. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 28 febbraio 2021 (dato provvisorio).
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ toponomastica ufficiale (DPReg 016/2014), su arlef.it.
  6. ^ R.D. 17 gennaio 1935, n. 81.
  7. ^ Gemona del Friuli, decreto 1936-03-24 DCG, riconoscimento di stemma, gonfalone e bandiera, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 28 ottobre 2022.
  8. ^ Comune di Gemona del Friuli, Medaglia d'oro al merito civile, su quirinale.it. URL consultato il 26 ottobre 2023.
  9. ^ Il Presidente Ciampi ha conferito Medaglie al Merito Civile alla Regione Friuli - Venezia Giulia e ai Comuni colpiti dal terremoto del 1976, su presidenti.quirinale.it.
  10. ^ Guido Clonfero, Gemona del Friuli. Guida storico-artistica, Arti Grafiche Friulane Udine, 1994.
  11. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012..
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
  12. ^ Bilancio demografico e popolazione residente straniera al 31 dicembre 2015 per sesso e cittadinanza, su demo.istat.it, ISTAT. URL consultato il 21 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2016).
  13. ^ Toponomastica: denominazioni ufficiali in lingua friulana., su arlef.it.
  14. ^ Lingua e cultura, su arlef.it.
  15. ^ Pan di sorc, su pandisorc.it. URL consultato il 26 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  16. ^ latteria turnaria, su latterie.wordpress.com. URL consultato il 26 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2015).
  17. ^ Cjanorie Archiviato il 19 settembre 2015 in Internet Archive.
  18. ^ frantoio
  19. ^ Atlante cartografico dell'artigianato, vol. 1, Roma, A.C.I., 1985, p. 19.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN150812677 · SBN MUSL001210 · BAV 494/15332 · LCCN (ENn82163993 · GND (DE4251224-4 · BNF (FRcb161585831 (data) · J9U (ENHE987007552705905171 · WorldCat Identities (ENlccn-n82163993