Bombardamenti di Padova

Bombardamenti di Padova
parte della campagna d'Italia
La chiesa degli Eremitani
semidistrutta dai bombardamenti
Datadicembre 1943 – aprile 1945
LuogoPadova
TipoBombardamento aereo strategico
ObiettivoDistruggere lo scalo ferroviario di Padova
Forze in campo
Eseguito daBandiera degli Stati Uniti USAAF
Bandiera del Regno Unito RAF
Ai danni diBandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
Bilancio
Perdite civili2 000 morti
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Durante gli ultimi due anni della seconda guerra mondiale, Padova subì numerose incursioni aeree da parte delle forze aeree angloamericane, aventi come obiettivo principale il suo scalo ferroviario. Le incursioni provocarono anche ingenti danni al patrimonio edilizio e storico della città, ed un elevato numero di vittime tra la popolazione civile.

Cronologia dei principali bombardamenti[modifica | modifica wikitesto]

16 dicembre 1943[modifica | modifica wikitesto]

Primo bombardamento di Padova. In due attacchi, il primo alle dieci del mattino ed il secondo all’una del pomeriggio, 72 bombardieri della 15ª USAAF attaccarono lo scalo ferroviario, ma molte delle 200 tonnellate di bombe sganciate caddero anche sulla città, specialmente sul quartiere dell’Arcella (dove caddero oltre 400 ordigni); furono colpiti anche il Tempio della Pace, le chiese di San Carlo, delle Dimesse e della Santissima Trinità, il Sanatorio da Monte e l’Università. Un treno passeggeri appena giunto in stazione da Venezia fu colpito in pieno, con decine di vittime. Un’ultima incursione seguì nella notte, colpendo un rifugio antiaereo a Barriera Trento e causando altri morti. In totale, le vittime di queste tre incursioni furono circa 300 (per i due terzi nel quartiere dell'Arcella), compreso il calciatore Walter Petron.[1][2][3][4][5]

30 dicembre 1943[modifica | modifica wikitesto]

Seconda incursione da parte di 70 bombardieri della 15ª USAAF, con obiettivo lo scalo ferroviario. Parte delle bombe cadde sulla città, colpendo ancora l’Arcella, il Tempio della Pace (dove i resti dei caduti nella prima guerra mondiale vennero dispersi per tutta la chiesa), l’Università, l’Ospedale Civile, il carcere dei Paolotti. Le vittime furono circa trecento.[1][2][4][6][7]

8 febbraio 1944[modifica | modifica wikitesto]

Incursione notturna da parte di 45 bombardieri della RAF, che sganciarono 72 tonnellate di bombe avendo con obiettivo lo scalo ferroviario; le bombe caddero su tutta la città e causarono circa trecento vittime civili, due terzi delle quali in un rifugio antiaereo ricavato sotto il Torrione Impossibile delle mura cittadine, colpito in pieno dalle bombe.[4][7][8][9][10][11][12][13]

11 marzo 1944[modifica | modifica wikitesto]

Incursione da parte di 111 bombardieri Boeing B-17 della 15ª USAAF, con obiettivo lo scalo ferroviario; vennero sganciate oltre trecento tonnellate di bombe. Fu colpita anche la città; tra gli edifici gravemente danneggiati anche la Chiesa degli Eremitani, con la quasi completa distruzione degli affreschi della Cappella Ovetari, una delle più grande perdite causate dalla guerra al patrimonio artistico italiano.[8][14] Andò in gran parte distrutta anche la Chiesa di San Benedetto Vecchio; le caserme in Riviera Paleocapa furono colpite, con numerose vittime tra i militari, e subirono danni anche il Cinema Impero, l’Istituto Missioni Africane, l’Ospedale Civile e la casa di cura "La Salutare".[2] Pesanti, ancora una volta, i danni nel quartiere dell'Arcella, con la distruzione dei patronati e di numerose abitazioni.[2][15] I caccia dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana e della Luftwaffe abbatterono due bombardieri e ne danneggiarono gravemente altri sette, subendo la perdita di quattro velivoli (tra cui quello pilotato da Giovanni Battista Boscutti, rimasto ucciso).[4][7][16]

22 marzo 1944[modifica | modifica wikitesto]

Incursione notturna da parte di 82 bombardieri della RAF, con obiettivo lo scalo ferroviario; fu colpita duramente la zona della Città Giardino.[8] Subirono gravi danni la Cattedrale, il Cimitero Maggiore, la Chiesa di San Giuseppe, la casa di cura "Villa Frida", l'ospedale psichiatrico, l'Istituto Belzoni e l'acquedotto; il quartiere dell'Arcella risultava ormai quasi completamente raso al suolo (su 8500 abitanti, solo una cinquantina erano rimasti; gli altri erano ormai tutti sfollati).[2][4]

23 marzo 1944[modifica | modifica wikitesto]

Incursione notturna da parte di 49 bombardieri della RAF, sempre aventi per obiettivo lo scalo ferroviario.[8] Furono colpiti il Palazzo delle Debite, la Loggia del Consiglio, il Palazzo della Ragione, il Palazzo Liviano, la Chiesa dei Cappuccini, la Scuola del Carmine (con perdita di diversi affreschi cinquecenteschi), Piazza Petrarca, la Città Giardino, il Seminario, la Porta Ognissanti, la Basilica di Sant'Antonio.[2][4]

20 aprile 1944[modifica | modifica wikitesto]

Incursione da parte della 15ª USAAF, con obiettivo lo scalo ferroviario. Molte bombe caddero anche sulla città, specialmente nel rione di Terranegra, causando 180 vittime tra la popolazione (molte delle quali in un’osteria in cui si erano radunati numerosi abitanti durante l’allarme aereo, e lungo le sponde del Roncajette dove parecchi abitanti avevano cercato rifugio).[2][4][8][17][18][19][20][21]

14 maggio 1944[modifica | modifica wikitesto]

Altro bombardamento da parte di un centinaio di B-17 della 15ª USAAF contro lo scalo ferroviario, durante la mattinata, con il lancio di circa 500 bombe.[8] Venne colpita nuovamente la Chiesa dei Cappuccini, che fu quasi completamente distrutta; furono altresì colpite le scuole di Voltabarozzo, con dieci vittime, e l’Istituto delle Suore di San Francesco di Sales.[2][4][7][22]

1º settembre 1944[modifica | modifica wikitesto]

Lancio di bombe in periferia, a Ponte di Brenta e Pontevigodarzere, con obiettivi i ponti stradale e ferroviario; distruzione di una decina di case e di un rifugio antiaereo, con parecchie vittime tra gli occupanti.[2][4]

22 febbraio 1945[modifica | modifica wikitesto]

Incursione notturna da parte di 69 bombardieri della RAF, con obiettivo lo scalo ferroviario.[23] Colpiti il Bassanello, Piazza Mazzini, l’Arcella.[2][4]

24 febbraio 1945[modifica | modifica wikitesto]

Incursione da parte della 15a USAAF, con obiettivo lo scalo ferroviario.[4][23]

2 marzo 1945[modifica | modifica wikitesto]

Bombardamento da parte della 15a USAAF, sempre con obiettivo lo scalo ferroviario.[4][23]

12 marzo 1945[modifica | modifica wikitesto]

Altro attacco notturno da parte di 69 bombardieri della RAF, aventi come obiettivo lo scalo ferroviario.[23] Colpite Porta San Giovanni, i Giardini Pubblici, San Benedetto, il Tempio Della Pace, la Loggetta del Salone e vari edifici residenziali.[2][4]

Altre incursioni di minore entità si protrassero fino al 23 aprile 1945.[2][4]

Bilancio[modifica | modifica wikitesto]

Le incursioni aeree provocarono ingenti danni al tessuto cittadino: complessivamente 950 abitazioni andarono distrutte, ed altre 1 400 furono danneggiate.[24] Nel quartiere dell'Arcella, il più colpito, soltanto il 4 % degli edifici sopravvisse; altri quartieri duramente colpiti furono Ponte di Brenta, Pontevigodarzere e Campo di Marte.[2][24]

Gravi furono anche i danni al patrimonio artistico: subirono seri danni il Duomo, il Battistero, la Basilica di Sant'Antonio, le chiese degli Eremitani, delle Dimesse, di San Benedetto e dei Cappuccini, i Palazzi delle Debite, della Ragione e Liviano, la Loggia del Consiglio e la Scuola del Carmine.[24] La perdita più grave fu quella degli affreschi del Mantegna contenuti nella Chiesa degli Eremitani, definita dall’Enciclopedia Treccani come "la perdita maggiore determinata dalla guerra nel campo delle arti figurative".[24]

Le vittime tra la popolazione civile furono circa duemila; 989 di esse riposano oggi nel Tempio della Pace.[2][7][25][26][27] Il solo quartiere dell’Arcella contò circa 400 vittime e 500 tra feriti ed invalidi.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bombardate l’Italia: 1943
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n BOMBARDAMENTI AEREI SULLA CITTÀ DI PADOVA E PROVINCIA 1943 – 1945 (PDF), su giuliocesaro.it. URL consultato il 12 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  3. ^ a b 16 dicembre 1943: 75 anni fa il bombardamento che sconquassò l'Arcella e i sogni degli arcellani
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n Biografia di una bomba
  5. ^ 16 dicembre 1943, una bicicletta porta ancora oggi i segni del bombardamento all'Arcella
  6. ^ Tempio Antoniano della Pace e dei Caduti in Guerra
  7. ^ a b c d e Cave de Buseto
  8. ^ a b c d e f Bombardate l’Italia: 1944 (PDF), su rcslibri.it. URL consultato il 12 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2015).
  9. ^ 8 febbraio 1944-2015 71º Anniversario del bombardamento aereo su Padova
  10. ^ L’altro 8 febbraio di Padova
  11. ^ Commemorazione del 74º anniversario del bombardamento aereo su Padova dell'8 febbraio 1944
  12. ^ Storie della “Italia”
  13. ^ 8 FEBBRAIO 1944 – 8 FEBBRAIO 2016: IL BOMBARDAMENTO NOTTURNO SU PADOVA E LA STRAGE DEL TORRIONE IMPOSSIBILE
  14. ^ 70 anni fa il bombardamento su Padova che distrusse il capolavoro del Mantegna
  15. ^ 11 marzo, 69 anni fa il bombardamento che distrusse gli Eremitani
  16. ^ I fatti di Correzzola
  17. ^ 74º anniversario del bombardamento di Terranegra
  18. ^ Anniversario del bombardamento di Terranegra, la cerimonia commemorativa
  19. ^ Addio al sopravvissuto del bombardamento
  20. ^ Anniversario del bombardamento di Terranegra, su museodellinternamento.it. URL consultato il 12 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2020).
  21. ^ Padova e il suo territorio
  22. ^ San Leopoldo, 70 anni fa il bombardamento
  23. ^ a b c d Bombardate l’Italia: 1945
  24. ^ a b c d Enciclopedia Treccani
  25. ^ La memoria dei bombardamenti nelle regioni del Nord Italia
  26. ^ „La Chiesa della Pace ospita i caduti padovani della Prima e seconda guerra mondiale“
  27. ^ Bollettino Ufficiale della Regione Veneto

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]