Zuccherificio di Avezzano

Zuccherificio di Avezzano
Ex zuccherificio di Avezzano
StatoBandiera dell'Italia Italia
Forma societariaSocietà per azioni
Fondazione1899 a Avezzano
Chiusura1986 cessione ad altre aziende
Sede principaleAvezzano
SettoreAlimentare
ProdottiZucchero, concime salino potassico e alcool etilico
Dipendenti100 (1986)

Lo zuccherificio di Avezzano è uno stabilimento dismesso situato nel nucleo industriale della città di Avezzano, in Abruzzo, che tra la fine del XIX secolo e il 1986 è stato operativo per la produzione dello zucchero da barbabietola.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Cartolina d'epoca dello zuccherificio
La ferrovia del nucleo industriale
Confezione di zucchero semolato raffinato Avezzano

Lo zuccherificio di Avezzano fu costruito in località Trara nei pressi della sponda nordoccidentale dell'ex lago[1] da una società italo-tedesca a cominciare dal 1897, alcuni anni dopo il totale prosciugamento e la bonifica del lago Fucino e l'attivazione della linea ferroviaria Roma-Pescara. L'opificio fu reso completamente funzionante tra il 1902 e il 1903[2].

La prima campagna saccarifera nella Marsica è tuttavia datata 1899[3]; i raccolti inizialmente venivano trasportati per essere lavorati nello zuccherificio di Rieti o in quello di Monterotondo, quest'ultimo in grave difficoltà per la scarsità di barbabietole coltivate nei campi della valle del Tevere di proprietà dei principi Boncompagni. Nel 1901, chiuso lo stabilimento di Monterotondo, ebbe inizio la fase produttiva del nuovo stabilimento abruzzese che fece registrare una potenzialità pari a circa 6.000 quintali di barbabietole con l'occupazione di circa 850 operai[2][4].

L'opificio, prima fabbrica del territorio, operava con macchine a vapore successivamente rimosse[5]. Fino al 1927 fu gestito dalla Società Romana Zucchero[6] che fece realizzare, oltre a varie infrastrutture, una linea ferroviaria a scartamento ridotto che dalla stazione di Avezzano raggiungeva il sito industriale fucense per raccogliere e infine trasportare i prodotti allo scalo merci romano di San Lorenzo e al porto di Napoli. Alla società romana subentrò la SAZA[7] di proprietà della famiglia Torloniai[8]. L'impianto fece registrare un'impennata produttiva negli anni trenta, dopo il controverso lodo Bottai[9], e soprattutto negli anni sessanta, periodo di massimo ampliamento delle strutture, in cui ebbe la capacità lavorativa giornaliera di 42.000 quintali di barbabietole, producendo 5.000 quintali di zucchero.

Le parti che subirono gravi danni a causa del terremoto della Marsica del 1915 e dei bombardamenti della seconda guerra mondiale furono ricostruite successivamente con un diverso stile architettonico. Le strutture principali sono caratterizzate da una parte bassa con muratura in mattoni e i piani superiori a muratura mista unitamente alle vecchie ciminiere. Al forno "tipo Porion" realizzato nel 1905 e utilizzato per trasformare la borlanda in concime salino potassico, furono affiancate fornaci per lavorare calce e laterizio, le officine meccaniche utilizzate per riparare i macchinari, il deposito, le distillerie del 1936 che, gestite dalla SADA[10], producevano l'alcool etilico[8], infine il silo costruito nel 1970.

L'attività industriale, cessata nel 1986, anno in cui nell'opificio lavoravano oramai circa un centinaio di operai, fu trasferita nello zuccherificio di Celano realizzato in affiancamento dal 1961[11][12]. Nelle vicinanze del sito si trova l'edificio delle malterie italiane costruito nel 1890, in cui lavorando l'orzo si otteneva il malto necessario per la produzione della birra[13].

Il complesso rappresenta un esempio di archeologia e architettura industriale[14].

Bonifica e riqualificazione[modifica | modifica wikitesto]

Ex birrificio nei pressi dello zuccherificio

Una lunga vicenda giudiziaria non ha consentito l'avvio delle opere di bonifica e riqualificazione del sito. Il terreno di via Trara su cui sorge lo zuccherificio, infatti, nel 1902 fu concesso con il diritto dell'enfiteusi dall'ente comunale e, nel 1917, fu venduto alla società Romana Zucchero. La somma venne utilizzata dal comune per la ricostruzione di Avezzano distrutta dal sisma del 13 gennaio 1915, mentre la società ebbe la possibilità di sollevarsi da ogni altro onere. Negli anni ottanta, con la delocalizzazione della produzione saccarifera, l'area industriale fu acquistata dal Consorzio delle cooperative della Marsica. Il comune si oppose all'atto di vendita chiedendo alle autorità competenti il sequestro giudiziario dell'area, ritenendola soggetta ad uso civico.

Dopo la sentenza della corte d'appello di Roma che ha bocciato la querela del comune, nel 2006 la Società Rivalutazione è diventata la nuova proprietaria del sito[15]. Alcune strutture ubicate nei terreni contesi sono state a loro volta vendute e recuperate per la realizzazione di alcune attività private[16]. Nell'anno 2000 il Ministero per i beni e le attività culturali ha dichiarato il sito dell'ex zuccherificio di Avezzano d'interesse archeologico-industriale ponendo il relativo vincolo[17].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mastroddi, 1998, p. 28.
  2. ^ a b Natalia, 2022, p. 149.
  3. ^ Zuccherificio di Avezzano (Aquila). Prima campagna: 1899, su saccarifera.it, Saccarifera.com. URL consultato il 19 giugno 2016.
  4. ^ Lustri, 1990, p. 61.
  5. ^ Palmieri, 2006, p. 57.
  6. ^ Ragione sociale: «Società anonima romana per la fabbricazione dello zucchero».
  7. ^ Acronimo di «Società Anonima Zuccherificio Avezzano».
  8. ^ a b Natalia, 2022, p. 163.
  9. ^ Mafai, 2013.
  10. ^ Acronimo di «Società Anonima Distillerie Avezzano».
  11. ^ Zuccherificio di Avezzano, su cultura.regione.abruzzo.it, Regione Abruzzo. URL consultato il 19 giugno 2016.
  12. ^ Da poli occupazionali ad archeologia industriale, su iltempo.it, Il Tempo. URL consultato il 19 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2016).
  13. ^ Francesco Proia, La storia della birra è passata da Avezzano: la prima malteria d'Italia e le distillerie Torlonia, su marsicalive.it, Marsica Live, 7 dicembre 2016. URL consultato il 12 marzo 2018.
  14. ^ Zuccherificio di Avezzano (Aquila), su saccarifera.it, Saccarifera.com. URL consultato il 19 giugno 2016.
  15. ^ Il sito su cui sorge l'ex zuccherificio non è del Comune, su ilcentro.gelocal.it, Il Centro. URL consultato il 19 giugno 2016 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2016).
  16. ^ Zuccherificio di Avezzano, su lostitaly.it. URL consultato il 19 giugno 2016.
  17. ^ Ex zuccherificio, parola al ministro, su ilcentro.gelocal.it, Il Centro. URL consultato il 19 giugno 2016 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Stefano Lustri, La Marsica nelle cartoline, Roma, Stabilimento tipografico Ladir, 1990, SBN IT\ICCU\AQ1\0056133.
  • Miriam Mafai, Una vita, quasi due, Milano, Rizzoli, 2013 (rist.), SBN IT\ICCU\MIL\0848791.
  • Maurizia Mastroddi, L'altra Avezzano, Avezzano, Di Censo editore, 1998, SBN IT\ICCU\AQ1\0038036.
  • Sergio Natalia et al., Avezzano storia della città moderna, a cura di Giampiero Nicoli, Avezzano, Radici Edizioni, 2022.
  • Eliseo Palmieri, Avezzano, un secolo di immagini, Pescara, Paolo de Siena editore, 2006, SBN IT\ICCU\TER\0011256.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]